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Tra buche e traffico, ora anche i 30 km/h: Roma non è Amsterdam, basta copiare l’Europa!

By Massimo Blandini August 30, 2025 252

Da settembre, il centro di Roma diventerà una “zona 30”. Velocità massima: 30 chilometri orari. A deciderlo è il sindaco Roberto Gualtieri, nel solco delle tanto celebrate, e spesso mai verificate, “best practices europee”. Il modello? Milano e Bologna, città già trasformate in laboratori di mobilità iper-regolamentata, tra piste ciclabili con cordoli in mezzo alle carreggiate, strade ristrette, autovelox ovunque e controlli semaforici serrati. Davvero tutto questo aumenta la sicurezza? La verità è che, quando si parla di incidenti, le semplificazioni ideologiche non aiutano. E il caso di Milano, che pure è sempre al centro dell’attenzione per la mobilità “green”, ne è un tragico esempio. Ricordiamo tutti la ciclista travolta da un camion mentre era ferma in attesa del verde: un dramma avvenuto non a 50 o 60 all’ora, ma da fermi, nel cuore della città. Una scena che spezza ogni illusione: non basta rallentare per rendere le strade più sicure. Il problema non è solo la velocità.

 È la convivenza forzata tra mezzi pesanti, biciclette, monopattini e auto, in spazi sempre più stretti e confusi da corsie dedicate, cordoli rigidi, sensi unici e segnaletica a tratti incomprensibile. Il traffico si ingorga, le auto si accalcano, le manovre diventano azzardate. Peraltro, il rischio cresce, altro che diminuisce. Imporre limiti generalizzati a 30 all’ora su centinaia di strade, molte delle quali a basso rischio, è una forzatura ideologica più che una misura razionale. Roma non è Amsterdam, né Parigi. È una metropoli estesa, con una viabilità spesso storica, dove milioni di persone ogni giorno si spostano non per piacere, ma per lavoro, scuola, necessità. L’illusione che ridurre la velocità renda automaticamente tutto più sicuro è pericolosa tanto quanto l’alta velocità stessa. A peggiorare il quadro c’è la nuova ondata di strumenti elettronici: 60 nuovi autovelox e tutor, più 38 corsie monitorate da telecamere ai semafori. A novembre, partiranno le multe.

Si preannuncia una pioggia di sanzioni, che farà la felicità delle casse comunali. Basti pensare che solo nel 2022, Roma ha incassato oltre 6 milioni di euro grazie agli autovelox: un aumento del 24,5% rispetto all’anno precedente. Il sospetto è legittimo: più che alla sicurezza, si pensa al bilancio. E il cittadino? Sempre più trattato da sorvegliato speciale, multato a ogni svista, imbottigliato nel traffico e costretto a districarsi in una città labirinto. Sia ben chiaro che la sicurezza stradale è un obiettivo sacrosanto. Occorre equilibrio, realismo e progettazione su misura. Non basta copiare modelli nord europei per risolvere problemi italiani. Le città non sono tutte uguali. E le esigenze, nemmeno. Inseguire a tutti i costi il “modello europeo” rischia di trasformarsi in un boomerang. Serve buon senso, non ideologia. E magari, per una volta, ascoltare chi in queste strade ci vive ogni giorno. Roma ha bisogno di soluzioni, non di dogmi.

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Last modified on Saturday, 30 August 2025 09:00