E' Margot Wölk, la donna che a novantacinque anni, tedesca, rivelerà cosa è capitato a quindici donne (7 nel film) durante il potere di Adolf Hitler. Lei è stata una di quelle quindici assaggiatrici; lei la rivelatrice della storia che ha ispirato il romanzo di Rosella Postorino, uscito nel 2018; una storia tutta vera che varrà alla scrittrice il Premio Campiello e il Premio Rapallo Carige. Un inesplorato punto di osservazione dal quale guardare e raccontare la guerra, purtroppo non inesplorato rispetto alla violazione del corpo delle donne. Dunque, non una trincea scavata nella terra, bensì l'orrore d'una tavola imbandita dove dovranno pranzare e cenare -giorno dopo giorno- rischiando l'avvelenamento, la morte o una lontanissima possibilità di sopravvivenza.
Quindici donne tedesche, assolutamente, indubbiamente tedesche, studiate e analizzate fino a certificarne il perfetto stato di salute atto ad assaggiare -con assoluta inoppugnabilità- il cibo destinato ad Hitler. Siamo nel Wolfsschanze, primo quartier generale militare del Fronte Orientale, costruito appositamente per l'operazione denominata "Barbarossa" - il cui scopo era quello di invadere l'Unione Sovietica; siamo nel 1941 e stiamo vivendo l'angoscioso, angosciante tormento moltiplicato dai sapienti colori della pellicola, dai costumi e da quei sempre piccoli spazi angusti, sempre privi di orizzonti lontani e men che meno vicini; assisteremo al colmarsi di quegli spazi della rabbia di molti spettatori che vorrebbero abbandonare la visione dell'assurdo pasto e di quegli altrettanto assurdi personaggi maschili, militari tedeschi tanto tronfi quanto buffi, macabri, crudelissimi e miserrimi esecutori dei folli ordini di un Furer che non comparirà mai. Scelta più che mai opportuna, nell'assenza si riesce a misurare verosimilmente la sua follìa e, strano ma vero, anche a misurare la sua ingombrante presenza nella storia dalla quale, come nella pellicola, lo si vorrebbe cancellare.
La miseria d'un omuncolo sopraffatto dalle sue paure, dalle paranoie che riusciva a vincere grazie al velenosissimo sidro del potere assoluto, l'antidoto che funzionava, ma solo parzialmente tant'è che è illuminante il passo con il quale il regista e lo sceneggiatore hanno voluto denunciarlo: un Hitler che ordina di cercare e catturare tutte le rane possibili e disporle negli acquitrini tutt'attorno al suo nascondiglio perchè è solo il loro gracidare che gli consente di prendere sonno, mentre il silenzio lo uccide. L'attentato subìto, infatti, aveva fatto saltare in aria tutto e aveva finanche ucciso tutte le rane. E così, dalle 11 alle 12 di ogni giorno, Margot era prelevata dalla casa dei suoceri, o cognati, dove s'era rifugiata quando aveva lasciato Berlino, e portata nella Tana del Lupo. Mai carne fu loro servita, pare che Hitler fosse vegetariano, benchè vi siano altre tesi che sostengono fosse ghiotto di stufato di piccioni. Una storia a tratti allucinante che, peraltro, non finisce con il film. Nella realtà, infatti, accadrà che tutte le altre assaggiatrici saranno trucidate dai soldati sovietici e Margot, la protagonista del film, catturata a Berlino dai soldati sovietici, sarà violentata ripetutamente per due settimane intere; riporterà ferite tali da non aver mai potuto generare un figlio.
Sebbene i tempi e la narrazione non si armonizzino con il ritmo che la storia merita; la potenza drammatica deve aver schiacciato il regista, provato la sua anima; magnifico è invece il commento musicale che, al contrario, è entrato profondamente nei fatti conferendo pienezza di significato alla storia, esaltandone la potenza e rendendo giustizia all'originale punto di lettura della guerra e del femminile dentro la guerra. Credibilissima l'interpretazione della protagonista, sia nelle scene di solitudine e di assenza del giovane marito, che quando si concede al militare tedesco, anzi meglio: concede a se stessa il rapporto amoroso che ha conosciuto una sola volta con l'amatissimo sposo, che all'epoca dei fatti risultava disperso; si concede alla magnificenza dell'amore dentro una storia di crudezza e disumanità, forse sperando anche di salvare l'alto ufficiale, redimerlo dai peccati che le confessa, aveva ucciso a sangue freddo tanti bambini e ucciderà ancora, anche una delle quindici donne allorchè un'altra delle assaggiatrici, invasata di Hitler, forse anche incaricata di spionaggio, scoprirà che Alfride, in verità, nascondeva un'altra identità, era ebrea, e lo rivelerà ai militari.
Nella vita vera, nel 1946, Margot ritroverà il marito e vivranno insieme, a Berlino; il marito morirà nel 1980. Ancora una volta sono le donne e i loro corpi a pagare le ragioni della vita e della morte decisa dagli uomini, le donne e i loro corpi a pagare le assurde ragioni di tutte le guerre. Storia vieppiù terribile, questa, in cui Hitler non ha scelto donne ebree o zingare o lesbiche, ma donne sane e tedesche! Non che quelle valessero meno, ma per dire quanto valore avesse per lui la vita anche di appartenenti a quella razza che considerava eletta, la più e unica a meritare considerazione. Margot Wölk rivelerà tutto quanto solo al compimento del suo 95esimo compleanno, al giornalista del Berliner Zeitung. Confesserà anche quanto il cibo sia stato per moltissimo tempo solo metafora di paura e morte e che occorreranno decenni per tornare ad essere nuovamente gioia e ritorno alla vita. Inutile chiedersi quanto un regime possa farsi scudo con uomini... quanto con donne le cui vite valgono niente di più che un cucchiaio di minestra... e quanto diritto si sia negato e si neghi alle donne di essere nella storia...ciò pesa come un macigno sull'anima! Penso a quanto debba essere stato assurdo quel primo giorno in cui quelle donne, non conoscendo la ragione per la quale erano state sottratte alla vita familiare, realtà in cui tutti -chi più chi meno- stentavano a poter disporre di pasti, mentre, a loro, senza una ragione plausibile, veniva offerto un ottimo cibo, che avrebbero voluto vomitare appena dopo aver appreso la "ragione".
Il cibo, prezioso per la vita, era la mitragliata destinata alla loro dignità e alla loro vita! Una sola delle quindici donne era invasata, aveva la ragione spenta e mangiava quel cibo con l'avidità di colei che si gloriava tal quale fosse un atto eroico, salvare la vita del suo idolo! Una sola la figura maschile accudente, semplice, gentile, quel cognato o padre presso cui Margot s'era rifugiata. Un film che cade a proposito in questi tempi insanguinati, un film che accende la rabbia e ingigantisce la consapevolezza di quanto, alla fine, tutta la violenza e lo strapotere della storia, anche recente, non abbia insegnato, nè abbia disinnescato la voracità di coloro che ora per un territorio, ora per terre rare, ora per il petrolio o per qualcosa d'altro... schiacciano bambini, donne...uomini inermi che hanno solo la vita e alcun altro interesse ... e distruggono territori sui quali, un giorno dopo l'altro, tanti uomini hanno creato la magnificenza delle opere d'arte e dell'ingegno, hanno creato bellezza sulla quale rovesciare macerie.