L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Il "Mulinum" (clicca sulla foto per il video) |
Della Calabria, quando di solito se ne sente parlare, si citano i “Bronzi di Riace”, o magari una baraccopoli di disperati usati per la raccolta di qualche prodotto locale sorta nei pressi di un centro urbano, ma quasi mai la si cita per le attività culturali o le eccellenze che la regione producono, volano per la rinascita di un territorio da tempo dimenticato che comincia a farsi sentire sia a livello nazionale che internazionale. “Benvenuti al Sud” dall'omonimo film, più che una scommessa è una promessa.
Petrizzi - "Borgo del Convento" (clicca sulla foto per il video) |
La regione con il progetto “Undiscovered Italy Tours” ideato dalla Camera di Commercio di Catanzaro con il sostegno del comune di Soverato, la collaborazione sul territorio dell'agenzia di viaggi Antoior Travel ed il patrocinio dell'Enit, ha voluto mostrare alcune sue eccellenze e che non è soltanto terra di emigrazione, bensì terra del futuro, dove cultura, belezze naturali, economia e clima potrebbero regalare all'uomo quel giusto equilibrio per un vivere sempre più armonico.
Si inizia con una visita al Mulinum . E' la prima azienda agricola italiana che nasce da una straordinaria operazione di crowdfunding , realizzata grazie all'intraprendenza di un giovane calabrese, Stefano Caccavari, e alla conseguenza risposta ottenuta attraverso i social network (a luglio 2019 raccolti 1.436.000 euro). Tale raccolta, tuttora aperta e in continua espansione, è stato il motore di un progetto di filiera, controllato in ogni passaggio, che rilancia la coltura bio dei grani antichi locali, la produzione di farine
Catanzaro - mostra di "Chagall" (clicca sulla foto per il video) |
integrali macinate esclusivamente a pietra, in luoghi, i Mulinum appunto, prodotti in mezzo alla natura e facilmente raggiungibili dalle città, dove le farine vengono macinate a vista, si panifica il pane con ricette tradizionali e lievito madre, si possono gustare straodinarie pizze agricole e accadono eventi culturali, corsi di formazione e percorsi didattici.
Il Borgo del Convento a Petrizzi, è un monastero del XV Secolo adagiato sulle colline del mare Ionio che si specchia nel golfo di Squillace. Nel periodo bizantino fino al 1060 i monaci basiliani di rito greco (fuggiti dall'oriente per le invasioni arabe) costituirono cenobi nel golfo di Squillace e nella valle del Beltrame: da Soverato fino alla Pietà e nei dintorni di Petrizzi. L o indica i nomi delle icone e dei luoghi: san Basilio, san Martino, Santareda (santa Trade), Santagasi (Agazio), santo Mina' (Menna), Madonna da Litra (Idra), san Pietro, san Calogero etc. Oggi questo iconico pezzo della nostra storia, monumento protettore del patrimonio
Tiriolo - reperti archeologici (clicca sulla foto per il video) |
artistico e culturale italiano, è un elegante agriturismo nonché sorprendente location per matrimoni, eventi e feste.
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Nel Centro storico di Catanzaro è molto visitata La mostra “ Chagall. La Bibbia ” con 170 opere grafiche esposte del celebre artista, a cui si aggiungono i lavori di due celebri artisti contemporanei, Max Marra e Antonio Pujia, a completamento di un'inedita e approfondita narrazione
San Floro - "Coop. Nido di seta" (clicca sulla foto per il video) |
del testo biblico, tra storie e creature fantastiche.
A Tiriolo c'è un vero e proprio tuffo nella cultura e nelle origini degli antichi Bretti. Si racconta della tessitura e delle origini dello storico scialle calabrese (“il vancale”), con il suo museo del costume ei telai con cui si tesseva. Interessantissimi gli scavi nell'area archeologica e il museo degli strumenti musicali .
Tiriolo - museo del costume (clicca sulla foto per il video) |
La Calabria va fiera per i suoi vini, le prestigiose aziende tenute “Lento” , azienda che produce vini di qualità utilizzando varietà autoctone come il “Greco bianco, il “Maiocco”, il “Greco nero”, ne è un esempio. Sono tutte varietà legate al territorio e portano fuori dalla regione il sapore della terra dove nascere. I vini vengono esportati in tutto il mondo. L'azienda, arrivata alla quinta generazione, si trova in una posizione particolare della Calabria, proprio al centro, tra il mar Tirreno e il mar Jonio, in una posizione molto fortunata per le uve, siamo a cinquecento metri sul livello del mare, tra il golfo di Sant'Eufemia e il golfo di Squillace.Oltre alle caratteristiche del suolo le uve beneficiano dell'esposizione alla brezza del vento che dal Tirreno tira verso lo Jonio. l'
Tiriolo - museo degli strumenti musicali (clicca sulla foto per il video) |
La cooperativa Nido di Seta si occupa di gelsibachicoltura, ovvero dell'allevamento del baco da seta (Bombyx Mori), il bruco artefice del bozzolo di seta. I bozzoli, dopo un accurato processo di selezione, vengono destinati in parte alla riproduzione e in parte alla produzione del filato più prezioso del mondo: la seta. Nell'incontaminata pineta di San Floro sorge uno splendido gelseto di più di 3000 piante della varietà Kokuso che rappresenta l'anima del lavoro. Le foglie degli alberi di gelso costituiscono la sola ed unica fonte di alimentazione dei bachi da seta. Le more di gelso, frutti di colore violaceo e sapore dolce, vengono destinati alla produzione della confettura extra biologica.
“Nido di Seta” produce seta seguendone tutta la filiera: dall'allevamento bio del baco fino all'ottenimento del bozzolo dal quale, mediante gli strumenti e le tecniche tradizionali calabresi, il filo di seta viene estratto, ritorto, sgommato, tinto, utilizzando esclusivamente i pigmenti naturali tipici del territorio (quali ad esempio la cipolla di Tropea). Il prezioso filato viene poi destinato alla creazione di tessuti realizzati su antichi telai del 1700 per la creazione di sciarpe, cravatte, accessori e capi di alta sartoria. Molto importante è anche la linea di gioielli che combina la morbidezza e lucentezza della seta alla ceramica di Squillace DOC e al pregiato legno di gelso.
Tenute "Lento" (clicca sulla foto per il video) |
Particolarmente suggestiva è la statua della “Pietà” del Gagini nell'antico Borgo di Soverato.
L'opera proviene dal convento di Santa Maria della Pietà ( situata oggi nel territorio del comune di Petrizzi, ma allora di Soverato), che subì danni dal terremoto del 1783: in marmo bianco carrarese, raffigurante la Vergine avente in grembo il Cristo morto , la bella statua porta nel volto della Madonna i segni di un profondo, umanissimo dolore, assai lontano dal modello della Pietà di Michelangelo. Serena è invece la morte del Cristo. Il lavoro è molto accurato. Il convento di santa Maria dopo il terremoto restò abbandonato. Gli arredi sacri vennero divisi tra Soverato e Petrizzi.
Soverato è un suggestivo borgo medievale, fondato tra il IX e X secolo sotto la dominazione Bizantina, dove sono ancora presenti i ruderi dell'antico abitato. A seguito della conquista Normanna, fu parte dei feudi di Squillace e Catanzaro, nonché principato delle famiglie aristocratiche, Aragona-Borgia, Scoglio e infine Marincola.
Ma la Calabria non è solo cultura, mare e agricoltura, è anche regina di gastronomia; ottimi i ristoranti “Il frantoio ” con i suoi prodotti tipici a Soverato, lo “Swing ” sempre a Soverato e la “ Tenuta delle Grazie ” a Lamezia Terme .
Soverato - la "Pietà" di Gagini (clicca sulla foto per il video) |
Il futuro passa per la riscoperta del nostro Sud.
Una sala convegni a Tashkent |
L’Uzbekistan è un paese dell'Asia Centrale, da sempre corridoio di passaggio tra India da una parte, Russia, Persia e Penisola Arabica dall’altra. Qui sono nate e hanno avuto diffusione le principali religioni: dallo Zoroastrismo al Buddhismo, dall’Ebraismo al Cristianesimo fino ad arrivare all’Islam e alla sua dimensione mistica, il Sufismo.
Professori a Samarkanda |
Samarcanda, Bukara e Khiva sono il simbolo di un patrimonio culturale dal valore immenso, ma ancora poco conosciuto fuori dai confini nazionali. Le motivazioni sono da ricercare nelle complesse vicende storico-politiche che hanno riguardato il paese negli ultimi decenni: dopo aver ottenuto l’indipendenza dall’ex Unione Sovietica nel 1991, la ricostruzione politica ma anche sociale del paese è stata tutt’altro che semplice.
Una tappa importante nella storia attuale dell’Uzbekistan sono state le elezioni legislative parlamentari, le prime dall'arrivo alla guida del Paese del Presidente Mirziyoyev, che hanno avuto luogo il 22 dicembre scorso.
Sono state avviate numerose riforme ed un processo di democratizzazione del Paese sin dal 2016; programmi mirati ad affrontare, in primo luogo, quelle questioni sociopolitiche riguardanti gli interessi vitali dei cittadini uzbeki. Vengono altresì sostenute strategie per i giovani, considerati la risorsa più importante sulla quale investire.
Dall’inizio dell’anno il COVID-19 è divenuto una questione centrale nell’agenda globale. Su questo argomento il Presidente ha proposto un fondo comune per assicurare la
Hostess del treno Tashkent Samarkanda |
tutela dei cittadini di tutti i Paesi vicini colpiti dalla pandemia, e la vicenda è seguita con attenzione anche dai giovani volontari uzbeki. Nel paese i giovani costituiscono più della metà della popolazione e la salvaguardia dei loro diritti, della loro libertà e interessi legittimi sono la priorità. Con le loro promettenti iniziative, progetti sociali e volontari, sono attivamente coinvolti nel sostenere la popolazione più vulnerabile e nella promozione di nuovi programmi di tutela per i contagi.
Il lago D'Aral |
La politica incentiva scambi bilaterali, socio-economici e culturali con altri paesi, Italia compresa. Si tratta di un’apertura senza precedenti e certamente un risultato “storico”. Lo scorso 23 settembre, lo stesso Presidente, durante la 75ma Sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha ampiamente evidenziato i vari aspetti caratterizzanti il suo programma ed ha ancora una volta ribadito l’adesione ai principi delle Nazioni Unite.
In virtù di questa apertura sono stati ripresi e intensificati i contatti con il nostro paese, in particolare con l’associazione culturale Ncr.it, di cui ne è presidente il dott. Salvo Cacciola, il quale ha visitato più volte il Paese ed è stato invitato, per la seconda volta, dal Governo uzbeko in qualità di osservatore internazionale alle elezioni del nuovo Parlamento.
Questa sua missione in Uzbekistan è stata anche l’occasione per ricostruire i progressi degli ultimi anni e fare il punto
Danzatrice uzbeka |
sulla situazione attuale di molte Regioni del Paese, a partire da quella politica: l’attuale Presidente Mirziyoyev ha preso il posto dello scomparso Presidente, Islom A. Karimov, che Cacciola conobbe personalmente ad un Convegno Mondiale per la ricostruzione delle zone rurali e per i progetti sostenibili sull'ambiente. La collaborazione tra l’associazione con Tashkent risale al 2012 e da allora non si è mai interrotta, salvo brevi periodi; l’occasione fu data dalla situazione del “Lago di Aral”, il quarto lago salato più grande del mondo, di origine oceanica, che nel giro di pochi decenni era stato prosciugato quasi totalmente da un progetto ideato dal regime di Stalin, che avrebbe voluto impiantare in quell'area un’imponente produzione di cotone affinché l’Unione Sovietica diventasse il secondo produttore di cotone al mondo. Il referente iniziale in Uzbekistan dell’associazione italiana fu il presidente del Movimento Ecologico Parlamentare dell’Uzbekistan con il quale, alla presenza di molti Ministri, Cacciola a nome
Il Presidente Mirziyoyev |
dell’associazione firmò un Memorandum d’Intesa di partenariato. A seguito di questo accordo, fu possibile osservare e studiare da vicino la drammatica metamorfosi subita dall’ambiente e l’associazione italiana poté così dare un importante contributo documentaristico. A tutt’oggi collabora assiduamente con il nuovo Ambasciatore dell’Uzbekistan in Italia, S.E. Otabek Akbarov, molto impegnato ad incrementare i rapporti socio-economi e culturali con il nostro Paese. Numerose le iniziative portate avanti, soprattutto quelle rivolte alla tutela e conoscenza dell'ambiente: favoriti i programmi di sviluppo tecnicoscientifico con Istituti, Università italiane ed Uzbeke di ogni ordine e grado.
Il 31 Maggio, nella splendida e austera cornice del Salone Nobile dell'IPSAR - Istituto Portoghese di Sant'Antonio a Roma, incastonato nel complesso della struttura dell'omonima Chiesa del '600, nota per la sua acustica e per il suono netto e possente dell'organo che vi si trova, ma apprezzata soprattutto per essere la Chiesa rappresentativa della Nazione Portoghese in Italia, si è tenuto il Workshop 'IL PORTOGALLO PER LA PROPOSIZIONE DEL FUTURO DEL TURISMO GLOBALE' curato dalla Dott.ssa Fiorella Ialongo. Una iniziativa particolarmente significativa, maturata su consiglio del Prof. Francisco de Almeida Dias dell'IPSAR, confortata dal parere della Prof.ssa Barbara Antonucci - Direttore del Master in 'LINGUAGGI DEL TURISMO E COMUNICAZIONE INTERCULTURALE', dell'Università di Roma Tre - e quindi condivisa e sostenuta con entusiasmo dall'Ill.mo Magnifico Rettore dell'IPSAR S.E. Mons. Agostinho da Costa Borges.
Dopo la presentazione e l'introduzione al Workshop da parte dell Dott.ssa Ialongo - Docente del Master e curatrice dell'incontro -, Monsignor da Costa Borges, anche nella Sua qualità di Addetto agli Affari Culturali dell'Ambasciata del Portogallo presso la S. Sede, ha pronunciato un breve indirizzo di benvenuto agli Ospiti, sottolineando l'importanza delle esperienze che possono maturate nel muoversi per il Mondo, a contatto con culture e realtà sociali diverse: il tutto, quale stimolo, spinta, tanto per rafforzare il sé che per dare sostanza alle aspirazioni.
Gli interventi dei relatori sono stati tutti ricchi e significativi, guidati con amabile e fattiva premura dalla Dott.ssa Ialongo: vero e proprio fil rouge che ha collegato e guidato i relatori del Workshop.
Particolarmente significativi, gli interventi di quei rappresentanti del mondo imprenditoriale - anche a livello istituzionale - che hanno ben testimoniato la grande attenzione riservata al mondo delle start up ed alla loro evoluzione.
Tutti hanno posto l'accento sul valore imprescindibile dell'innovazione, e come questa susciti la concomitante sinergia data dall'incontro di competenza, collaborazione e cooperazione, trovando compiuto coagulo nel lavoro di squadra, in quell'operare in team che è il teatro ideale in cui le idee, i progetti, i programmi, vedono la loro più felice realizzazione.
Pur se con accenti diversi, improntati al sostegno che le diverse Nazioni offrono alle start up e quindi all'innovazione, tutti i relatori hanno saputo trasmettere entusiasmo, concretezza e sostegno anche toccando il delicato ma essenziale tema della ricerca di fondi: dalla Prof.ssa Barbara Antonucci all'Arch. Hassane Assi (Pres. Associazione Amici del Libano in Italia), alla Dott.ssa Liliane de Quieroz Antonio (Consigliera del Cons. dei Cittadini Brasiliani del Consolato Gen.le del Brasile a Roma), al Dott. Andrea Dal Piaz (Responsabile della piattaforma Dock-3, the startup lab), al Dott. Valentino Giuliani (Resp. Blue Growth-Economia del Mare, di Lazio Innova), alla Dott.ssa Emilia Cozzolino (Tutor di Spazio Attivo, Roma), alla Dott.ssa Grazia Marino e al Dott. Antonio Falanga(rispettivamente CEO e Fashion Producer di Spazio Margutta), al Dott. Roberto Magnifico (Partner e Board Member di LVenture Group), per concludere con le interviste della Dott.ssa Ialongo al Prof. Fulvio Giannetti (Founder e CEO di Lybra.tech), al Dott. Antonio Calia (Founder e CEO di Manet), al Dott. Valerio Rossi (Founder e CEO di Monugram), all'Arch. Gloria Arditi (Socio fondatore e membro del Cons. Direttivo di LoveItaly). In chiusura, giusto epilogo e tributo agli eccellenti Padroni di Casa, è intervenuto il Dott. Marcelo Rebanda (Direttore per l'Italia di Turismo de Portugal) che ha messo in risalto gli sforzi del Suo Paese nel superare la pregressa crisi, innovando e diventando una Nazione leadernel turismo e nell'accoglienza di quanti - sempre più numerosi - visitano il Portogallo, innamorandosene e scoprendone le bellezze.
Chi ascoltava con attenzione i diversi interventi, specie durante le interviste, è rimasto colpito dall'entusiasmo, dalla giovanile esuberanza e dalla maturità espressa dai protagonisti di queste nuove realtà, accomunati dalla capacità di saper interpretare con intelligenza vivace il momento che le diverse realtà della Società affrontano e vivono. La luce nei loro occhi, la capacità espressiva, la fluente conoscenza delle lingue e delle tecniche, sono state la cartina do tornasole di un Workshop dagli elevati e significativi contenuti.
Al termine, dopo i ringraziamenti ai relatori ed agli intervenuti, i rinnovati saluti del Magnifico Rettore Monsignor Agostinho da Costa Borges, del Prof. Francisco de Almeida Dias e della Dott.ssa Fiorella Ialongo che, insieme a tutti gli intervenuti, hanno dato vita ad un momento di networking per proseguire informalmente lo scambio di idee e progettualità. Infine si sono alzati i calici in un bene augurale e apprezzato brindisi con un vin d'honneur proposto dalla MM Scavia Winery Group, utile a sottolineare l'eccellenza vitivinicola italiana e la sua capacità innovativa attraverso prodotti caratterizzati dal gusto inconfondibile e morbido di vini rari per i loro profumi e la loro struttura, ricchi di quel sapiente amore per la Terra saputo trasfondere in decenni e decenni di esperienza. Il brindisi è stato sostenuto dalla degustazione dei salumi dell'Azienda Agricola artigiana Savigni.
Mai come in questo momento storico abbiamo bisogno di confrontarci con l’equilibrio ambientale del nostro pianeta e anche un viaggio nei grandi spazi australiani ci fa ripensare al nostro essere in comunione „empatica“ con la natura.
Il RAINBOW SERPENT risalendo dalle viscere della terra ha creato rilievi montuosi e canyon ed ora abita nelle pozze d’acqua del deserto australiano.
Siamo in Australia sudoccidentale e stiamo ricordando la leggenda del serpente mitologico che le tribu’ locali dei Ballardong credevano avesse dato origine allo spettacolare massiccio della Wave Rock, formazione rocciosa che ricorda una gigantesca onda che sta per infrangersi.
Questa struttura granitica si trova nell‘Hyden Wildlife Park, una riserva naturale di 160 ettari a circa 340 km a sud-est di Perth, zona considerata uno dei luoghi piu‘ interessanti e antichi dell’Australia.
La Wave Rock, alta 15 metri e lunga circa 110 metri, si ritiene che originariamente fosse sepolta nel sottosuolo e che in seguito emerse a causa delle erosioni di agenti atmosferici, come vento e pioggia, le quali hanno creato nei millenni sul granito strisce verticali grigie, ocra e rosse, colori derivanti dall’incontro di diverse composizioni di minerali presenti nella roccia e che, tra l’altro, cambiano colore in ogni momento del giorno.
Come si puo‘ rilevare dalla carta geologica, l’angolo sudoccidentale del continente corrisponde alle rocce piu‘ antiche, si tratta del cratone (antico continente) Yilgarn con rocce che contengono tra l’altro gli zirconi piu antichi del pianeta risalenti a circa 4,4 miliardi di anni fa. Con una passeggiata a piedi si arriva alla Bates Cave, una grotta con graffiti di circa 200 anni fa; leggende tribali vogliono che in questa grotta si rifugiasse Mulka, figlio cieco la cui cecita‘ si dice derivasse da una sorta di di punizione divina perche‘ frutto di unione proibita tra un uomo e una donna di due tribu aborigene diverse. Inoltre si racconta che questa figura mitologica non potendo cacciare mangiasse i bambini, infatti la grotta e‘ cosparsa da impronte di piccole mani tutt’ora visibili e, anche per questo, i discendenti delle tribu locali si tengono lontano da questo luogo.
La zona dell’Hyden Wild Life Park e‘ molto interessante da visitare, oltre che per la famosa Wave Rock, anche per la presenza del vicino lago e per la possibilita‘ di entrare in contatto diretto con panorami molto lontani dalla nostra realta, i quali in un certo senso ci permettono quasi di „perderci“ nella natura ed entrare in contatto con noi stessi e quindi anche dandoci la possibilita‘ di osservare il nostro patrimonio naturalistico in modo diverso da come abbiamo fatto fino ad ora.
Nuovo atto di mecenatismo culturale della Maison Bvlgari per l’area sacra di Largo Argentina. In totale un milione di euro per il sito che tornerà nuovamente accessibile per turisti e cittadini.
Roma, 18 febbraio 2019 – L’area sacra di Largo Argentina sarà accessibile e visitabile per la prima volta in modo sistematico da romani e turisti grazie a un nuovo atto di mecenatismo culturale. Una erogazione liberale del valore di 500.000 euro è, infatti, l’oggetto di una convenzione siglata tra Roma Capitale e Bvlgari che consentirà di effettuare una serie di interventi volti a una significativa valorizzazione del sito archeologico.
La somma donata quest’anno andrà ad aggiungersi al residuo di € 485.593,58 dei fondi elargiti per il restauro della Scalinata di Trinità dei Monti, così come previsto nella convenzione stipulata con la Maison Bvlgari nel 2014 in cui si stabiliva che gli eventuali residui sarebbero stati destinati ad altri interventi sul patrimonio culturale di Roma Capitale.Il progetto per l’area di Largo Argentina può dunque beneficiare di circa 1 milione di euro e prevede interventi che consistono nella costruzione e nel posizionamento di passerelle che consentiranno di percorrere l’area in sicurezza, nella musealizzazione di uno spazio attualmente adibito alla conservazione dei reperti e nella predisposizione di tutti i servizi al pubblico per consentire una agevole fruizione del luogo.
L’area è il più esteso complesso di epoca repubblicana, ospita quattro templi romani che vanno dal IV al II secolo a.C. e custodisce il basamento di tufo della Curia di Pompeo, presso la quale avvenne l’assassinio di Giulio Cesare il 15 marzo del 44 a.C. (le famose “Idi di marzo”), come narrato da Cicerone.La Sovrintendenza sta attuando le procedure necessarie per la conclusione della fase progettuale e per l’affidamento dei lavori la cui conclusione è stimabile entro la metà del 2021.L’accordo siglato si inserisce nel più ampio programma di valorizzazione del patrimonio artistico e monumentale della città di Roma.
“Roma capitale della storia e della vita contemporanea grazie a Bvlgari potrà beneficiare nuovamente di uno dei siti archeologici più amati nel cuore della città. Con il Vicesindaco Bergamo stiamo lavorando per dare la possibilità a chi vive e chi visita Roma, sempre di più, di avere accesso ai luoghi culturali” dichiara la Sindaca di Roma Capitale Virginia Raggi.Jean-Christophe Babin, Amministratore Delegato del Gruppo Bvlgari ha aggiunto: “Siamo molto orgogliosi di questo nuovo regalo alla Città Eterna: dopo il restauro della Scalinata di Trinità dei Monti, fin dalla sua costruzione un irrinunciabile punto di ritrovo per romani e turisti, andremo a valorizzare un altro luogo al centro della vita sociale e spirituale dell’antica Capitale. I visitatori potranno finalmente apprezzare da vicino reperti di grandissimo pregio situati in un’area in cui coesistono costruzioni rinascimentali e medievali. Un respiro culturale che solo una città come Roma è in grado di offrire al mondo.”
Interno della Sorgente Gabriele |
Uno dei grandi temi che riveste un interesse rilevante, in ambito sociale e culturale, è legato al tema della natura e delle bellezze che da essa traspaiono. Da esperto paesaggistico e scenografo ambientale, spesso colgo occasione di entrare in comunione profonda con la natura, considerandola
Esterno della Sorgente Gabriele |
luogo di delizia e benessere, materiale e contemplativo.
A Palermo, sotto la via Umberto Maddalena, meglio conosciuta dai palermitani come “La Conigliera”, su di un terreno dell’Acquedotto di Palermo, immerso, in mezzo a una vegetazione di macchia mediterranea, si trova uno scrigno d’acqua, con piccole sorgenti che affiorano tra le rocce, raccolte in un cristallino laghetto, denominato Gabriele. Un luogo di una bellezza sconfinata, di cui sono rimasto affascinato.
Ho cercato di attingere notizie in merito alla sorgente, confrontandomi con l’addetto stampa dello stesso acquedotto palermitano, Francesca Currieri.
“Si tratta di una delle quattro fonti che contribuiscono all’approvvigionamento idrico della città” (inizia così il racconto della Currieri). “La storica Sorgente del Gabriele, tra le vie d’acqua che scorrono
Francesca Currieri |
nelle viscere di Palermo, è senza dubbio la più affascinante e carica di storia. Il nome deriva dall’arabo “Al Garbal” e vuol dire “Grotta Irrigante” e viene usato per designare, quattro sorgenti naturali, denominate Gabrielotto, Cuba, Nixio e Campofranco. Trattasi di 4 affioramenti di acqua, che risalgono ai primi del 700, molto vicini fra loro. Già durante la dominazione araba, queste acque venivano impiegate, non solo per usi igienici e domestici, ma anche per alimentare i mulini, allora numerosi in città e i bacini della Zisa e della Cuba. Inoltrandosi nel cuore delle sorgenti del Gabriele, ci si tuffa in un luogo fresco, dove l’acqua fluisce limpida e abbondante, scorrendo attraverso le rocce, formando bolle d’aria che danno vita a suggestivi cerchi concentrici e giochi d’acqua. E’ possibile udire il gorgoglio dell’acqua che fluisce dalle rocce e scorre sul fondo trasparente, in mezzo alle pietre, per poi insinuarsi nei cunicoli che la convogliano al ricettacolo, detto “Magistrale”. Suggestivo anche il laghetto formato dalla sorgente del Gabriele, che mantiene una temperatura costante sia in estate che in inverno. Le sorgenti del Gabriele hanno un grande valore storico e sono legate a uno dei più importanti servizi, offerti ai cittadini: quello dell’erogazione dell’acqua.
Interno della Sorgente Gabriele |
Nella penombra, si nota una scala ripida che conduce ad un ambiente fresco, coperto da un tetto, sostenuto da travi in cemento armato.
La fonte è provvista di illuminazione artificiale di tipo a led che, permette di godere al meglio, questa meraviglia della natura. L’acqua, che affiora tra le rocce, è fredda e limpida, lo spettacolo è magistrale.
Durante l’anno (continua la Currieri) “sono diverse le visite guidate alla Sorgente del Gabriele, promosse da talune associazioni culturali, in collaborazione con l’Amap e il Comune di Palermo. Il corso delle acque, derivate dalle fonti Gabriele, è raffigurato in un quadrone ad olio del 1722, conservato all'Archivio del Comune di Palermo”.
Attraverso l’intervista e le immagini riportate, ho avuto l’opportunità di entrare dentro la notizia, alla ricerca del tesoro arabo nascosto.
Si ringraziano la giornalista Francesca Currieri per la collaborazione
e Pippo Carollo, esperto di immagine, per le foto.
Simonetta Camilletti |
Ci sono dei gioiellini nel nostro paese che molti ci invidiano e di cui noi con sufficienza non ce ne rendiamo conto. Da secoli anzi, forse millenni, intere popolazioni hanno cercato un posto al sole tra le nostre amate sponde, sia per il clima, che le bellezze racchiuse nella nostra terra. Centinaia, forse migliaia di borghi dove la vita sembra voglia ridarci quello che la società tecnologica e postindustriale cercano di farci dimenticare: la genuinità dei rapporti umani, la sana alimentazione, la salubrità dell’ambiente, la bellezza intesa come arte, la consapevolezza di appartenenza ad una comunità.
Queste meravigliose cellule sono la nostra spina dorsale ma, protesi ad affrontare gli affanni della vita, non ce ne accorgiamo, eppure loro solo li, a ricordarci che forse un altro tipo di vita è possibile, questa è la forza della nostra terra, e “La forza della terra” è la manifestazione che si è svolta a Rocca di Cave in provincia di Roma, ma altrettante identiche, forse a migliaia, se ne svolgono in altre parti della nostra bella terra.
Rocca di Cave è un ridente comune posto sui monti Prenestini di quasi trecento anime a 933 metri sul livello del mare e ad appena 50 kilometri da Roma. Il paese è nato a ridosso delle mura della torre di avvistamento che i monaci benedettini edificarono nell’anno 850 per difendersi dalle continue incursioni dei Saraceni. Nel ‘400 passa poi sotto il dominio dei Colonna e diviene presto oggetto di controversie tra questi nobili e la Chiesa, così fu che nel 1482 Rocca di Cave venne presa d’assedio da Papa Sisto IV.
Ma il paese non è conosciuto solo per la torre, bensì anche per il suo Museo Civico Geopaleontologico “Ardito Desio”: 100 milioni di anni fa le terre emerse erano abitate dai dinosauri, come attesta la recente scoperta di tre reperti fossili appartenenti a un Tirannosauro, mentre un caldo mare tropicale ospitava una ricca barriera corallina, proprio intorno al territorio di Rocca di Cave; la sommità della rocca ospita poi un osservatorio astronomico a disposizione del pubblico durante le serate osservative organizzate dal museo.
A dare voce alla “ FORZA DELLA TERRA” il 19 agosto scorso il maetro Simonetta Camilletti, concertista, compositrice e docente di chitarra classica presso il conservatorio di musica di Santa Cecilia di Roma con il suo concerto per chitarra solista:”LA FORZA DELLA
Il prof. Umberto Bielli |
TERRA”, ha fatto letteralmente “vibrare” le mura del Castello Colonna e le numerose persone accorse estasiate, più di centocinquanta:felicissimo il connubio tra arte e storicità. A seguire una felice abbinata con una degustazione di cibi locali e vini pregiati sempre all'interno del museo castello Colonna. “Cantine aperte” la manifestazione che ha poi fatto da eco in tutto il paese al grande concerto della Camilletti. Numerosi gli interventi di personaggi del mondo della cultura, anche con telefonate in diretta. Giancarlo Benedetti, pittore di Rocca di Cave, ha colorato di gioia la serata con le sue tele e la poetessa Renata ha onorato la platea con un suo breve componimento sulla musica.
Lo scopo è stato, appunto, quello di affrontare la valorizzazione dei luoghi sotto il profilo della musica, intesa come cultura, del cibo, come prodotti della terra, e dei bambini del luogo, forza della terra/futuro da coltivare. Bisogna ammettere che la manifestazione, creata e guidata dal bravissimo prof. Umberto Bielli, ha colto nel segno.
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Non è facile descrivere la sensazione che si prova all' arrivo in una megalopoli eletta a capo di un territorio sconfinato, attraversato da ben sei fusi orari. Già il pensiero di esserci ti allarga la mente, ti palesa quell’altra parte del mondo che le paure degli uomini fino a pochi anni fa ti impedivano di vedere o, quanto meno, di viverne la realtà. Crogiolo di razze,dalla slava alla mongola, senza tralasciare i caucasici, Mosca appare per chi vive nelle nostre città come la città dei sogni. Spazi grandi, immensi, strade perfette, senza buche,delle quali la più piccola, escludendo il vecchio centro, è a immagine e somiglianza della nostra autostrada del Sole, semafori che ti contano i secondi prima che scatti il colore opposto, auto dai ventimila euro in su, numerose e disciplinate, pulizia ovunque, non un foglietto di carta per terra, dodici linee di metropolitana che collegano più di duecentocinquanta stazioni, salotti che racchiudono al loro interno veri e propri capolavori d’arte, treni che nelle ore di punta passano puntuali ogni tre/quattro minuti, non un graffio sulle carrozze, non sui muri dei palazzi, ordine dappertutto. 15 milioni di persone, la più grande megalopoli in Europa incanta e fa sognare il visitatore che viene dall’occidente, quasi sempre prevenuto e preoccupato di essere in terra di confine, complici i media occidentali. Niente di tutto questo; forse Mosca rappresenta quanto di meglio la vecchia Europa possa esprimere al momento: gente sana, non uno straccione per le strade, la gioventù va in discoteca per ballare e non per sballarsi con le anfetamine, casomai la loro droga è una birra in più.I russi vivono ancora, in cuor loro, la cultura dell’ex regime sovietico, nel quale droga e criminalità erano parole quasi sconosciute, la perversità dell’occidente ancora non ha attecchito da queste parti. Certo, anche i moscoviti hanno i loro problemi: l’acqua nelle case non è potabile, e quindi li si vede uscire dal supermercato con enormi bottiglioni d’acqua, ma loro non ci fanno caso, sono abituati sin da bambini, è normale. Per il rigido inverno sono attrezzati, si vive bene ugualmente.
Sono innamorati dell’Italia, dovunque si vada, dalla moda alla cucina, tutto parla italiano, e ciò nonostante le sanzioni. “I love Italy”, in tanti rispondono così quando si fa cenno al nostro paese; c’è da rimanere sbalorditi ma .... forse pensano al sole, al mare, ai nostri artisti e alle nostre canzoni, non credo ai nostri politici. Non è facile dialogare con le persone di una certa età, parlano solo il russo e credo si sentano sconfitti da un occidente che ha infranto il loro sogno, una vita solcata da dogmi e sentimenti di invincibilità. I giovani invece parlano in inglese e non c’è nessuna differenza nei modi e nella mentalità con un ragazzo o una ragazza di Madrid, Berlino o Parigi. Tutti con il loro smartphone o tablet, ma a Mosca forse il fenomeno è ancora più esteso che da noi; dai quarant’anni in giù tutti, indistintamente, sono incollati ai loro mondi virtuali; sarà che i tempi di percorrenza delle carrozze tra una fermata e l’altra della metropolitana , viste le distanze, sono lunghi, o perché il comune permette l’accesso gratis alla linea veloce di internet a tutti i cittadini, cosa che da noi corrisponde ad un sogno al chiaro di luna in una notte di mezz’estate, o sarà che finalmente possono vedere senza filtri come vivono gli altri in un mondo che una volta non gli era permesso scrutare e che ora scoprono molto più vicino a loro nei sentimenti e nei bisogni, che sia quel che sia, ben ritrovati fratelli.
L’animatore turistico è una professione sempre più ambita ed è doveroso spiegare i retroscena di una professione che sembra un gioco ma non lo è.
Ha fatto scuola l’istrionico Fiorello, passato poi al mondo dello spettacolo. Rosario Fiorello è l’ esempio vivente di quanto l’animatore debba avere un innato talento e spiccate doti comunicative. Ma non si può puntare tutto su una creativa improvvisazione cabarettistica perché questo lavoro diventi la professione di una vita, occorrono altre doti e una buona preparazione.
Quando nasce questa figura professionale? L’animatore nasce negli anni sessanta per completare e valorizzare l’offerta delle strutture ricettive di lusso, come una sorta di fiore all’occhiello per chi può permetterselo: i villaggi, crociere e alberghi. Con diffondersi del turismo di massa, si è affermato più che l’animatore singolo, il team di animatori , presente in ogni luogo di villeggiatura, dall’economico campeggio ai soli stabilimenti balneari, diventando il valore aggiunto di una di ogni struttura ricettiva.
Purtroppo, come accade spesso con l’aumento dell’offerta la qualità spesso lascia a desiderare. Non basta sognare luoghi esotici , la volontà di conoscere persone e una sana faccia bronzo per fare bene questo mestiere.
Occorre anche una buona dose di pazienza per lavorare in gruppo e quindi spiccata attitudine alle relazioni interpersonali e capacità organizzative notevoli.
“Un bravo animatore deve sapere organizzare il tempo degli ospiti della struttura in modo intelligente e divertente avere insomma capacità tecniche, e sportive” racconta Giovanni Malagò 35 anni, animatore da dieci nei villaggi Eden nell’Italia del sud. “ I giovani notano subito le opportunità e i vantaggi di questo lavoro ma poco sanno dei sacrifici, della professionalità e l’impegno che questa professione richiede “ Giovanni svela che sono importanti gli inizi. “Se si vuole fare carriera e ottenere le meritate soddisfazioni economiche occorre acquisire la giusta mentalità e iniziare bene, trovare subito un buon ingaggio per non perdere tempo prezioso in occupazioni inutili che non offrono niente dal punto di vista formativo ed economico” .
Una volta affrontata la giusta selezione Giovanni spiega che è altrettanto importante capire in quale ruolo si vuole assumere all’interno di un gruppo di animazione perché è bene definire le competente e i ruoli di ogni animatore per offrire un buon programma di animazione consono al target degli ospiti e ai mezzi che si hanno a disposizione. “Se si preferisce lo sport , meglio buttarsi sull’organizzazione di tornei sportivi e giochi piuttosto che sugli spettacoli” prosegue Giovanni “ma non è solo una questione di resistenza fisica. Ci vuole testa per individuare chi hai davanti e cosa può interessare. Sapere diversificare senza standardizzare” Fantasia, creatività, resistenza fisica e abilità motoria , capacità organizzativa. Insomma ce n’è abbastanza da affascinare i ben intenzionati e scoraggiare coloro che pensavano che animare fosse una questione di “feeling”.
Prima di tutto invito tutti a cliccare questo link: http://it.wikipedia.org/wiki/Danimarca
Qui saprete le cose che io non vi dirò mai o che vi dirò sbagliando tipo che la Danimarca non è nell’unione europea mentre lo è eccome, semplicemente ha mantenuto la sua moneta. Io vi racconto scorci di vita quotidiana a Copenhagen raccolti in un’estate insolitamente rovente per quelle latitudini.
Parliamo dunque delle terrazze condominiali a Copenhagen. Bene queste terrazze non sono quelle tristi distese di cemento dove orbita l’antennista in compagnia dell’amministratore in caso di guasti. Sono molto di più socialmente ed esteticamente. Sembrano quelle belle aree pic-nic che noi abbiamo sulle nostre montagne con tanto di parquet e spazio barbecue ma attenzione quest’ultimo non è un fornello sporco e nero, ma un lucente contenitore ovoidale ultramoderno e invogliante dal quale si ergono i fumi della carne messa allo spiedo.
Avete presente quei manifesti nostrani dove si informa il popolo della sagra del tortello a Borgo San Lorenzo? Ecco qui gli stessi manifesti vengono affissi sui portoni per far sapere ai cittadini che nel weekend sulla terrazza numero tale alla tale ora ci sarà la grigliata condominiale.
Gli altri spazi comunitari sono le corti interne dove vengono posteggiate le innumerevoli biciclette, posizionati i cassoni per la raccolta differenziata dei rifiuti e allestiti i parchi giochi per bambini sotto un pennone portante bandiera danese(ma non ho mai visto un bambino giocarci) Ma non finisce qui, la terrazza condominiale non è solo un luogo di ritrovo ma un sito dove molti, per lo più i più giovani e studenti, trascorrono la loro giornata.
Fin dalle prime ore della mattina vedi lo statuario danese in soli calzoncini che pratica flessioni e addominali come fosse in palestra, poco dopo raggiunto da un amico che porta su due tazze di nescafè e colazione. Arrivano poi le ragazze, e qui voglio sfatare un mito: signore e signori le danesi sono alte come noi italiane, non ho visto valchirie con stacchi di coscia chilometrici e se le ho viste sono nettamente in minoranza. Insomma gli uomini sono molto più all’altezza della loro fama e lo dico con la massima obiettività. Dicevo che arrivano le donzelle con libri e personal computer pronte a trasformare la terrazza in biblioteca a cielo aperto. Gusto il mio nescafè e spio a più non posso dalla finestra di cucina. Ogni tanto qualche coppia si scambia effusioni ma sono nanosecondi . Dopo lo studio è l’ora del pranzo al quale si aggiungono anche operai di passaggio, che approfittano del comodo barbecue. Pausa nescafè , di nuovo un po’ di flessioni (come faranno con le salsicce nello stomaco solo Dio lo sa) e di nuovo studio e lettura. Cala la sera e nell’intervallo che intercorre tra la cena e la sera la terrazza si svuota. Pochi coloro che cenano all’aperto, ma passata l’ora X ecco che il bancone si ripopola di ospiti e birre e udite udite la birra fa il suo effetto: si odono risate squillanti. Perché va sottolineato che tutti questi attimi di convivialità diurna trascorrono per lo più in silenzio e per me italiana sembra una magia o un maleficio, dipende dai punti di vista. Io ad esempio sono sempre più convinta di abitare in un palazzo di sordomuti immobili o fantasmi. Sempre a proposito delle terrazze va detto che sono luoghi dove non esiste integrazione tra etnie diverse tutto è ad uso e consumo dei veri danesi.
Il concetto di bellezza ed eleganza dei nordici come è risaputo è diverso da quello dei latini. Una metropoli come Copenhagen non ha negozi di abbigliamento che vendono abiti di alta moda. Nelle vie centrali si trovano grandi magazzini dal realismo impressionante e rivenditori di abiti in stile Postal Market.I negozi scarpe poi, ricordano quei banchi del mercato dove andiamo solo a fine mese prima dell’arrivo dello stipendio. Sono ripetitiva ma lo voglio ripetere: agli scandinavi non interessa la bellezza ,lo stile la forma, quella che imperversa nelle nostra società e che ha paralizzato tutto il resto. Ai nordici, complice anche una religione austera, preme la praticità e lo ha sperimentato la sottoscritta il giorno che è andata dal Frisør, parrucchiere in danese.
Di Frisør e ne ce ne sono molti in periferia ma non si riconoscono tanto sono anonime le vetrine. Assomigliano ai nostri vecchi barbieri o possono benissimo essere scambiati per negozi di telefonia. Di estetiste invece se ne vedono pochissime e mimetizzate. Per la vergogna forse?
Io sono capitata in una di queste celle benedettine perché la sua porta posteriore si affacciava sulla corte interna del mio palazzo e andando a gettare la spazzatura ho visto quel piccolo pertugio. Mossa dalla curiosità sono entrata e l’hair stylist, un ometto panciuto sui sessanta, nonostante la mia furtiva entrata da ratto non si è formalizzato e anzi mi ha fatto subito accomodare davanti allo specchio. Ho pensato “che fortuna proprio quello di cui avevo bisogno” e ho cercato di spiegare il taglio che volevo ma a lui era oltre, mi aveva già bagnato i capelli con uno spruzzino cilling bang e dopo mi ha sforbiciato la chioma in ben cinque minuti non un minuto di più. Una volta finita l’opera stava per rispedirmi fuori bagnata come un pulcino, solo il mio sguardo sgomento e allibito lo ha fatto desistere perché ha preso il phon e con poca attenzione alla piega ha tolto almeno l’umidità. Dopo questa gesto di carità ha chiesto 150 corone ossia euro 22. Perché il danese quando vuole la piega o il lavaggio lo chiede prima, e sono 50 corone in più e spesso mi hanno detto che non la chiede perché va di fretta e ha di meglio da fare.
Comunque chi vuole esagerare si faccia mangiare i piedi da Fish Kiss, in Skindergade 35 dove dei piccoli pesci turchi ancora bambini, (quando crescono diventano almeno 50 cm) stanno in delle piccole vasche e mangiando le pelliccine ai piedi delle signore fanno loro un bel massaggio per la cifra 100 corone ogni 15 minuti. Non vi limano le unghie e non vi passano lo smalto però con cinque euro in più , nel mentre potete bere un bicchiere di champagne. La commessa , Karina di nome e di fatto mi ha confessato che è frequentato solo da turisti. “Se non altro non trovate bande di animalisti pronti a saltarvi al collo come accadrebbe in italia” le volevo rispondere “dove per un pronto soccorso si deve aspettare 16 ore e va bene a tutti ma il pesce turco, dopo aver superato i 6 cm deve avere un avvenire sicuro.”
Grazie alla collaborazione tra Musei Vaticani e Gruppo FS Italiane, ogni sabato, turisti e appassionati avranno la possibilità di salire a bordo di un treno dedicato in partenza dall’antica Stazione Vaticana, all’interno dello Stato Pontificio, e arrivare alle stazioni di Castel Gandolfo e Albano Laziale.
Il nuovo collegamento ferroviario intende idealmente unire i “due Vaticani” e concretamente avvicinare due scrigni di cultura e bellezza quali sono i Musei Vaticani e le Ville Pontificie di Castel Gandolfo, luogo magnifico e segreto dove lo splendore dell’arte e la gloria della natura convivono in mirabile equilibrio.
Qui, per la prima volta, sarà possibile avere accesso al Palazzo Apostolico, da sempre riservato solo al Papa e ai suoi più stretti collaboratori, per visitare i nuovi spazi museali della Galleria dei Ritratti dei Pontefici.
Il nuovo servizio, pensato anche in vista del Giubileo straordinario della Misericordia, è stato inaugurato l’11 Settembre con uno speciale treno storico con locomotiva a vapore della flotta della Fondazione FS Italiane, che ha ospitato a bordo Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani, Osvaldo Gianoli, Direttore delle Ville Pontificie e Michele Mario Elia, Amministratore Delegato del Gruppo FS Italiane.
In tal proposito ““Nei nostri 110 anni di storia – ha dichiarato l’AD del Gruppo FS Italiane, Michele Mario Elia – abbiamo accompagnato numerosi Pontefici in giro per l’Italia, con veri e propri bagni di folla nelle stazioni e lungo le linee”.
Tra i viaggi storici, vale ricordare il pellegrinaggio che San Giovanni XXIII intraprese per Assisi nel 1962: fu il primo pontefice ad usare la stazione ferroviaria della Città del Vaticano inaugurata nel 1932 e il primo Papa a viaggiare in treno, dopo l’unità d’Italia, varcando i confini del Lazio.
Il pellegrinaggio avvenne ad una settimana esatta dall’apertura del Concilio Vaticano II: il “Papa Buono” trascorse quasi tutto il tragitto affacciato al finestrino , raccontano le cronache dell’epoca, e al ritorno, sceso dal treno disse : “contento di aver fatto un buon viaggio”, frase che riempì di orgoglio tutti i ferrovieri.
“Le Ville Pontificie, per secoli inaccessibile segreta dimora estiva dei Papi di Roma – ha commentato il Direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci – dal 12 settembre sono aperte al pubblico e ci si arriva con il treno, il più popolare, il più democratico fra i mezzi di trasporto. È un fatto che stringe in emblema con plastica evidenza la politica di Papa Francesco; un Papa che ha rinunciato alla sua residenza estiva per aprirla alla gente. Se non è questo un segno dei tempi! ...
Io, da storico dell’arte, Direttore dei Musei Vaticani, penso all’emozione e allo stupore dei visitatori quando nel parco di Villa Barberini vedranno il geometrico splendore dei giardini all’italiana, quando entreranno nel criptoportico di Domiziano e avranno l’impressione di essere dentro una stampa delle rovine di Piranesi, quando, dalla terrazza della Villa di Castel Gandolfo vedranno l’occhio azzurro del lago dopo aver percorso la Galleria che raccoglie i ritratti dei romani Pontefici. Penso all’emozione e allo stupore, ma anche alla gratitudine che ciascuno dei visitatori proverà per questo imprevisto regalo del Papa.”
Per venire in possesso del biglietto del Treno delle Ville Pontificie, l’ingresso agli spazi museali del Palazzo Apostolico e per consultare l’intero ventaglio delle nuove offerte di tours, itinerari e soluzioni di mobilità,è agevole consultare il sito dei Musei Vaticani www.museivaticani.va.
Gabriele Garagnani