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Carlotta Caldonazzo
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Sia da quello che ha detto il Presidente Putin chiedendo un minuto di silenzio per i piloti russi morti nell'espletamento del loro dovere, sia dalla ammissione del Capo Wagner Prigozhin (che si dice rammaricato perche i suoi uomini hanno fatto fuoco contro l'Aviazione), si evince che il bilancio di sangue contenuto ma pur sempre costituito da vittime, della rivolta armata e tentato golpe del 24 giugno 2023, potrebbe essere il seguente:
* 6 elicotteri e 1 aereo russi abbattuti dalla colonna Wagner in rivolta, in marcia verso Mosca;
* 1 camion del convoglio Wagner/ incolonnato sulla autostrada M-4 che da Rostov sul Don conduce a Mosca, colpito e distrutto presso Voronezh;
Non si conosce il numero esatto di vittime Russe fra i piloti della Aviazione russa e dei soldati mercenari della Wagner colpiti in autostrada dal fuoco delle forze lealiste russe.
La città di Mosca attendeva la colonna Wagner in assetto di difesa e antiterrorismo, con luoghi aperti al pubblico già evacuati, posti di blocco allestiti in punti chiave delle strade e cecchini a difesa dei punti sensibili, soprattutto istituzionali.
Per quanto sembra impossibile e per quanto molti pensino si sia trattato di un bluff, a giudicare dalle reazioni di tanti personaggi istituzionali e non della Federazione russa, la crisi che si è fortunatamente chiusa senza una guerra civile fratricida, avrebbe potuto avere conseguenze devastanti dal punto di vista geopolitico e strategico, anche per la UE e il resto del mondo.
La gradualità con cui hanno agito i vertici russi che hanno usato la forza in punta di piedi - garantendo al contempo un ripensamento per le poche migliaia di soldati PMC Wagner che hanno aderito alla insurrezione armata (molto meno della metà dei membri aderenti alla Wagner a quanto pare) - ha consentito quella soluzione politica e di mediazione che ha evitato un bagno di sangue tragico ma che era una possibilità reale, a tutto vantaggio non solo del Governo di Kiev in carica, ma soprattutto di certe forze atlantiste molto lontane da una visione di soluzione pacifica e diplomatica del conflitto in corso nel Donbass ucraino.
Mentre Mosca con le Forze speciali e i servizi segreti e di polizia si prepara a una durissima battaglia, non si può non evocare lo scenario più amaro ma possibile e che si aggiunge come terza ipotesi alle due già espresse da me nella concitata giornata del 24 giugno 2023.
Qualcuno potrebbe essere venuto a patti con il leader della PMC Wagner o addirittura averlo comprato, allettandolo con la promessa di ruoli politici di vertice o con il miraggio più o meno concreto di tanti Zeri.
Il capo della Wagner potrebbe così aver orchestrato una colossale messinscena con gli Ucraini o con il benestare o favore degli Americani o della stessa NATO.
Se ciò fosse vero, sarebbe inconcepibile dopo decine di migliaia di morti del suo gruppo paramilitare, che hanno dato la vita combattendo per la Russia e il Donbass.
Questa e' una variante della opzione 2) da me ipotizzata.
Ma siccome lanciare accuse e sospettare richiede prove, l'unica cosa che posso dire e' che affermare che il Donbass civile non veniva bombardato dagli Ucraini sin dal 2014, come ha affermato in queste ore il Capo della Wagner, e' una cosa destituita di fondamento (la stessa RAI faceva servizi in proposito) e dunque queste parole e gli eventi delle ultime ore gettano una lunga ombra sui Comandanti della Wagner che hanno partecipato a questa rivolta, soprattutto sul suo leader Prigozhin.
In ogni caso le prossime ore si preannunciano cruciali non sono per il conflitto fra Ucraina e Russia, ma per la stessa sopravvivenza dell'ordine Costituzionale Russo e del suo attuale Esecutivo.
L'esito di una defenestrazione dell'attuale Presidente russo e del suo Esecutivo e' tanto più probabile o improbabile a seconda di cosa faranno l'Esercito regolare e le forze federale, cioè in ragione della opposizione o meno al golpe.
Un Presidente fantoccio filo NATO e a favore della politica estera americana e' l'obiettivo di certe forze atlantiste, che così riuscirebbero dopo la Ucraina ad annientare la visione sociale ed economica del mondo propria della Russia, differente rispetto a quella che si sta consolidando a Ovest.
Riuscirebbero cioè così a implementare modelli di vita sociale ed economica che già stanni attecchendo in Occidente.
Una situazione fuori controllo, di contro, potrebbe portare in extremis al vertice di Mosca anche un falco e non un moderato come Putin.
A quel punto, ogni scenario sarebbe possibile
La Federazione Russa e' una potenza nucleare e alle strette, userebbe ogni arma e risorsa in suo possesso per ripristinare il controllo
La missione africana, dove il Sudafrica sta giocando un ruolo speciale, riflette chiaramente l'interesse delle nazioni BRICS nel trovare una soluzione alla crisi tra Occidente e Russia.
"[Il presidente sudafricano] Cyril Ramaphosa sta espandendo il fronte per la promozione della pace. La missione africana, nella quale il Sudafrica sta svolgendo un ruolo speciale, riflette chiaramente l'interesse delle nazioni BRICS nel trovare una soluzione alla crisi tra Occidente e Russia. Brasile, Indonesia , Turchia, Cina, così come la Città del Vaticano sperano nella più rapida risoluzione del conflitto ucraino e tutte stanno dando il proprio contributo, ognuna a suo modo e nei propri interessi nazionali, alla costituzione di un nuovo ordine mondiale multipolare ”, ha dichiarato Tiberio Graziani, Presidente di Vision & Global Trends, think tank internazionale.
Secondo Graziani, la missione africana persegue un obiettivo più significativo. “Insieme all'allargamento di quello che può essere definito un fronte di pace, la visita del presidente sudafricano prima a Kiev e poi a San Pietroburgo è, di fatto, un messaggio all'Occidente. I membri della missione dimostrano che coloro che sono impegnati per la pace non temo sanzioni. Il ricatto con sanzioni in una situazione in cui sempre più paesi insistono sulla risoluzione più rapida del conflitto rischia di diventare un'arma controproducente. Washington e Londra, ma anche Bruxelles, Kiev e Varsavia dovranno cambiare strategia, la NATO lo sa bene. E vedremo se accadrà dopo il vertice [NATO] a Vilnius l'11 luglio", ha aggiunto.
La delegazione, composta dal presidente delle Comore Azali Assoumani, dal presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, dal presidente del Senegal Macky Sall, dal presidente dello Zambia Hakainde Hichilema, dal primo ministro egiziano Mostafa Madbouly, dall'inviato speciale del presidente della Repubblica del Congo Florent Nsiba e l'inviato del presidente dell'Uganda Ruhakana Rugunda, è arrivata nei giorni scorsi a Kiev in missione per promuovere la pace e, dopo l'incontro con Zelensky, si è diretta a San Pietroburgo per incontrare il presidente russo Vladimir Putin. I colloqui con la parte russa hanno affrontato tutti gli aspetti chiave della crisi ucraina.
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Questo è il popolo e la nazione che la UE e gli USA e le forze atlantiste vorrebbero vedere soccombere nella guerra con la UCRAINA.
E la cui identità culturale di tradizione certe forze neonaziste vorrebbero cancellare...
Ciò è stato fatto seminando odio, rancore e risentimento fra il popolo ucraino e russo, in modo scientifico e pianificato da forze e potentati occulti che si muovono dietro le quinte, sobillando e ingannando.
Giovani e meno giovani soldati ucraini muoiono combattendo valorosamente da oltre un anno contro i Russi, convinti che i Russi siano orchi e persuasi di combattere per la integrità della madrepatria.
E così giovani e meno giovani soldati Russi combattono altrettanto valorosamente, per difendere i confini dalla tenaglia NATO e per garantire sicurezza alle popolazioni del Donbass bombardate e perseguitate dal regime di Kiev sin dal 2014.
A causa di chi ha voluto l'accerchiamento NATO di Mosca negli ultimi anni e di chi ha voluto questa guerra per procura fra Ucraina e Russia, e a causa di chi ha provocato sin dal 2014 la guerra civile nel Donbass e ha poi tradito gli accordi di Minsk in cui la Federazione russa aveva riposto la ultima speranza, la Ucraina e la sua regione russofona sono terre martoriate, bagnate di sangue e di lacrime.
Solo uno sforzo diplomatico internazionale che riconosca la verità storica e geopolitica può fermare la guerra fraticida fra uomini e donne, divisi dalla lingua e dalle tradizioni, ma con gli stessi cuori che palpitano per amore o passione, e con le stesse lacrime e gli stessi occhi per i propri figli o genitori o amici.
Siamo tutti fratelli e sorelle sulla Terra e solo la verità e il suo riconoscimento potrà restituire la pace e la giustizia a tutti noi, e scongiurare un conflitto su vasta scala che rischia di diventare uno scontro nucleare.
Scrivo a tutta la comunità per assumermi la responsabilità di una scelta, evidentemente controcorrente, in occasione della scomparsa di Silvio Berlusconi.
Di fronte a questa notizia naturalmente non si può provare alcuna gioia, anzi la tristezza che si prova di fronte ad ogni morte. Ma il giudizio, quello sì, è necessario: perché è vero che Berlusconi ha segnato la storia, ma lo ha fatto lasciando il mondo e l’Italia assai peggiori di come li aveva trovati. Dalla P2 ai rapporti con la mafia via Dell’Utri, dal disprezzo della giustizia alla mercificazione di tutto (a partire dal corpo delle donne, nelle sue tv), dal fiero sdoganamento dei fascisti al governo alla menzogna come metodo sistematico, dall’interesse personale come unico metro alla speculazione edilizia come distruzione della natura. In questo, e in moltissimo altro, Berlusconi è stato il contrario esatto di uno statista, anzi il rovesciamento grottesco del progetto della Costituzione. Nessun odio, ma nessuna santificazione ipocrita. Ricordare chi è stato, è oggi un dovere civile.
Per queste ragioni, nonostante che la Presidenza del Consiglio abbia disposto (https://www.governo.it/it/articolo/bandiere-mezzasta-sugli-edifici-pubblici-e-lutto-nazionale-la-scomparsa-del-presidente) le bandiere a mezz’asta su tutti gli edifici pubblici da oggi a mercoledì (giorno dei funerali di Stato e lutto nazionale), mi assumo personalmente la responsabilità di disporre che le bandiere di Unistrasi non scendano.
Ognuno obbedisce infine alla propria coscienza, e una università che si inchini a una storia come quella non è una università.
Col più cordiale saluto,
il Rettore
Tomaso Montanari
Professore ordinario di Storia dell'arte moderna
Rettore dell'Università per Stranieri di Siena
Comprendere come si sta configurando la struttura delle relazioni internazionali non è una sfida semplice, considerate anche le vicende relative al conflitto tra Russia e Ucraina che rendono lo scenario mondiale turbolento e incerto. Il libro “Indagine sul multipolarismo” accetta la sfida ed impegna una serie di studiosi internazionali (russi, statunitensi, cinesi, italiani, francesi) nell’analisi del concetto. Infatti, il multipolarismo è la categoria su cui ruota tutto il contenuto del volume. Esso viene disarticolato, quasi vivisezionato, in una miriade di analisi, che richiedono un notevole impegno al lettore per essere ricomposte in un quadro di sintesi tale da fornire una guida interpretativa.
Viene dispiegato un vasto armamentario concettuale costituito da modelli e teorie di vario genere che offrono molti interrogativi e qualche risposta che illumina il cammino analitico dei lettori. Per gli esperti di geopolitica e studiosi di relazioni internazionali costituisce una palestra per esercizi teorici rivolti ad irrobustire le loro capacità speculative, per il lettore meno esperto e non aduso ad un linguaggio specialistico rappresenta sicuramente una lettura utile ma particolarmente impegnativa e sfidante. Insomma, il libro non si legge tutto di un fiato comodamente seduti su una poltrona.
Il presupposto da cui le analisi contenute nel volume si muovono è la presa d’atto che siamo in una fase storica di progressiva redistribuzione del potere e del prestigio internazionale. Pertanto, è sempre più necessaria una seria riflessione sul multipolarismo anche perché il suo contenuto nel linguaggio corrente è spesso carico di una forte ambiguità come uno degli autori (Alessandro Colombo) riconosce nella ampia prefazione.
Il multipolarismo è una categoria delle scienze politiche, ed in particolare delle relazioni internazionali, la quale unitamente a unipolarismo e bipolarismo descrive la struttura del sistema internazionale e da conto della configurazione del potere a livello mondiale sia esso militare, politico, economico, tecnologico e culturale. Insomma, ci dice come il potere è distribuito nel mondo, a quali attori statali si ascrive e i punti di concentrazione. Il valore è essenzialmente analitico descrittivo. Oggi invece a questo concetto viene attribuita una valenza anche normativa, cioè sarebbe una configurazione secondo alcuni ideale verso cui tendere al fine di avere un ordine mondiale stabile, sicuro e pacifico, ovviamente da preferire alle altre due forme.
Considerata quest’ambiguità concettuale, in cui l’essere si sovrappone al dover essere, è apprezzabile il fatto che gli autori del volume cerchino di dare un contributo per chiarire il significato e l’utilizzo del concetto stesso. Da un lato si cerca di capire quali sono le tendenze che guidano il sistema mondiale, da un altro invece si ragiona sulla efficacia di un sistema multipolare nelle relazioni internazionali.
L’interrogativo decisivo lo pone Antonio Colombo il quale domanda se ha senso chiedersi se il sistema internazionale sia unipolare, multipolare o bipolare.
Una strada analitica da percorrere è capire – sostiene Colombo – come all’interno di un’area regionale si distribuisce il potere rinunciando a rinchiudere tutte le regioni in una medesima scacchiera diplomatica e strategica dettata da unipolarismo, bipolarismo e multipolarismo.
Se si adotta questa prospettiva si percepisce l’emergere di un ordinamento spaziale alternativo (l’India in Asia meridionale, il Brasile in America Latina, il Sud Africa nell’Africa sub-sahariana, la Cina in Asia orientale, la Russia tra Europa e Asia, l’Unione Europea), edificato sulla capacità di organizzazione delle singole regioni e sulla (progressiva) esclusione di qualunque interferenza esterna nelle proprie dinamiche di pace e di guerra.
Dal 1648 al 1945 il mondo ha visto il susseguirsi di Sistemi Multipolari, dove la distribuzione del potere è a capo di un numero ristretto di attori. Dal 1945 circa in poi, durante la Guerra Fredda si afferma un sistema bipolare dominato dagli Usa e dall’Unione Sovietica. Con il crollo di Berlino emerge un sistema unipolare che intorno al 2007/2008 presenta una configurazione di transizione verso forme differenti che hanno tratti multipolari e bipolari, a seconda della prospettiva di osservazione ed in cui la dimensione regionale assume una sempre maggiore rilevanza come viene messo in evidenza da diversi autori.
In questo contesto assume una particolare rilevanza il fattore “tecnologia”. Il sistema internazionale si sta configurando su un bipolarismo tecnologico in cui gli Usa e la Cina giocano la partita principale. Gli altri attori presenti nell’arena geopolitica politica mondiale ed in particolare l’Europa, relativamente alle piattaforme digitali, infrastrutture di trasmissione, cavi e data store, intelligenza artificiale stanno cercando di recuperare il divario rispetto ai due attori principali. L’Europa gioca una partita rivolta a costruire una propria sovranità tecnologia presupposto di una autonomia strategica che ancora non riesce a sviluppare a pieno e capace di metterla in grado di scalfire la supremazia tecnologica di Pechino e Washington.
Epicentro del libro sono gli articoli dello studioso russo Andrej Kortunov, direttore del Russian International Council di Mosca e autore del saggio “Tra policentrismo e Bipolarismo” e Phil Kelly geopolitico statunitense che si confronta con il russo nell’articolo “La transizione attuale della politica globale”.
Kelly sostiene che la politica globale sta attualmente passando dall’unipolarismo a una costellazione diversa, che sarà, molto probabilmente, bipolare o multipolare. Dove tale transizione giungerà, al momento non è ben chiaro.
La multipolarità è diventata nella concezione di Kortunov- afferma Kelly- «nient’altro che un’immagine dell’ordine mondiale desiderato, tratteggiata con le linee più sottili».
Un’alternativa convincente al multipolarismo sarebbe il multilateralismo, perché si baserebbe più sulla cooperazione e sugli interessi comuni tra tutti gli stati piuttosto che su una gerarchia di potere e privilegio.
Il multilateralismo di Kortunov, sembra tradursi in una focalizzazione sui mercati comuni e sul modello di integrazione regionale.
In definitiva, sostiene Kelly, Kortunov ci offre poco per spiegare perché il suo multilateralismo segni un miglioramento negli affari esteri o come possa essere raggiunto. Una lettura contemporanea dei mercati comuni potrebbe indicare, al contrario, un progresso ritardato verso livelli più elevati di integrazione.
Le previsioni dei due autori divergono in modo sostanziale. Mentre Kelly intravede un’era di disordine e conflitto, Kortunov ipotizza che la terra andrà incontro ad un epoca di integrazione pacifica e stabilizzante. Kelly sostiene la sua tesi utilizzando la teoria dell’equilibrio del potere, il realismo e altre teorie che, come viene ampiamente illustrato, sostengono la previsione di una transizione turbolenta verso un ordine mondiale che ancora deve definire i contorni.
In conclusione, la multipolarità, riprendendo il pensiero di uno degli autori, Côme Carpentier de Gourdon, è uno dei caratteri che sovente si ritiene essere tipico dell’architettura attualmente in evoluzione del mondo moderno; soprattutto dopo la crisi del 2007/08 che ha colpito profondamente le economie occidentali dominanti e stimolato contemporaneamente l’ascesa di Cina, India, Russia e di altre nazioni emergenti.
Rispetto alle tendenze future che disegneranno le configurazioni future del sistema internazionale vale come guida l’affermazione dell’autore francese ”Le teorie sono come le carte astrologiche. Mappano le configurazioni celesti e delineano le possibili conseguenze, ma non possono fornire certezze sul futuro”.
Scheda del libro
INDAGINE SUL MULTIPOLARISMO. Pareri a confronto
A cura di Tiberio Graziani – Prefazione di Alessandro Colombo
Autori: Paolo Bargiacchi, Alberto Bradanini, Côme Carpentier de Gourdon, Aymeric Chauprade, Aleksej Gromyko, Phil Kelly, Andrej V. Kortunov, Zeno Leoni, Andrea Muratore, Igor Pellicciari, Emanuel Pietrobon, Huasheng Zhao.
Collana Giano. Relazioni Internazionali diretta da Tiberio Graziani.
Edizioni Callive, Roma 2023 – ISBN 9788889991749 – Euro 20