L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Politics (492)

 

 

 

December 08, 2025

 

December 04, 2025
 a si. Pepe Escobar e Virgilio Violo
 

A Bologna, il 2 dicembre 2025, Pepe Escobar, giornalista e analista geopolitico conosciuto a livello internazionale, ha rilasciato una lunga e vivace intervista al presidente dell’associazione Free Lance International Press, Virgilio Violo, in occasione della conferenza che lo stesso Escobar terrà in città. Il tempo a disposizione era poco, ma sufficiente per affrontare un tema cruciale sui rapporti tra Italia e Russia nel contesto geopolitico attuale. Escobar ha descritto la Russia e l’Italia come “stati-civilizzazione”, realtà con radici culturali profonde e possibilità enormi di dialogo diretto, cooperazione e investimenti reciproci.

Secondo lui, i presupposti per un rapporto maturo ci sarebbero, ma il quadro politico europeo, a suo giudizio, ostacolerebbe uno sviluppo più equilibrato. L’analista sostiene infatti che l’Italia, come altri paesi europei, si troverebbe oggi vincolata a dinamiche decisionali dell’Unione Europea e della Nato, un vincolo che, sempre secondo la sua interpretazione, limiterebbe la sovranità nazionale e la possibilità di una diplomazia più autonoma verso Mosca.

Durante l’intervista Escobar ha delineato due possibili scenari. Il primo è quello di un’escalation continua, alimentata da tensioni belliche e timori reciproci tra Russia e paesi Nato. Ha citato dichiarazioni occidentali da lui considerate provocatorie, arrivando a evocare il rischio di incidenti o false flag capaci di innescare crisi difficili da controllare. Il secondo scenario, al contrario, prevede una ricostruzione graduale del dialogo, a partire dai rapporti tra i popoli, che secondo Escobar resterebbero più pragmatici e meno ostili della retorica politica. L’analista ha raccontato la propria esperienza in Eurasia, dove vive gran parte dell’anno spostandosi tra Mosca, Cina e Sud-Est asiatico.

Dal suo punto di vista, la società russa, negli ultimi mesi, avrebbe spostato il baricentro del proprio immaginario geopolitico dalla “Russia europea” alla “Russia euroasiatica”, privilegiando viaggi, scambi e investimenti verso Cina e Asia orientale. Tale cambiamento, ha affermato, sarebbe accelerato dalle tensioni politiche con l’Occidente e dalle difficoltà dei cittadini russi nell’ottenere visti europei.

Il discorso si è poi spostato sul grande progetto di sviluppo interno russo verso Siberia ed Estremo Oriente, un tema che Escobar segue da anni partecipando ai forum economici di Vladivostok. Ha citato investimenti in infrastrutture, corridoi commerciali e nuove rotte artiche, sottolineando come Mosca consideri questa espansione una priorità strategica. A suo avviso, la Cina avrebbe influenzato questo orientamento, mostrando alla Russia il modello di sviluppo delle proprie province occidentali, come Xinjiang e Tibet, trasformate nel giro di un decennio. Nella parte finale dell’intervista, Violo ha chiesto se l’Europa potrà ritrovare un ruolo nel mondo qualora i popoli europei ricostruissero maggiore autonomia politica. Escobar ha risposto che il cambiamento richiederebbe tempo, formazione e una nuova consapevolezza nelle giovani generazioni. Ha immaginato un processo lento, ostacolato dalla resistenza dei poteri consolidati e dalle tensioni globali tra blocchi geopolitici emergenti. Secondo lui, la competizione tra paesi del Sud globale, Stati Uniti, Russia e Cina potrebbe generare reazioni dure e imprevedibili, come dimostrerebbero varie crisi internazionali. L’intervista si è conclusa con i ringraziamenti di Violo e un saluto caloroso del pubblico. Pur nel tono diretto e nelle opinioni provocatorie tipiche di Escobar, l’incontro ha offerto uno spaccato articolato del suo punto di vista sul futuro dell’Europa e sugli equilibri globali in trasformazione. Una conversazione intensa che ha anticipato la conferenza bolognese e che continua ad alimentare il dibattito sulle dinamiche geopolitiche contemporanee.

 

November 30, 2025

November 24, 2025

November 20, 2025
       Pinus pinea iniezione pini

In una città già provata da anni di scelte discutibili e da una gestione spesso incerta, il lento e doloroso declino dei Pinus pinea di Roma rappresenta l’ennesimo simbolo di una politica miope, distratta e sorprendentemente indifferente al proprio patrimonio naturale, un patrimonio che non è solo estetica ma salute pubblica, identità urbana e qualità della vita. È incredibile che ancora oggi molti cittadini non siano pienamente consapevoli di ciò che sta accadendo, mentre da ormai diversi anni questi alberi meravigliosi, veri e propri guardiani silenziosi delle nostre strade e dei nostri quartieri, combattono contro un parassita arrivato da lontano, la Toumeyella parvicornis, una cocciniglia insidiosa che si attacca alla base degli aghi e succhia voracemente la linfa, indebolendo progressivamente ogni pino fino a condannarlo a una lenta agonia. Dal 2018 la sua diffusione è stata evidente, eppure la risposta istituzionale è apparsa goffamente tardiva, timida, insufficiente, quasi come se il problema fosse irrilevante o come se gli alberi, a differenza dei voti, non meritassero attenzione immediata.

Eppure un rimedio esisteva, ed era noto: l’endoterapia, un trattamento fitosanitario concreto e relativamente semplice, che consiste nel praticare piccoli fori nel tronco e iniettare una sostanza attiva, l’abamectina, insieme a nutrienti capaci di aiutare l’albero a difendersi. La sostanza, veicolata dalla linfa, raggiunge la chioma e colpisce la Toumeyella laddove prolifera, salvando l’albero quando il trattamento è applicato in modo corretto e tempestivo. Nel 2021 lo stesso Ministero dell’Agricoltura ha reso obbligatoria questa pratica per le amministrazioni, proprio per impedire il diffondersi dell’infestazione e per evitare l’abbattimento di migliaia di pini; un’indicazione chiara, diretta, difficile da interpretare in altro modo. Ma a Roma, secondo moltissimi cittadini e associazioni che da anni denunciano il problema, la cura non è stata applicata in modo sistematico né capillare, lasciando intere file di alberi senza protezione, esposti a un destino prevedibile e tristemente annunciato. Oggi il risultato è drammaticamente sotto gli occhi di tutti: pini ormai morti in piedi, scheletri silenziosi che invece di essere curati devono essere abbattuti, con un costo economico enormemente superiore alla spesa che sarebbe stata necessaria per salvarli.

L’endoterapia, peraltro, sarebbe costata appena 50 o 70 euro per albero, mentre l’abbattimento ne costa dieci, quindici, persino venti volte tanto, arrivando a cifre tra i 1000 e i 1500 euro ad albero. Una spesa pubblica assurda, evitabile, che pesa sulle casse comunali e dunque sulle tasche dei cittadini, e che si somma alla già evidente perdita ambientale. Perché ogni albero che cade non è solo un tronco in meno: è una fetta di ombra che scompare nelle torride estati romane, è un filtro naturale per le polveri sottili che viene meno, è un alleato nella gestione delle acque piovane e nella mitigazione dei cambiamenti climatici che viene sacrificato senza un’alternativa pronta. Roma perderà dunque non solo verde ma benessere, qualità dell’aria, protezione, identità; e perderà tutto questo non per fatalità, ma per una gestione superficiale e confusamente burocratica, incapace di percepire l’urgenza del problema e di agire con coraggio e competenza. E, perciò, la domanda sorge spontanea cosa cosa possiamo fare per aiutare questi alberi meravigliosi, e con essi noi stessi? La risposta potrebbe cominciare da una cittadinanza più informata, più vigile, più esigente, una cittadinanza che non accetta più che decisioni lente e incerte compromettano ciò che resta del nostro patrimonio verde. Perché gli alberi non votano, è vero, ma fanno respirare chi vota. E, soprattutto, fanno respirare Roma.

November 16, 2025

November 10, 2025

   

November 02, 2025

   

October 27, 2025

October 25, 2025

A Roma, nel quartiere Monteverde incomincia a farsi sentire il “Comitato per la pace”,  un gruppo di circa 20 persone attive più altre 50 collegate tramite mail che fanno riferimento a questo. Ieri, 24 ottobre, si è svolta una fiaccolata a favore della pace che ha attraversato uno dei quartieri più popolosi di Roma.

“La nostra principale caratteristica è che siamo persone di diversa esperienza e provenienza politica, di diversa provenienza religiosa, insomma un misto di diverse culture e posizioni ma con l'intento di impegnarci in iniziative che siano significative e importanti per tutti noi”, dice la signora Serenella Svariati, uno dei promotori della fiaccolata,“la nostra attività è parlare con la gente del quartiere facendo volantinaggio ed promuovendo eventi che sono occasione di confronto diretto. In questo modo speriamo di poter essere un punto di informazione e di riferimento per le persone del nostro quartiere che desiderano confrontarsi, sostenersi e continuare a credere nella possibilità di incidere in un mondo che sembra sordo e disincantato.” Continua la signora, “le persone del gruppo hanno iniziato ad incontrarsi circa due anni fa e si sono dedicate soprattutto alla situazione della Palestina in quanto le notizie che arrivavano da quella terra richiedevano una narrazione giusta e una ribellione per la situazione disumana.”

Gli obiettivi del comitato sono: la pace, la cultura di questa e del disarmo, la messa al bando delle armi nucleari, una pace giusta nel rispetto del diritto internazionale, “siamo ben consapevoli che in Palestina non si sia ancora concluso lo sterminio per mezzo di fame e sete” afferma la signora, altro scopo del comitato sono il rispetto delle minoranze emarginate, in particolare dei migranti.

“Siamo qui anche perché crediamo fermamente che se ci uniamo tutti noi, che vogliamo continuare a credere nei valori dell'essere umano, possiamo fare la differenza, e speriamo di diventare una marea di persone vigili, unite, decise a farsi sentire.”

La signora Serenella lancia  lancia un appello affinché sempre più persone di buona volontà del quartiere e non  raccolgano il suo messaggio e partecipino al suo comitato perché si vada avanti tutti insieme e si decida le azioni da intraprendere perché la gente possa sempre più prendere coscienza della mostruosità delle guerre. Il gruppo si incontra presso la sede della Tela in piazza della Trasfigurazione, sempre nel quartiere Monteverde, e cioè da dove è partito il corteo della fiaccolata che ha coinvolto tantissime persone. “Abbiamo una mail a cui inviare un semplice messaggio per essere inseriti nella lista ed essere avvisati di tutte le nostre riunioni e delle nostre iniziative. Vi aspettiamo” Conclude la signora: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

Page 1 of 36
© 2022 FlipNews All Rights Reserved