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Riflessioni in morte di Khaled Asaad

By August 28, 2015 12914

La tortura ed esecuzione di Khaled Asaad mi ha colpito duramente. L'ho sentita particolarmente vicina. Non perché la morte di giornalisti, civili o migranti sia meno coinvolgente o sconvolgente. Ma perché ha colpito frontalmente la cultura, come la distruzione di opere d'arte. Ma non è neanche e solo questo.

Comunque ho avuto bisogno di tempo per elaborare ciò che volevo dire. Perché la rabbia e la folla di sentimenti si diradassero e le riflessioni sull'accaduto e su alcuni commenti potessero venire espresse in modo comprensibile.

La cultura è di tutti. Le opere d'arte sono di tutti.

Per la religione cristiana l'uomo è fatto a immagine di Dio. Ma anche i pagani si erano fatti degli dei ad immagine umana. Maggiori, ma umani anche i vizi. In più avevano solo la realizzazione del grande sogno dell'uomo: l'immortalità.

Alle Scuderie del Quirinale è in corso la mostra sull'Arte Islamica. Il mondo arabo sta aprendosi all'occidente, tra gli altri basti citare il progetto del Louvre Abu Dabi.

Gli storici dell'arte sanno che la loro disciplina si basa sull'osservazione di esemplari sopravvissuti a guerre, catastrofi e cambiamenti di gusto.

Durante la seconda guerra mondiale funzionari civili e soldati hanno nascosto e protetto opere d'arte, collaborando ad e in una resistenza culturale.

Succede anche ora nelle aree di conflitto.

Ma la prima reazione alla morte dell'archeologo e ai commenti sull'indifferenza "razzista" di certi occidentali, è stata un'altra: La cultura e chi se ne occupa, viene decapitato ogni giorno in occidente. Solo in modo più subdolo, per continuare, indisturbati, quest'azione sistematica.

Come chiamare l'impedire a storici dell'arte ed archeologi di fare il loro lavoro? Come chiamare la cancellazione della storia dell'arte dalla scuola? La riforma di quest'ultima? La non-politica e il disinteresse verso il turismo e la cultura in generale?

Ecco cosa ho pensato: finora ci hanno tagliato metaforicamente le gambe, ora, fisicamente, anche la testa.

Ma il messaggio più importante che Khaled Asaad ci ha lasciato, è che si può fare qualcosa per "spingere la notte più in là". Grazie per averci ricordato che resistere si può e si deve. Che non basta sopravvivere, ma è importante la qualità della vita.

La cultura muore, viva la cultura.

 

Elena Sidoni

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Last modified on Saturday, 29 August 2015 22:18
Elena Sidoni

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