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“Oi vita mia” di Pio e Amedeo -

By Virgilio Violo November 24, 2025 69

 Pio e Amedeo sono amici da una vita, e da una vita litigano essendo agli opposti su tutto: disattento uno, meticoloso l’altro; scialacquatore il primo, parco il secondo; credente questo, ateo quello. Pio fa l’educatore in una comunità di recupero per giovani in difficoltà, tra sogni spezzati e dipendenze da combattere. Amedeo gestisce una casa di riposo per anziani.

Quando, in seguito a un malinteso, Pio si ritrova messo alla porta dalla fidanzata Francesca, il mondo sembra crollargli addosso. Ma è niente rispetto a quando il tetto della comunità crolla letteralmente, lasciando lui e i suoi ragazzi senza un posto dove stare. L’unica salvezza possibile è chiedere aiuto ad Amedeo affinché li ospiti temporaneamente al secondo piano della casa di riposo, che tutti sanno essere sfitto da anni. Amedeo che oppone prima resistenza, accetta a malincuore e a patto che quella sia una soluzione provvisoria e che tutti si sforzino di contenere i costi.

I due si ritrovano così a tentare l’impossibile: unire due mondi che non potrebbero essere più distanti tra loro, complice la diffidenza che gli anziani hanno verso i giovani e l’insofferenza di questi ultimi per i primi. A fare da testimone implacabile a questi battibecchi è Mario, il decano della casa di riposo, mentre a fare da arbitro tra i due c’è Marina, psicologa e coordinatrice della comunità di Pio.

Ne nascerà un'esperienza tanto folle quanto toccante, fatta di scontri generazionali, risate amare, piccoli dispetti ma grandi lezioni di vita… e qualche inevitabile disastro. Proprio nel caos, Pio e Amedeo proveranno a mescolare ingredienti di una ricetta di convivenza perfetta, o quasi…

“Oi Vita Mia” nasce dal desiderio di raccontare una storia profondamente umana, capace di tenere insieme la leggerezza della commedia e la profondità dei sentimenti. Al centro del film c’è la libertà: quella di scegliere sul proprio corpo, di autodeterminarsi, di amare senza trattenere. Una libertà che si intreccia con il valore della memoria, del ricordo, della cura intergenerazionale.

Il progetto ha un legame forte e indissolubile con Vieste e con il Gargano, non solo come ambientazione ma come autentica fonte d’ispirazione. Il punto di partenza è reale: la casa di riposo Gesù e Maria, affacciata sul mare, e una vera comunità per minori situata poco distante, sono i luoghi in cui è nata l’idea del film e che rappresentano gli ambienti principali della narrazione. Girare a Vieste significa restituire al pubblico un volto poco raccontato della Puglia, quello più autentico, ancora lontano dai circuiti turistici mainstream, ma ricco di poesia, umanità e bellezza.

Un aspetto fondamentale di “Oi Vita Mia” è la sua comicità, che rappresenta il DNA artistico di Pio e Amedeo. Non si tratta mai di una comicità fine a sé stessa, né di una sequenza di battute “da copione”: è piuttosto una comicità di situazione, che nasce dall’assurdità degli eventi, dalle contraddizioni dei personaggi, dalle dinamiche relazionali imprevedibili e sbilanciate.

La malattia di Mario — il suo Alzheimer che avanza silenzioso — è forse il personaggio più invisibile e potente del film. Attraverso di lui, si racconta la perdita del controllo, il timore di dimenticare, la lotta quotidiana per restare sé stessi quando tutto intorno (e dentro) sembra svanire.

Eppure, in questo smarrimento c’è spazio per la tenerezza, per l’umorismo involontario, per l’amore che resiste. Amedeo, nel suo modo ruvido ma affettuoso, si prende cura di Mario con una delicatezza dissimulata: ogni volta che l’anziano si perde, lui corre a cercarlo. Ma non lo rimprovera mai, anzi, minimizza con sarcasmo, lo protegge con leggerezza. È il gesto di un amico che, anche senza dirlo, sa cosa significhi non voler essere dimenticati.

Il film vale la pena vederlo e, forse, rivederlo perché scava nel nostro profondo, nel nostro sentire, lascia la traccia nel nostro cuore. Bravi tutti.

 

 

 

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Last modified on Monday, 24 November 2025 15:48