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A GARBATELLA, ANCHE QUEST'ANNO, PICCOLI QUADRI PER GRANDI REGALI!
COMUNICATO STAMPA
LE VINCITRICI DEL PREMIO ALGHERO DONNA
Come già annunciato, martedì 16 dicembre alle ore 20,00, presso il Teatro civico, ci sarà la cerimonia di premiazione della 31esima edizione del Premio Alghero Donna di letteratura e giornalismo, con il patrocinio e il sostegno del Comune di Alghero, Assessorato alla Cultura e della Fondazione di Sardegna, con la collaborazione organizzativa della FIDAPA sezione di Alghero e della Rete delle donne di Alghero APS.
Nel 2016 il Premio Alghero Donna ha ottenuto l’ambito e prestigioso riconoscimento della Medaglia del Presidente della Repubblica per i novant’anni del Premio Nobel a Grazia Deledda.
La Giuria del Premio Alghero donna, presieduta da Neria De Giovanni, è composta da: Antonio Casu, Presidente de Il Cenacolo di Tommaso Moro; Antonio Maria Masia, Presidente Associazione Il Gremio dei sardi di Roma e dell’UNAR-Unione delle Associazioni di Roma e del Lazio ; Massimo Milza, Segretario Generale dell’Associazione Salpare ; Giuditta Sireus, Direttrice artistica Club Jane Austen Sardegna,
La sezione Prosa 2025 è stata assegnata a Laura Calosso per il romanzo «Anita» (SEM-Feltrinelli), che racconta, servendosi di documentazioni storiche, l’ indomita compagna di Garibaldi cercando la sua verità di donna. Laura Calosso ha pubblicato nel 2017 La stoffa della donne, dal quale nella stagione 2018-19 sono state tratte due puntate di REPORT. Con “L’agave della Regina Vittoria” (Aboca Edizioni), del 2024, ha vinto il Premio Narrativa Mandrarossa nella sezione Ambiente .
La Sezione Poesia, come già nella passata edizione, si apre anche alla drammaturgia diventando sezione Arte-Poesia con Clara Farina, poeta di suo e soprattutto splendida interprete della poesia in lingua sarda con la sua personalissima modalità di recitare cantando, Molto cara al pubblico in Sardegna e fuori dell’Isola, da qualche anno scrive ed interpreta anche testi teatrali su grandi donne come Grazia Deledda e Marianna Bussalai.
La sezione Giornalismo è stata assegnata ad Ambra Pintore, volto molto noto e molto amato come conduttrice e autrice di diversi format televisivi tra cui ricordiamo “Sardegna Canta”, programma di cultura e musica tradizionale, ma da qualche anno regista e ideatrice di un format letterario-musicale di grande impatto, ospitato in diverse manifestazioni e nelle scuole .
L’Albo d’oro del Premio si arricchisce così di tre nomi prestigiosi aggiungendosi tra le scrittrici a Vivian Lamarque, Cristina Comencini, Laura Pariani, Barbara Alberti, Maria Rosa Cutrufelli, Lia Levi, Sandra Petrignani, Catena Fiorello; tra le giornaliste Carmen Lasorella, Antonella Clerici, Cristina Parodi, Licia Colò, Cesara Bonamici, Maria Latella, Paola Saluzzi, Bianca Berlinguer, Anna La Rosa, Manuela Moreno, Vania De Luca.
Le motivazioni dettagliate saranno rese note durante la cerimonia di premiazione.
Come sempre la serata, condotta da Neria De Giovanni, sarà arricchita dalla musica.
Apriranno la manifestazione Antonello Colledanchise e Susanna Carboni duo, cari al pubblico per i testi in algherese scritti da Colledanchise valente poeta insignito di molti premi per la sua carriera di scrittore e cantautore. In duo con Susanna Carboni portano i loro concerti in Italia e in Catalogna, con un repertorio unico di canzoni, arrangiate con il Cuatro Venezolano e il Clarinetto.
Chiude Elisa Ceravola, con il suo flauto traverso, docente di musica presso gli istituti secodari di primo grado ; Master Accademico di Specializzazione in Composizione e improvvisazione musicale in contesti didattici presso Conservatorio di Cagliari dove ha studiato anche Musiche tradizionali - indirizzo strumentale launeddas e Direzione d’orchestra.
Ingresso libero e gratuito.
Prenotazione via WhatsApp al numero 3388001281 oppure al numero 3490512326 oppure al botteghino ore 19,00, ingresso al teatro ore 19,30.
La Flotilla dei bambini del mondo sta navigando a gonfie vele. Ad oggi sono centinaia le Lettere di Pace inviate ai politici dalle scuole italiane e straniere.
L’iniziativa è stata promossa dal Gruppo Educazione alla pace e alla nonviolenza del Movimento di Cooperazione Educativa, con la partecipazione di oltre 40 associazioni nel mondo, aderenti alla Federazione Internazionale dei Movimenti di Scuola Moderna (Fimem) e ha già coinvolto molti insegnanti, dalle scuole dell’Infanzia alle scuole superiori.
I docenti si sono fatti educatori per la Pace, guidando bambine e bambini, ragazze e ragazzi ad interrogarsi su guerre e conflitti armati, a pensare sul da farsi con la “messa in mare” delle Lettere di Pace. L’idea di scrivere lettere ai politici e ai potenti della Terra è stata accolta con entusiasmo dagli studenti; le scrivanie di importanti presidenti di organismi Internazionali, nazionali ed europei sono state inondate dalle lettere, con osservazioni e proposte su come si possa raggiungere la Pace nel mondo.
Utilizzando la scrittura collettiva, le classi hanno scritto ai politici che amministrano il loro territorio e ad importanti esponenti della politica nazionale e internazionale. Sono state spedite lettere anche al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a Sua Santità Papa Leone XIV. Per questo gli organizzatori pensano di chiedere loro di ricevere gli allievi.
Il Presidente della CEI, Cardinale Matteo Zuppi, ha incoraggiato i promotori a proseguire su questa strada, per garantire il diritto di bambini e ragazzi ad esprimersi sulla Pace e la Guerra e su tutte le questioni che li riguardano. Con questa iniziativa possono farlo! Nell’invito alle classi a partecipare si legge:
“Fermare le guerre non è facile ma abbiamo la possibilità di far sentire la nostra voce; la pace si comincia a costruire a scuola imparando ad ascoltare, parlarsi e risolvere i piccoli conflitti rispettando l’altro. Se in molti spedirete le lettere, se i giornali e le TV ne parleranno, allora i politici potranno capire che il futuro che immaginano i bambini e le bambine del mondo si chiama: Pace.”
Nonostante la nascita dell’Unione Europea e dell’Onu, quali strumenti di Pace, viviamo una realtà sconvolta da guerre, che troncano la speranza di vita e i sogni di tante persone e dove parlare di disarmo sembra un’utopia. Per questo diviene centrale il compito delle scuole di Educare alla Pace, alle relazioni nonviolente, improntate alla ricerca della giustizia.
Attraverso la didattica democratica e cooperativa, nelle classi si discute, ci si confronta, si analizzano e approfondiscono questioni di vita vera, a cui ciascuno può contribuire con passione ed entusiasmo.
Vista la grande partecipazione, l’iniziativa viene prorogata sino al termine dell’Anno scolastico. Le classi potranno comunicare ancora la propria adesione scrivendo a: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. inviando poi copia delle lettere spedite. I materiali di supporto alle attività didattiche si trovano nell’area dedicata del sito www.mce-fimem.it
Nel prossimo futuro continuerà anche il progetto nazionale ed internazionale “Facciamo la pace a…” , ove bambini/e e ragazzi/e sono invitati a costruire la pace ove vivono; a casa, a scuola, con gli amici, attraverso la gestione nonviolenta dei contrasti, dei piccoli conflitti, per iniziare a contribuire alla costruzione nonviolenta di un mondo più equo e più giusto.
Gruppo Nazionale di Ricerca Educazione alla Pace e alla Nonviolenza del
Movimento di Cooperazione Educativa - Il coordinatore Roberto Lovattini cell 3343156348
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Il MCE è soggetto qualificato dal MIM per la formazione del personale della scuola Direttiva MIUR n°170/2016 (RQ n°753 1/12/2016). |
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Brunella Longo
TERRA FELIX
Epifanie nel cuore del Regno di Napoli (1735-1825)
a cura di Bruno Corà
Inaugurazione 29 novembre 2025 ore 17:00
30 novembre 2025 – 1 marzo 2026
Negli spazi del CaMusAC apre il 29 novembre la mostra TERRA FELIX Epifanie nel cuore del Regno di Napoli 1735-1825 di Brunella Longo a cura di Bruno Corà. Nelle sale espositive del Cassino Museo Arte Contemporanea è allestita una selezione di circa 100 inedite opere fotografiche che riguardano un’indagine su ventisei siti nei territori che appartennero al Regno di Napoli nel periodo compreso tra il 1735, anno in cui Carlo I fu incoronato Re delle Due Sicilie, e il 1825, anno della morte di Ferdinando I. Durante la dominazione borbonica furono edificati non solo la Reggia di Caserta ma tutti gli impianti architettonici integrati al paesaggio della natura che determinarono lo sviluppo delle aree interessate. Gli esordi di questo vasto lavoro fotografico TERRA FELIX di Brunella Longo risalgono al 1995 con i primi scatti alla Reggia di Caserta poi ripresi in anni recenti secondo uno specifico progetto di rilevamento visivo. L’artista con metodologia ha preso in esame tutti i siti ancora esistenti e visitabili, dalla Real Tenuta di Torcino al Nord tra Campania e Molise fino alla Real Tenuta di Serre nel salernitano, includendo anche esempi illustri e noti come le regge di Caserta, di Portici e di Capodimonte e Palazzo Reale a Napoli ed esempi meno conosciuti e chiusi al pubblico.
I ventisei siti borbonici sono divenuti oggetto dell’indagine di Brunella Longo che ne ha tratto opere fotografiche realizzate in bianco e nero con la tecnica analogica di una macchina fotografica Hasselblad panoramica XPan, di una Hasselblad per medio formato 6x6 cm e di una Nikon 35 mm, tutto in pellicola, quasi mai con cavalletto. Al di là della preziosità qualitativa del risultato artistico, l’attento lavoro di mappatura storico-iconografica dello stato attuale del territorio suggerisce una necessaria riflessione sulla memoria di ciò che il passato ci ha tramandato e su come si possa oggi avere un positivo e costruttivo rapporto critico con esso. L’indagine fotografica ha necessitato di uno studio approfondito dei luoghi e più visite per poter capire la realtà scelta e poter elaborare una riflessione sul ‘cosa’ fotografare e sul ‘come’ giungere all’immagine artistica da offrire all’osservatore proponendo opere che restituiscono le problematiche e le criticità non solo culturali dei soggetti rappresentati. Nelle immagini proposte divengono centrali le questioni del tempo, che caratterizza i luoghi nel loro essere parte di una memoria collettiva, del rapporto tra artificiale e naturale, del degrado e dalla gestione dei beni culturali. La qualità dei risultati raggiunti pone comunque tutto questo come dato intrinseco appartenente alla realtà posta come oggetto sublimato esteticamente.
Scrive il curatore Bruno Corà: «Quest'opera è dunque una sorta di 'anabasi', di 'ritorno' in terre, sentieri, percorsi compiuti da Brunella Longo con la macchina fotografica quale strumento di 'riconoscimento' di siti storici […] rivolto alla registrazione di cieli, acque, vegetazioni, resti di architetture, di tracciati e disegni di giardini, di statue e gruppi plastici, in confini di feudi, respirando atmosfere topologiche che non cessano, malgrado l'oblio da cui sono attraversati, di emettere frequenze attraenti, intrise di narrazioni di fasti, magnificenze costruite, ma anche enigmi e incombenti forme di dissesto e decadenza quasi impossibile al recupero ma anche senza che l'anima dei luoghi si sia dissolta; anzi suscitando ancora stupore e incontri con segnali felici, un vero magmatismo attivo attribuibile non tanto a un residuale genius loci, ancora vivo, quanto all'entità muta ed estesa di una 'presenza assenza' che ha risuonato nella sensibilità della Longo e ora nel vasto repertorio di fotografie da lei realizzate».
In occasione dell’apertura della mostra il 29 ottobre 2025 alle ore 17:00 viene presentato il prezioso volume Brunella Longo, TERRA FELIX, Epifanie nel cuore del Regno di Napoli (1735-1825) recentemente edito, in italiano e inglese, da Gangemi Editore International. Il volume raccoglie le immagini di 450 opere in bianco e nero di Brunella Longo realizzate nei ventisei siti borbonici. Esse sono accompagnate da una prefazione di Carmine Gambardella, presidente della cattedra UNESCO su Paesaggio, Beni Culturali e Governo del Territorio e presidente e CEO di BENECON Scarl, e dai testi del curatore della mostra Bruno Corà, storico, critico d’arte e presidente della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri di Città di Castello, di Aldo Iori, storico, critico d’arte e docente dell’Università degli Studi di Perugia e di Brunella Longo che scrive del progetto e del proprio lavoro fotografico.
Brunella Longo, nata a Cassino, si forma presso gli atelier fotografici di Claudio Abate, di Vittor Ugo Contino, di Aurelio Amendola, di Massimo Piersanti. Ha esposto in Italia e all’estero e pubblicato volumi delle sue opere tra cui: “Tra Presenza e Assenza”, testi di Bruno Corà e Sebastiano Porretta, Zeta, 1994; “Territorio Familiare”, a cura di M. Scotini, 1998; "Centouno Ritratti", testi di B. Corà e R. Gavarro, Gli Ori, 2003; “Imusmis” a cura di R. Gavarro, Silvana Editoriale 2011; “Imusmis 2”, a cura di B. Corà, Magonza, 2014; “Brunella Longo art-emide/may 2015”, Art Rooms at the house 2015, “Nelle Terre della Percezione e del Pensiero”, Maon, 2016; “Cuba Pre Mundo”, Gangemi Editore, 2018. La Fondazione Cassino Museo Arte Contemporanea CAMUSAC è una struttura no profit dedicata all’arte moderna e contemporanea sorta nel 2013 dalla riqualificazione degli edifici industriali della Longo S.p.A.. Creata dalla famiglia Longo per la valorizzazione delle opere d’arte acquisite nel corso di oltre trentacinque anni, ha l’intento di contribuire alla crescita e allo sviluppo culturale del territorio del Lazio Sud, che già vanta numerosi siti di interesse archeologico, storico e religioso. La Collezione accoglie opere di oltre 120 artisti internazionali contemporanei, installate in permanenza nel parco o mostrate a rotazione nei vasti spazi della Fondazione. Il CAMUSAC possiede infatti un doppio spazio espositivo dedicato in una parte alla Collezione della Fondazione e in un’altra alla presentazione periodica di mostre monografiche o collettive di significative personalità artistiche emerse nel corso del XX e XXI secolo.
Brunella Longo / TERRA FELIX Epifanie nel cuore del Regno di Napoli (1735-1825)
30 novembre 2025 – 1 marzo 2026
Inaugurazione 29 novembre 2025 ore 17:00
CaMusAC, Cassino Museo Arte Contemporanea, Via Casilina Nord 1, Cassino (FR)
www.camusac.com
Ingresso libero: dal martedì alla domenica continuato 15-19 oppure su prenotazione. Lunedì chiuso.
Il Museo organizza visite guidate individuali, per gruppi e scuole alla Collezione e alle mostre temporanee.
Info e prenotazioni: tel. 335 1268238 – 389 5423261 This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Informazioni per la stampa: tel. 335 1268238 – 389 5423261 This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
(Il mondo spezza tutti e poi molti sono forti nei punti spezzati. E. H. )
Ernest Miller Hemingway nasce a Oak Park, nell’Illinois, il 21 luglio del 1899. Suo padre, Clarence Edmonds Hemingway, era un medico ventottenne appassionato di caccia e pesca, collezionista di monete e un eccellente cuoco. Sua madre, Grace Hall, era un contralto che, abbandonata la carriera operistica, si era dedicata all'insegnamento della musica e, in seguito, alla pittura. La famiglia, benestante, era di religione protestante.I rapporti tra i genitori furono sempre tesi: il padre, fragile e severo, si scontrava con il carattere ambizioso e dominatore della madre. Hemingway, secondogenito di sei fratelli, trascorse l'infanzia tra i continui litigi dei genitori sull’educazione dei figli e la gestione del patrimonio familiare.Lasciato il lavoro, Hemingway si offrì volontario per combattere in Europa con il Corpo di spedizione statunitense del generale Pershing, seguendo l'esempio di molti giovani aspiranti scrittori dell'epoca, tra cui E.E. Cummings, John Dos Passos, William Faulkner e Francis Scott Fitzgerald. Escluso dai reparti combattenti a causa di un difetto alla vista, fu arruolato come autista di autoambulanza per l'American Red Cross, destinato al fronte italiano a Schio. Il 23 maggio 1918 si imbarcò sulla nave Chicago diretta a Bordeaux.Il 31 maggio, giunto a Parigi, ebbe modo di vedere i danni causati dal cannone tedesco Parisgeschütz. Proseguì in treno per Milano, dove prestò opera di soccorso dopo l'esplosione di una fabbrica di munizioni, e fu poi inviato a Vicenza, assegnato alla Sezione IV della Croce Rossa Internazionale statunitense. Desiderando un'esperienza più diretta della guerra, chiese di essere trasferito e fu mandato sulla riva del basso Piave, vicino a Fossalta di Piave e Monastier di Treviso, come assistente di trincea. Aveva il compito di distribuire generi di conforto ai soldati recandosi quotidianamente in prima linea in bicicletta. La notte tra l'8 e il 9 luglio, durante le sue mansioni, fu colpito dalle schegge dell'esplosione di una bombarda austriaca Minenwerfer. Mentre cercava di soccorrere un ferito, fu colpito alla gamba destra da proiettili di mitragliatrice che gli penetrarono nel piede e nella rotula. Si salvò perché le schegge della bombarda, prima di ferirlo, avevano colpito in pieno un soldato italiano, facendogli involontariamente da scudo umano. Più di cento anni dopo l'accaduto, il biografo statunitense James McGrath Morris e lo storico italiano Marino Perissinotto identificarono quel soldato nel fante Fedele Temperini, 26 anni, di Montalcino.
L'eredità letteraria e il "giallo" della sua morte
La prolificità di Hemingway è testimoniata da numerosi libri, molti dei quali sono diventati classici della letteratura mondiale. Alcuni dei più celebri sono Addio alle armi (1929), Per chi suona la campana (1940), Il vecchio e il mare (1952) e Le nevi del Kilimangiaro (1936).La mattina del 2 luglio 1961, alle 7:30, un colpo risuonò nel cottage di montagna a Sun Valley, nell’Idaho, svegliando Mary Welsh Hemingway. Spaventata, la donna scese al piano di sotto e trovò il corpo senza vita del marito, Ernest Hemingway, nella stanza accanto all’ingresso. Era a terra, in pigiama, vicino all'armadio dove teneva la sua collezione di fucili da caccia, con la doppietta che lo aveva appena ucciso accanto a sé. Non c'erano tracce di una pulizia dell'arma, né una lettera d'addio a spiegare il gesto.Oggi il suicidio è la causa di morte comunemente accettata, ma all'epoca i giornali propendevano per l'incidente, nonostante qualcosa non tornasse. La notizia della morte dello scrittore scatenò un vero e proprio "sciacallaggio" mediatico. Le indagini iniziali furono guidate dallo sceriffo Frank Hewitt, che, escludendo l’omicidio, decise di non procedere con un'inchiesta. Dopo essersi consultato con il procuratore, il coroner e la moglie Mary, stabilì che l'assenza di testimoni e di una lettera d'addio rendeva impossibile fugare i dubbi. Sul certificato di morte venne quindi scritto "deceduto per colpo d’arma da fuoco auto-inflitto", senza specificare se volontario o accidentale.Il dibattito si riaccese quando le condizioni di salute di Hemingway divennero di dominio pubblico. Le sue degenze in ospedale erano sempre più frequenti, ufficialmente per ipertensione, ma si vociferava di qualcosa di più grave, come un cancro, che lo avrebbe potuto spingere al suicidio. Si ipotizzava anche che non volesse rinunciare all'alcol e al fumo, né sottoporsi a diete e farmaci per prolungare una vita che non sentiva più sua. A sostegno della tesi del suicidio vi era anche il grave stato di depressione in cui versava dopo la morte dell’amico Gary Cooper.Nonostante ciò, l’ipotesi dell’incidente restava in piedi: Hemingway era cresciuto imbracciando le armi ed era impensabile che potesse essersi sparato per errore. La moglie Mary e la sorella continuavano a sostenere che il gesto non fosse volontario, affermando che Hemingway era contrario al suicidio per ragioni filosofiche.Immediatamente dopo la morte, iniziarono a circolare voci su un libro inedito, nascosto in una cassetta di sicurezza a L’Avana. Si parlava di un "romanzo sublime", che lo scrittore avrebbe lasciato per assicurare un futuro alla famiglia. La casa editrice Scribner smentì, pur confermando l'esistenza di alcune opere minori e incomplete.Il funerale di Hemingway si svolse in forma privata l'8 luglio. Venne seppellito nel cimitero di Ketchum, accanto all’amico e compagno di caccia Taylor Williams, con lo sguardo rivolto verso le montagne e il fiume Wood. Oggi, la sua tomba è un luogo di pellegrinaggio, dove i fan lasciano monete, penne, lattine di birra e bottiglie vuote, un omaggio semplice e schietto ai luoghi che amava: la scrittura e l'alcol.