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Antonello da Messina a Milano

By Emilia Di Piazza April 06, 2019 6252

Inaugurata il 21 febbraio a Milano,dall’assessore dei Beni culturali della Regione Siciliana, Sebastiano Tusa, dal sindaco lombardo Beppe Sala, alla presenza di Vittorio Sgarbi, la mostra dedicata ad Antonello da Messina, l’artista siciliano che ha dato vita ad un corpus di opere fra cui spicca per dovizia di cura, ingegno ed estro artistico una tra le opere più seducenti della storia dell’arte di tutti i tempi: l’Annunziata.

Così come una bella signora di provincia, senza troppi orpelli, la Vergine lascia gli angusti vicoli arabi della Kalsa di Palermo, dov’è esposta a Palazzo Abatellis (sede della Galleria Regionale) per fare il suo ingresso nel capoluogo milanese.

Sono le 5 del pomeriggio quando il camion dei trasporti eccezionali fa il suo ingresso nel cortile di Palazzo Reale a Milano accompagnato dalla scorta armata. A bordo, in una piccola cassa di legno, custodito quasi come una reliquia sacra, il magnifico ritratto del pittore siciliano. Hanno accompagnato la Madonna, nel volo di linea PA-MI, Evelina De Castro, direttrice di Palazzo Abatellis e Franco Fazzi, restauratore che hanno fatto notare la fragilità di una pittura su legno che non vede ritocchi dal 1941.

Nonostante il decreto di inamovibilità voluto dall’ex assessore ai Beni culturali Maria Rita Sgarlata che grava sull’opera e nonostante fosse in corso proprio al Museo Regionale che ospita l’opera una mostra su Antonello con opere provenienti da tutta la Sicilia, dagli Uffizi e dalla Romania, alla fine la controversa questione si è risolta a favore dei milanesi.

 

Decisive comunque le trattative di carattere economico che sono risultate vantaggiose per la Regione Sicilia e il “baratto” con alcune tele sulla ritrattistica del 900 che hanno operato il dietro front del Presidente della Regione Nello Musumeci .

Così, concessa “in extremis”, l’opera è stata assicurata per un valore di 60 milioni di euro e rappresenta indubbiamente il pezzo clou della monografica curata da Giovanni Villa.

La mostra che si protarrà fino al 2 giugno prossimo, grazie al prezioso “prestito”, con molta probabilità riuscirà a battere tutti i record di Palazzo Reale: dopo solo 5 giorni dall’apertura delle prenotazioni, infatti, si sono già registrate 11 mila possibili presenze.

Questa “Madonna col libro avanti”, come ebbe a definirla Marco Boschini, con il suo sguardo ipnotico, diventa, per l’occasione,” ideale ponte di bellezza fra due grandi capitali di cultura, Milano e Palermo”. Queste, in buona sostanza, le parole del sindaco Sala.

Il rapporto simbiotico che lega quasi sempre indissolubilmente l’artista alla propria opera, in questo caso, sembra incarnarlo persino nelle vicissitudini a cui sia l’opera che il suo creatore sono andati incontro. Dell’autore, “Antonellus Messanensis”, com’era solito firmarsi, infatti, pochissime sono le notizie pervenute. Circondata da un’aura di mistero la sua vita a causa della mancanza di notizie perché tracce e documenti relativi sono stati distrutti o dispersi nei terremoti. Così pure la sua tomba. Però fonti accreditate narrano di un “pictore ceciliano” che Galeazzo Maria Sforza avrebbe , a un certo punto voluto alla Corte di Milano.

 

“Pictor non umano” scrisse di lui il figlio, mentre era ancora in vita, proprio a voler sottolineare come fosse già evidente questo suo talento capace di superare gli umani limiti.

E così anche la sua opera eccelsa: datata 1475/76, sopravvissuta a catastrofi, calamità, incursioni di popoli stranieri, in una terra che è stata territorio di conquista sin dalle sue origini, rimane nell’oblio per secoli fino al 1860 circa quando lo studioso Giovanni Battista Cavalcaselle compie il suo viaggio in Sicilia. Come i molti paradossi di cui solo la storia dell’arte e della sua critica sono capaci, il capolavoro, oggi universalmente riconosciuto, rimane ignoto per circa 400 anni quando salta fuori il nome di questa Vergine legato forse ad Antonello da Messina.

Ignota la modella, ignota la committenza, innegabile la bellezza.

La ragazza siciliana, dal volto olivastro, dai lineamenti leggeri e raffinati, è di fronte a noi ma il suo sguardo non sembra incrociare il nostro.

Perché?

Perché i due occhi scuri guardano altrove.

Non è solo lo sguardo timido di una ragazza che non si sente ancora pronta ad affrontare il proprio destino, è di più: il punto di fuga è verso il basso perché la Vergine sta contemplando  un’assenza annunciata. Antonello ha stravolto i canoni consueti fino a quel momento, ha reinventato l’iconografia dell’Annunciazione ponendo l’Arcangelo nella stessa posizione dello spettatore.

In questo ribaltamento del punto di vista il colpo di genio del pittore.

L’osservatore è contemporaneamente fuori e dentro l’opera.

Spettatore e protagonista nello stesso tempo.

Un dialogo silenzioso, una presenza non rappresentata, l’umano e il divino che si fondono, che si confodono in una dimensione catartica e soprannaturale.

Perché il miracolo della Vergine, per chiunque abbia avuto il privilegio di ammirarla, sta proprio in questo: nella catarsi che si avverte a prescindere da ogni dogma di fede.

Perché la Vergine di Antonello è come la contemporanea opera di Mantegna, Il Cristo morto che non è solo il Cristo dei Cristiani è il Cristo di tutta l’umanità.

E le opere d’arte sono le testimoni ignare, innocenti di questo miracolo, esse sono la nostra memoria, la nostra identità, l’ultimo baluardo di difesa contro ogni possibile barbarie.

E cosa dire poi di quelle mani, “le mani più belle che io conosca dell’arte” per usare le parole di Roberto Longhi che così le definì nel 1912.

Una mano che nel suo gesto enigmatico sembra racchiudere tutto il significato di un’opera apparentemente semplice ma fondamentalmente complessa.

La Vergine sa a che cosa è chiamata e il gesto istintivo della sua mano cerca di fermare l’Angelo ma al contempo il suo sorriso è sereno e pacato già quasi divino.

Che possa l’arte insieme alla sua Madonna compiere oggi il miracolo di “muovere le folle”, cosa dove peraltro sembra stia riuscendo alla perfezione.

 

 

Emilia Di Piazza

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Last modified on Saturday, 06 April 2019 11:26