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Carlotta Caldonazzo
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Ottantaseiesimo notiziario settimanale di lunedì 15 luglio 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
L'azione militare israeliana, attuata in risposta agli attacchi terroristici compiuti da "Hamas" il 7 Ottobre scorso, apre a tutta una serie di scenari per il futuro assetto politico della Striscia di Gaza. Il primo di questi, che al momento appare il meno probabile, prevede che nel caso il governo israeliano prendesse atto dell'impossibilità di sconfiggere e sradicare completamente "Hamas" oppure che il numero di vittime civili diventi a tal punto insostenibile da portare ad un'interruzione delle operazioni, si ritornerebbe alla situazione esistente prima del 7 Ottobre, ma con un controllo delle frontiere da parte di Israele assai più rigido di quello precedente. Stando a questa eventualità, Gerusalemme si troverebbe quindi ancora a confrontarsi con "Hamas" che però vedrebbe la sua forza militare ed il suo controllo sul territorio sensibilmente indeboliti. Il blocco totale dei confini produrrebbe degli effetti estremamente pesanti sulla popolazione, dato che sarebbe impedito non solo ai cittadini impiegati in Israele di recarsi al lavoro oltre frontiera, ma pure le stesse forniture di acqua, energia elettrica e medicinali verrebbero rese impossibili al pari di ogni scambio commerciale causando così una completa paralisi dell'economia della Striscia, la quale già prima del conflitto si trovava comunque in una situazione estremamente critica. Il secondo scenario implica una divisione in due zone distinte della Striscia di Gaza ed appare anch'esso di difficile realizzazione. Con il passare delle settimane, è diventato infatti evidente come l'IDF intenda distruggere la struttura di comando di "Hamas" per impedire che il movimento possa riassumere il controllo di Gaza una volta terminate le operazioni. E come sottolineato in un'analisi dal quotidiano britannico "The Telegraph", il proseguimento dell'azione militare comporterebbe pure l'eventualità che il territorio di Gaza possa essere diviso in due parti, una posta a settentrione, nella quale sono avvenuti gli scontri più duri tra le forze israeliane ed i miliziani di "Hamas", ed un'altra nella zona meridionale dove si sono trasferiti gli abitanti messi in fuga dai combattimenti. Nel caso in cui questa ipotesi andasse a concretizzarsi, Israele assumerebbe il controllo della parte settentrionale creando parallelamente una "fascia di sicurezza" a ridosso del territorio della Striscia così da proteggere le città di Ashkelon, Ashdod e Sderot unitamente ai kibbutz presenti nelle vicinanze di Gaza. Al contrario la parte meridionale, dove andrebbero invece a collocarsi la gran parte dei rifugiati, si trasformerebbe in una sorta di vasta"area umanitaria" in cui tuttavia non è chiaro chi andrebbe ad assumere le funzioni di governo e di amministrazione. Si tratta tuttavia di un'ipotesi che presenterebbe non poche implicazioni negative per Israele.
Se difatti sul piano politico questo andrebbe a peggiorare ulteriormente i rapporti tra Gerusalemme e le capitali arabe rallentando anche il processo di normalizzazione con gli altri Paesi islamici, primo fra tutti l'Arabia Saudita, che parevano pronti a riconoscere lo Stato d'Israele, su quello militare non è escluso che in un tale contesto possa svilupparsi anche una sorta di resistenza contro le forze israeliane condotta da "Hamas" e dalle altre formazioni islamiche, costringendo così Israele a fronteggiare una guerriglia che potrebbe estendersi anche al territorio della Cisgiordania con attacchi agli insediamenti dei coloni. Il terzo scenario ipotizzerebbe invece la completa rioccupazione israeliana della Striscia di Gaza, soluzione che riceverebbe il sostegno dei partiti dell'estrema destra ma che presenterebbe per Israele non solo dei costi economici ma anche dei rischi sul piano militare, in quanto costringerebbe le sue forze militari a fronteggiare una situazione di guerriglia ed obbligando le autorità israeliane ad assumere tutte le funzioni amministrative del territorio. E come sottolineato dagli osservatori, questa eventualità finirebbe paradossalmente per indebolire, piuttosto che rafforzare, la sicurezza di Israele. Ed un ulteriore ostacolo a questa soluzione viene pure dal fatto che comporterebbe anche il trasferimento della popolazione residente nella Striscia di Gaza. Come evidenziato in un rapporto riservato redatto dal Ministero dell'Intelligence di Gerusalemme, una volta terminato il conflitto Israele si troverebbe di fronte a tre scenari: il primo prevede il ritorno della Striscia di Gaza sotto il controllo dell'ANP, il secondo la creazione ed il consolidamento di una nuova amministrazione locale araba ed il terzo invece, considerato dagli analisti del dicastero come l'opzione più preferibile in quanto nel lungo periodo rafforzerebbe la sicurezza strategica dello Stato ebraico, appunto il trasferimento verso l'Egitto di un gran numero di abitanti di Gaza, un'ipotesi che però il governo egiziano ha seccamente respinto anche nel timore che tra i rifugiati possano trovare spazio degli esponenti di "Hamas" consentendo così al movimento di estendere la sua influenza nel Paese. I costi finanziari sarebbero poi insostenibili per il governo egiziano. L'ipotesi che Israele possa procedere ad una completa rioccupazione è stata comunque negata dal Presidente israeliano Herzog, il quale ha ribadito come lo Stato ebraico non ha nessuna intenzione di assumere il controllo di un territorio dove risiedono due milioni di arabi, senza contare poi come per gli analisti questa eventualità richiederebbe l'impiego di un gran numero di effettivi militari che dovrebbero rimanere dislocati a Gaza per un periodo quantomai lungo.
Allo stesso modo, anche la possibilità per cui l'ANP riassuma il controllo della Striscia di Gaza appare estremamente problematica. Se infatti da un lato l'ANP in questi anni ha collaborato con il governo israeliano nel campo della sicurezza e dell'intelligence, d'altra parte è però innegabile come l'Autorità Nazionale Palestinese goda ormai di pochi consensi essendo vista da gran parte della popolazione come corrotta ed inefficiente. L'idea di riassumere il controllo di Gaza grazie alle operazioni militari israeliane non incontra poi il favore di diversi dirigenti palestinesi in quanto sarebbe vista in maniera negativa dagli abitanti di Gaza, senza contare poi come anche lo stesso Premier israeliano Netanyahu ha dichiarato la sua assolutà contrarietà a questa soluzione. E come è stato poi evidenziato da alcuni analisti, anche nell'ipotesi che l'ANP riassumesse il controllo della Striscia di Gaza, la sicurezza del territorio resterebbe comunque nelle mani degli israeliani, cosa che, di fatto, porrebbe l'amministrazione dell'ANP sotto il controllo di Israele creando così un rapporto simile a quello esistente nell'"Area C" dei territori della Cisgiordania. E questo, finirebbe per danneggiare ulteriormente l'immagine della dirigenza palestinese presso la popolazione. In questo quadro, si deve però sottolineare come la popolarità di cui attualmente gode "Hamas" tra la popolazione è quantomai bassa mentre il suo controllo sul territorio già prima del conflitto appariva non essere completo, in quanto una serie di servizi pubblici erano gestiti dalle organizzazioni internazionali come l'UNRWA e l'UNICEF e gli stipendi dei dipendenti di alcuni ospedali pagati dall'ANP. Gli ultimi due scenari presi in esame ipotizzano infine o una presenza internazionale nella Striscia oppure il dispiegamento di un contingente militare formato da alcuni Paesi arabi. La prima, descritta dal "The Middle East Institute", ipotizza che nel territorio verrebbe dislocata una forza militare unitamente ad un'amministrazione provvisoria internazionale. Si tratta però di una soluzione di difficile realizzazione, in primo luogo perché richiederebbe l'approvazione del "Consiglio di Sicurezza" e quindi il superamento dei contrasti tra i cinque membri permanenti, in secondo luogo per il fatto che Israele imporrebbe delle condizioni preventive assai rigide quali la chiusura delle frontiere e l'istituzione di una "zona cuscinetto" a tutela delle zone di confine. La seconda, delineata in un'analisi apparsa su "Foreign Policy" e sostenuta anche dall'ex - Direttore dello "Shin Beth", prevede invece che nella Striscia di Gaza venga dispiegato un contingente formato da reparti militari dei Paesi che hanno siglato gli "Accordi di Abramo" al quale spetterebbe il compito di garantire l'ordine con il supporto degli Stati Uniti, della UE e delle Nazioni Unite, mentre sul piano economico i costi della ricostruzione sarebbero assicurati dai fondi provenienti dagli Emirati Arabi e dall'Arabia Saudita e dal Qatar.
Dal lato politico, seguirebbe poi una graduale apertura del territorio di Gaza come primo passo per raggiungere una soluzione negoziata tra le parti coinvolte. Come però ha sottolineato in una sua analisi il "Carnegie Endowment for Peace", non solo l'eventualità di un coinvolgimento dei Paesi arabi appare improbabile visto che questi hanno finora agito in maniera discordante, ma le passate esperienze di operazioni di "peace - keeping" effettuate dalle loro forze militari non si sono rivelate positive. Allo stesso modo, i forti contrasti emersi tra il governo israeliano e le Nazioni Unite rendono problematico un coinvolgimento delle organizzazioni internazionali verso le quali potrebbe anche poi esserci l'ostilità di parte della popolazione. Ed è poi opinione di diversi analisti che, qualora il conflitto si prolungasse e non vi fosse più nessuna autorità od istituzione funzionante in grado di amministrare il territorio di Gaza, la gestione dell'ordine pubblico e della sicurezza finisca per passare nelle mani di gruppi criminali o di "comitati" sorti spontaneamente nei campi e tra la popolazione.
Si tratta quindi di scenari che al momento appaiono poco realistici e la cui possibile implementazione dipende dal corso che prenderanno gli eventi militari e politici delle prossime settimane.
Per gentile concessione di
“Vision & Global Trends – the Platform for Futures Issues and Challenges”
Orbán: scendere dal treno Europa per non partecipare alla guerra
Ottantacinquesimo notiziario settimanale di lunedì 8 luglio 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
Non è assolutamente possibile “eliminare”, o “cancellare” la Russia dalla politica globale, perché il “mondo ha bisogno” della Russia. Lo ha scritto l’Ambasciatore della Russia in Italia, Aleksej Paramonov, in un articolo pubblicato su “La Repubblica”, intitolato “Un errore escludere la Russia dal proscenio internazionale”.
Giorgia Meloni ha riferito sulla situazione relativamente alle proposte di nuove nomine, al vertice della UE, dopo le recenti elezioni per il Parlamento europeo. Intanto, quello che colpisce anche i più temprati e convinti oppositori della UE e del suo ruolo è che dopo la sonora sconfitta subìta, con il diffuso astensionismo e l’avanzata delle forze di destra, nel panorama europeo, proprio i leader più sonoramente “trombati” dal voto popolare, il Presidente francese Macron ed il Cancelliere tedesco Scholz, unitamente al leader polacco Tusk, abbiano fatto comunella, per presentare agli altri leader europei, una “proposta” sugli incarichi più importanti che dovrebbero essere assegnati nella prossima legislatura UE, partendo da un rinnovato mandato di presidente, per un Ursula von der Leyen bis, che dovrebbe caratterizzare i prossimi anni.
Paradossalmente, la sinistra dovrebbe imparare da Macron, Scholz e Tusk: diversi tra loro, ma uniti se si tratta di raggiungere i loro scopi comuni. Se vogliamo, è proprio quel principio che fece il successo del vecchio PCI, quello di allora, non di adesso. Per esempio, si fossero presentati insieme i due Partiti socialdemocratici slovacchi, uno di Fico, l’altro di Pellegrini, avrebbero preso la maggioranza assoluta. Se in Germania si fossero presentati assieme Sahra Wagenknecht e Die Linke, sarebbero entrati entrambi al Parlamento Europeo, invece così solo la pur apprezzabile Wagenknecht.
In settimana ci sono stati due interventi di Putin, trovate la traduzione simultanea sia sui miei canali, sia su Visione TV.
Sono almeno 250 le imprese italiane che operano in Russia, alcune anche con una presenza produttiva.
Una canzone che vi avevo già proposto a gennaio, Zemljanka, una specie di rifugio sotterraneo, 1942.
Partecipano: Mosca, Krasnodar, Caterimburgo, Odessa (spero presto di nuovo russa), Samarcanda (Uzbekistan), Kišinëv (Moldavia), Taškent (Uzbekistan), Alma Ata (Kazachstan), Soči, Erevan (Armenia), Nižnij Novgorod.
Ottantaquattresimo notiziario settimanale di lunedì 1 luglio 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
Il 23 di giugno il regime di Kiev, con l’appoggio degli USA e dei suoi satelliti, ha compiuto un ennesimo, mostruoso attacco terroristico ai danni della popolazione civile russa. Ad essere attaccata è stata la città di Sebastopoli.
In risposta alla decisione del Consiglio dell’UE del 17 maggio di vietare “qualsiasi attività di trasmissione” di tre testate d’informazione russe (RIA Novosti, Izvestija e Rossijskaja Gazeta), entrata in vigore il 25 giugno, sono state adottate contro-limitazioni all’accesso nel territorio della Federazione Russa alle risorse di una serie di media degli Stati membri dell’UE e di operatori mediatici comunitari che diffondono sistematicamente informazioni inesatte sullo svolgimento dell’Operazione Militare Speciale.
L’elenco dei media italiani per cui vengono introdotte le contro-limitazioni sulla trasmissione e sull’accesso in Internet nel territorio della Federazione Russa comprende:
• La7
• La Stampa
• La Repubblica
• RAI
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha confuso Italia e Francia durante una raccolta fondi per la sua campagna di rielezione.
La Russia intende calcolare il danno ricevuto dalle sanzioni e presentare richieste monetarie ai Paesi che hanno imposto le sanzioni. Nel frattempo, i Paesi occidentali nel 2022 hanno ricevuto meno merci russe di 64,1 miliardi di dollari, nel 2023 di 192,4 miliardi di dollari, cioè negli ultimi due anni, di 256,5 miliardi di dollari. Le esportazioni russe sono aumentate nel 2022-2023, il che ha consentito alla Russia di ricevere ulteriori 30,9 miliardi di dollari. Pertanto, il commercio con i Paesi amici ha aiutato la Russia a compensare le perdite nella direzione occidentale e a guadagnare ulteriori 287,5 miliardi di dollari.
Durante il secondo conflitto mondiale Kesselring fu il comandante delle forze armate germaniche in Italia, e a fine conflitto (1947) fu processato e condannato a morte per i numerosi eccidi che l’esercito nazista aveva commesso ai suoi ordini (Fosse Ardeatine, Strage di Marzabotto e molte altre). La condanna fu poi commutata in ergastolo, ma nel 1952 fu liberato per presunte gravi condizioni di salute. In realtà, Kesselring visse altri otto anni libero nel suo Paese, dove divenne quasi oggetto di culto negli ambienti neonazisti della Baviera. Una volta tornato libero, Kesselring affermò di non essere affatto pentito di ciò che aveva fatto durante i 18 mesi nei quali aveva tenuto il comando in Italia e, anzi, dichiarò che gli italiani avrebbero dovuto erigergli un monumento per il bene che secondo lui aveva loro fatto.
Il capo del personale della Brigata Azov, Bogdan Krotevič, raccomanda alle nuove reclute della sua unità “depoliticizzata” di leggere un libro di memorie del 1953 del criminale di guerra nazista Albert Kesselring. Questo è tutto ciò che in Italia se ne deve sapere.
Da un film del 1936, la canzone si chiama Лейся, песня, на просторе, Scorri, canzone, nelle infinite distese. Murmansk, Krasnojarsk, Mosca, Nižnij Novgorod, rompighiaccio nucleare “50 anni della Vittoria”, Penza, Armenia, San Pietroburgo.
Ottantatreesimo notiziario settimanale di lunedì 24 giugno 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
Tajani: “Pronti a mandare un nuovo pacchetto militare”. Basterebbe non brandire il nono pacchetto di aiuti militari italiani a Kiev, rinunciando ad ulteriori forniture di armi per tornare, invece, al linguaggio della pace, abbandonando quello della guerra.
All’alba del 22 giugno 1941, le forze di aviazione nemiche lanciarono dei massicci attacchi su aeroporti, stazioni ferroviarie, basi navali sovietiche, punti di stazionamento permanente delle truppe e su diversi centri abitati lungo tutto il confine occidentale del Paese, ma spingendosi anche verso l’interno, fino a distanze di 250 o 300 chilometri dal confine.
Quali Paesi hanno visto le proprie casse e le tasche dei cittadini riempirsi grazie alla moneta unica e quali, al contrario, sono sprofondati. L’Italia, con una perdita totale di 4.325 miliardi di PIL bruciati, si piazza all’ultimo posto per crescita economica nella zona euro.
Cosa ha detto Meloni in Svizzera: “Se l’Ucraina non potesse contare sul nostro sostegno e fosse quindi costretta ad arrendersi, oggi discuteremmo semplicemente di un’invasione di uno Stato sovrano”. Cosa invece è stato tradotto dal sedicente interprete di simultanea ucraino: “L’intera comunità internazionale deve unirsi per proteggere l’Ucraina. Se la Russia non sarà d’accordo, la costringeremo ad arrendersi”.
Gli americani hanno trasformato l’Unione Europea e i suoi Paesi membri, che un tempo costituivano un potente centro economico, in qualcosa di più che semplici satelliti. E’ la più grande disgrazia degli europei. E non la Russia o il suo popolo.
Stoltenberg: “Per quanto riguarda la fornitura di aerei F-16, ciò significa la creazione in futuro di un’aeronautica militare della NATO. Scusate, aeronautica ucraina, che interagirà con la NATO. Aerei NATO e piloti NATO. Più precisamente, piloti addestrati dalla NATO”.
Canada. Il regime di Trudeau sta facendo passare in un parlamento che approva tutto una versione migliorata e rafforzata della legge americana FARA sugli agenti stranieri.
Nuovi dati sulla spesa militare dei Paesi membri della NATO. Aumento a 23 nel 2024 del numero di Stati che hanno raggiunto il livello di spesa militare pari al 2% del PIL, e in totale a 1 trilione e 474 miliardi di dollari USA.
Berlino non è pronta al lancio della sopravvissuta linea del gasdotto Nord Stream 2. Il debito africano non è certamente responsabile della difficile situazione di Berlino.
In Italia ci sono circa 120 strutture della NATO, gestite dagli Stati Uniti o controllate dall’Italia ma in cui operano anche militari statunitensi. Esistono poi altre 20 basi segrete statunitensi. Fino a che non andranno via l’Italia non avrà mai la propria sovranità. Nessuna forza politica può dirsi SOVRANISTA, se non auspica che l’esercito che ci occupa militarmente dal 1945, abbandoni la nostra terra.
“Il popolo italiano non è mio nemico”. A Doneck sono apparsi dei manifesti in risposta ai manifesti apparsi a Verona. Sottolineo la differenza tra l’Italia e il popolo italiano.
Cuba invia i suoi medici per rimettere in piedi il servizio sanitario della Calabria. Per gli Stati Uniti il pagamento di 4.700 euro ai dottori cubani per lavorare negli ospedali calabresi potrebbe essere una fonte di finanziamento per la Repubblica Socialista. Dipartimento Tutela della Salute, Iole Fantozzi: “Quando gli Usa manderanno i loro medici manderemo indietro i cubani”.
Un brano che avete già ascoltato tre mesi fa, di Jaroslav Dronov, in arte Shaman. E’ stato eseguito durante un concerto a Pyonyang, e tutta la sala si è alzata in piedi, Putin e Kim Jong-Un per primi. Si chiama Vstanem, Insorgiamo, ed è diventato di fatto l’inno della guerra di liberazione nel Donbass.
Ottantaduesimo notiziario settimanale di lunedì 17 giugno 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
Sono rimasto interdetto, tra le numerose critiche alla mia narrazione, quella per cui l’Eurasia sia un’invenzione degli ultimi tempiю
Conferenza svizzera, il premier olandese Rutte: “Il fatto che Putin abbia presentato ieri questa merdosa “proposta di pace” è un segno che è nel panico, questa è una buona notizia”.
Lindsey Graham: “l’Ucraina è seduta su 12 trilioni di terre rare e minerali preziosiSapete che quando Dmitrij Medvedev va sopra le righe, non mi piace. Stavolta invece ha fatto un discorso da vero politico. Bravo.
Il 12 giugno qui era festa nazionale, il giorno della Russia. Qualche buontempone ha piazzato dei cartelloni di invito davanti alle ambasciate dei Paesi ostiliю
L’Occidente continua i suoi sforzi per intensificare il conflitto.
Il segretario generale della NATO Stoltenberg: “Le forniture di armi a Kiev diventeranno obbligatorie per i Paesi della NATO, saranno coordinate da strutture di comando sotto la guida del generale Cavoli”.
Dal 6 al 9 giugno si sono tenute in 27 Stati membri dell’UE le elezioni per il Parlamento europeo (PE), a seguito delle quali per i prossimi cinque anni dovrebbe essere formata una nuova composizione dell’“organo rappresentativo” dell’Unione europea da 720 seggi.
In settimana, Putin ha incontrato i vertici del ministero degli esteri russo. Potete trovare la mia traduzione completa del suo intervento, come sempre, sui miei canali RuTube, YouTube, Telegram, Blogspot e su Visione TV. Qui voglio darvene solo un sunto, i punti salienti.
Un intervento dell’ambasciatore russo Paramonov.
Il 10 giugno 1924, Giacomo Matteotti veniva rapito e ucciso da una squadra fascista scesa a Roma apposta da Milano.
La settimana scorsa vi avevo proposto un mio viaggio di 6.000 km in auto lungo tutta l’Europa di 35 anni fa. Ebbene, eccovi una panoramica di 7.500 km lungo tutta la Russia, senza muoversi dal Paese. Un breve filmato diffuso dall’ambasciata russa a Roma.
Il 22 giugno in Russia è il giorno dello struggimento, della rabbia, della pena, del cordoglio. Alle quattro del mattino, nel 1941, i nazifascisti hanno iniziato a bombardare l’Unione Sovietica. E’ iniziata la Grande Guerra Patriottica.
Ottantunesimo notiziario settimanale di lunedì 10 giugno 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
• Come ebbe a dire Heinrich Heine, un poeta tedesco del XIX secolo, laddove si iniziano a bruciare i libri, prima o poi si finisce col bruciare le persone.
• Il 6 giugno, giorno in cui nacque il grande poeta russo Aleksandr Sergeevič Puškin, in tutto il mondo si è celebrata la Giornata internazionale della lingua russa.
• Si è svolto in settimana il XXVII Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo.
• Sinfonia N°7, “Leningrado”, Dmitrij Šostakovič.
• La NATO prepara l’Europa alla guerra con la Russia.
• Pëtr Tolstoj, pronipote dello scrittore e attualmente vice presidente della Duma, la camera bassa del parlamento russo.
• E’ ricomparso Robert Fico.
• Vertice di pace a Bürgenstock, in Svizzera.
• Sbarco di Normandia degli alleati.
• Elezioni europarlamentari, a caldo.
• Metropolitana di Berlino Est ed Ovest.
• La canzone si chiama Эх, путь-дорожка фронтовая, parla della strada per Berlino, sempre più attuale, pur essendo del 1945.
Ottantesimo notiziario settimanale di lunedì 3 giugno 2024 degli italiani di Russia. Oggi parleremo spesso delle elezioni del Parlamento Europeo, che in alcuni Paesi membri iniziano il 6 giugno, ma che comunque termineranno in tutta l’Unione Europea il 9 giugno. Non parleremo solo di questo, anche perché, a noi italiani residenti all’estero fuori dall’UE, non ci fanno votare, siamo cittadini di serie B. Buon ascolto e buona visione.
Lo diciamo apertamente come ha fatto la senatrice Liliana Segre, al Senato, e lo ribadiamo con forza su queste pagine: il premierato e la modifica in tal senso della nostra Costituzione non è a parer nostro un’urgenza per il nostro paese.
In tal senso, gli italiani si sono già espressi con i referendum costituzionali del 2006 e del 2016: non vogliamo riformare, tirandola per la giacca, la Costituzione italiana.
Quante volte abbiamo accusato il governo in carica dell’abuso della podestà legislativa per decreti, in casi che non hanno nè la necessità e né l’urgenza. Il dibattito parlamentare viene sempre meno, resta solo ahimè la decretazione d’urgenza.
Difronte a questo quadro, il governo in carica, prova il colpo di spugna e tenta ancora una volta di riformare la nostra Carta con il cosiddetto premierato, cioè l’elezione diretta del capo del governo.
La premier Giorgia Meloni ha detto “o la và o la spacca” alludendo ad un gioco con uno slogan, ma questo non è un gioco. Anzi. Aborriamo.
Pensiamo invece a gran voce, che per riformare la nostra Carta servirebbe innanzitutto uscire dalle logiche dell’oggi, delle discipline di partito e volare alto nel diritto costituzionale.
Pensiamo inoltre che per riformare la Costituzione per le generazioni future non servono prove di forza, ma lungimiranza, rispetto, e soprattutto riguardo del principio di precauzione.
Introdurre l’elezione diretta del presidente del consiglio, comporta secondo la senatrice Segre due rischi opposti.
Il primo è che il presidente del consiglio eletto in forma diretta dal popolo dovrebbe convivere con un parlamento riottoso, insofferente alle imposizioni a colpi di maggioranza. Il secondo è il rischio di produrre una grave lesione della rappresentatività del Parlamento per creare a qualunque costo una maggioranza a servizio del presidente dell’esecutivo eletto.
Come è possibile allora perseverare nell’errore?
In più e non da poco, con questa riforma, si avrebbe un declassamento del presidente della Repubblica. Verrebbe privato di sue importanti prerogative e sarebbe costretto a guardare dal basso in alto il presidente del consiglio forte di una sua diretta investitura popolare.
Va detto anche, che l’elezione del Presidente della Repubblica potrebbe rientrare in un bottino di vittoria della coalizione politica che vince le elezioni nel paese. In un colpo solo, grazie al premio di maggioranza.
La maggioranza avrebbe quindi i numeri - con il partito o coalizione vincitrice delle elezioni- di nominare l’inquilino del colle più alto, anche con un esiguo numero di voti, ma sufficiente per farlo. Come già avvenuto in un recente passato.
In tutto questo il premier eletto avrebbe potere di vita e di morte sul Parlamento.
A differenza dei sistemi semipresidenziali o presidenziali di altri paesi europei, perfettamente bilanciati in sistemi di pesi e contrappesi, il nostro esperimento sarebbe davvero pericoloso.
Ricercare il modo di assicurare maggiore stabilità al governo in carica, non può passare attraverso questo esperimento. Solo le democrazie più evolute hanno la separazione dei poteri, controlli e bilanciamenti. Noi ce l’abbiamo dal 1948 così come hanno voluto i padri costituenti, uomini e donne della nostra Assemblea Costituente e abbiamo il dovere di proteggerla e di rispettarla.
Settantanovesimo notiziario settimanale di lunedì 27 maggio 2024 degli italiani di Russia. A proposito, domenica prossima, 2 giugno, buona festa della Repubblica antifascista nata dalla Resistenza. E non venitemi a dire che non ci hanno liberati, e che secondo qualcuno i risultati furono falsificati, e altre simili amenità che sanno di stantio. Godetevi la festa, punto. Buon ascolto e buona visione.
Il 24 maggio, assieme ad una delegazione interministeriale, Putin ha incontrato Lukašenko a Minsk. Anche stavolta si è parlato di visita improvvisa, nonostante fosse programmata da tempo e nonostante che si siano incontrati ultimamente decine di volte. Il fatto è che Putin è superattivissimo, quasi tutti i giorni si incontra con qualcuno al Cremlino o si reca lui stesso da qualche parte, su scala nazionale e internazionale. Di questo però in Italia non si parla, e così i pennivendoli atlantisti possono scrivere: mistero su Putin, non si vede da giorni, ha il cancro, l’infarto, il Parkinson, l’Alzheimer, e magari tutto insieme contemporaneamente, a quel punto io accendo il televisore e quasi per certo vedo Putin in diretta all’ennesimo incontro. Talvolta, l’incontro è talmente significante, talvolta cruciale, che non se ne può non parlare, e allora diventa a sorpresa, come è stato pochi giorni fa all’incontro col presidente cinese Xi Jinping.
Mike Johnson alla Corte Penale Internazionale: “comandiamo noi”.
Ed ecco le risposte del Ministro degli Esteri Sergej Lavrov alle domande dei media.
Marija Zacharova a raffica.
Una notizia che attendevamo con impazienza. Il tabloid britannico The Times ritiene che dietro l’attentato alla vita del primo ministro della Repubblica Slovacca Robert Fico… ci sia la Russia. Confessate: anche voi aspettavate, vero?
Nel periodo gennaio-aprile, secondo i dati cinesi, la Russia ha aumentato le forniture di petrolio alla Cina del 16,6% su base annua.
Una notizia emblematica. L’Italia è diventata il principale acquirente di gas russo nell’UE.
Sono stato intervistato dal canale russo REN TV.
Siamo al 1940, canzone diventata famosa nel 1944. Una formazione di partigiani. Un ragazzo che si innamora di una partigiana scura moldava, quando si era tutti insieme.
Per quanto riguarda il nuovo governo russo, appena insediato, sono stato intervistato in merito da Clara Statello per l’Antidiplomatico. Ho deciso di leggervelo, perché più sintetico di così davvero mi risultava difficile.
La sostituzione di Sergej Šojgu con l’economista Andrej Belousov al vertice del ministero della Difesa della Federazione Russa ha scatenato le più differenti interpretazioni della stampa ed esperti occidentali, tra chi ha parlato di “purghe” e chi addirittura di “terremoto al Cremlino”. Comunque, si è parlato di “sorpresa”.
Parlare di sorpresa forse è esagerato. Diciamo che lo ritenevo poco probabile. Il messaggio è però chiaro: Šojgu è stato il padre putativo ed un ottimo ministro della protezione civile, in anni molto complicati, in cui i cataclismi naturali si alternavano agli attentati terroristici di massa: 1991-2012, un ventennio. E’ stato poi spostato a ministro della difesa appunto nel 2012, ed è rimasto tale fino ad oggi, altro decennio.
Non c’è in Russia la percezione che qualcuno voglia prolungare il conflitto, è vero l’esatto contrario. Per questo, la nomina dell’economista Belousov, uomo di Stato di lungo corso, prevedibilmente porterà ad un uso più razionale e perciò efficace delle risorse a disposizione per l’apparato militare e la sicurezza del Paese.
Secondo altre voci si sarebbe avverata la “profezia di Prigožin”. A Prigožin oggi si attribuisce tutto e il contrario di tutto, ma siamo a livello di “meme”. Tra le tante “inesattezze” (voglio essere buono) che ho ascoltato in queste ore, si dice che Šojgu, come Belousov, non siano militari. E’ falso, e non mi riferisco al servizio di leva, che effettivamente non ha svolto: 1977, tenente di riserva (dopo essersi diplomato al Politecnico di Krasnojarsk, ha studiato lì presso il dipartimento militare); 1993, Maggiore Generale; 1995, Tenente Generale; 1998, Colonnello Generale; 2003, Generale dell’Esercito. Come capo della protezione civile, è diventato militare effettivo nel 1991 e lo è tuttora. E’ membro permanente del Consiglio di Sicurezza dal 1996. Il punto non è questo. Dove sta scritto che alla difesa ci debba essere un militare? Crosetto, Pistorius, sono forse dei militari?
Il Washington Post mette in relazione la nomina di Belousov con l’arresto del vice di Šojgu per corruzione. Fermo restando che, in uno Stato di diritto, l’accusa è una cosa e la condanna è un’altra (gradirei attendere la conclusione delle indagini da parte del Comitato Investigativo), ricordo sommessamente che Šojgu non è stato “defenestrato”, come inizialmente detto in Occidente, è stato nominato Segretario del Consiglio di Sicurezza. E allora in Occidente si dice che comunque gli è stato tolto potere, una sorta di ministro senza portafoglio. E’ un’altra falsità. Cos’è il Consiglio di Sicurezza? E’ un organo consultivo a disposizione diretta del Presidente russo in materia di sicurezza nazionale, lo dice la parola stessa. Ne fanno parte tutti i ministri chiave, esteri, interni, difesa, i presidenti di entrambe le camere, il capo del FSB e quello del SVR, cioè i Servizi per le informazioni dall’estero. In altre parole, l’attuale ministro della difesa Belousov risponde a Šojgu.
Peskov ha detto che il capo di Stato Maggiore Gerasimov resterà al suo posto. A mia memoria, in Occidente Gerasimov è stato dato per morto almeno una decina di volte, eliminato fisicamente talvolta dagli ucraini, talaltra da Putin. Invece, è sempre qui, come capo di stato maggiore generale delle Forze armate russe, cioè, è il responsabile militare supremo. Lasciatelo quindi lavorare. Dobbiamo comprendere tutti che il rimpasto di governo in Russia viene inteso in tutt’altro modo, non come in Italia, se non altro perché, essendo la Russia una repubblica presidenziale, è la Costituzione a prevedere che all’elezione del Presidente segua lo scioglimento del governo. In seno a quest’ultimo, ci sono solo sei nomi nuovi su 21, più continuità di così è difficile immaginare.
Ci si domanda come sarà accolto dai militari un ministro civile in tempo di guerra. Per ora, non trapela alcun commento, positivo o negativo che sia, perché qui si è abituati a giudicare dai fatti, non dalle dichiarazioni roboanti.
Il Partito Comunista si è astenuto rispetto alla riconferma di Mišustin a capo del governo. Si dice in Occidente che la formazione del nuovo governo sia scontata, ed è vero: le ultime elezioni parlamentari si sono svolte nel 2021, tre anni fa, dopo la pandemia ma prima dell’operazione militare speciale, Russia Unita ha preso quasi il 50%, per la precisione il 49,82%. I comunisti il 19%, i socialisti di Russia Giusta e i liberaldemocratici di Žirinovskij il 7 e mezzo. Non vedo perché dunque l’attuale compagine parlamentare non debba sostenere il governo proposto da Mišustin e, ovviamente, da Putin. Ma è importante sottolineare che Mišustin si è mostrato un premier assolutamente efficiente, a detta di tutti, opposizione compresa. I comunisti sono invece contrari alle politiche realizzate dal cosiddetto “blocco economico”, cioè i ministri di economia, sviluppo economico, commercio e soprattutto finanze, più attenti al business che al sociale. Ciò però non è sufficiente per “bocciare” Mišustin. Per questo, i comunisti si sono astenuti sulla nomina di Mišustin e votano contro i ministri del blocco economico. Tuttavia, numericamente, ciò non influisce minimamente.
Forse una novità è proprio questa: tutti i ministri sono o di Russia Unita o indipendenti. Invece, come ministro allo sport, viene votato Degtjarëv, ex governatore della regione di Chabarovsk, in Siberia. Il dettaglio consiste nel fatto che è un esponente di un Partito di opposizione, quello liberaldemocratico. Certo, un ministero secondario, ma comunque è un fattore emblematico, visto che il Partito di maggioranza non ne aveva bisogno. Fino all’ultimo, c’era un altro intrigo: che fine fa Nikolaj Patrušev, segretario del consiglio di sicurezza per ben 16 anni, dal 2008 in poi, dunque predecessore di Šojgu? Non è mica un uomo di secondo piano, dal 1999 al 2008 è stato anche direttore del FSB. Ebbene, ora è Assistente del Presidente della Federazione Russa. Non pensate che sia una carica di facciata: l’amministrazione presidenziale è un organo di Stato responsabile del coordinamento delle attività del presidente. Riassumendo il tutto, in Russia si segue il detto “cavallo vincente non si cambia in corsa”. Non prevedo quindi particolari scossoni o scartamenti.
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Settantasettesimo notiziario settimanale di lunedì 13 maggio 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
Nella settimana appena trascorsa ci sono stati due importanti interventi di Putin, che ovviamente in Occidente sono stati snaturati. Il primo è del 7 maggio, in occasione del suo insediamento ufficiale alla carica di presidente della Federazione Russa, il secondo il 9 maggio durante la parata della vittoria sulla piazza Rossa. Io li ho tradotti tutti e due integralmente per Visione TV, potete quindi trovarli agevolmente sia sui miei canali personali che su quello, appunto, di Visione TV. Con l’aiuto dell’ambasciata russa a Roma, vi riporto i punti salienti di entrambi.
Il 9 maggio 2024, presso il cimitero cittadino di Palestrina (vicino a Roma), in occasione del 79° anniversario della Grande Vittoria, si è svolta la cerimonia tradizionale della deposizione di corone di fiori sulla Stele, dove sono sepolti dei partigiani sovietici che hanno preso parte al movimento della Resistenza italiana Nikolaj Demjačenko, Anatolij Kurepin e Vasilij Skorochodov. Il 9 marzo 1944 sono valorosamente caduti durante nel corso dei violenti combattimenti con nazifascisti.
Il 9 maggio 2024, a Villa Abamelek, presso la Residenza dell’Ambasciatore russo in Italia, si è tenuto un concerto per festeggiare il Giorno della Vittoria. Moni Ovadia, figura di spicco della cultura italiana, regista, attore, con il Sestetto Moderno, ha eseguito canzoni degli anni della guerra e ha recitato in russo poesie di Konstantin Simonov, Evgenij Evtušenko, Vladimir Vysockij, Boris Pasternak, Anna Achmatova, Jurij Voronov, Anatolij Ternovskij.
Estratti dell’intervento dell’Ambasciatore della Russia in Italia Aleksej Paramonov al concerto. 79 anni fa, l’atmosfera plumbea di tragedia, sofferenza, altissima tensione e lotta, che regnava nel mondo dal 1939, si dissipò e lasciò il posto a un sentimento di liberazione universale, libertà, gioia, giubilo e speranza.
Domenica 12 maggio il Parlamento russo a camere congiunte ha discusso delle candidature ai vari dicasteri ministeriali del nuovo governo, come da Costituzione. E’ presto per riassumere i risultati, le votazioni non sono ancora iniziate, ma possiamo dire già ora che la candidatura di primo ministro, proposta da Putin, del premier uscente Michail Mišustin, è stata approvata da tutti i Partiti, con l’astensione dei comunisti, a causa delle politiche del cosiddetto blocco economico. Nella fattispecie, assieme ai socialisti di Russia Giusta, non sosterranno il ministro uscente delle finanze Siluanov. Inoltre, tra le candidature ministeriali, spicca il nome, forse secondario, dell’ex governatore della regione di Chabarovsk, Degtjarëv, proposto per il ministero dello sport. Il fatto è che è membro del Partito liberaldemocratico della buonanima di Žirinovskij, di opposizione. La prossima settimana potremo fare un’analisi più dettagliata.
Come notiziario settimanale, non seguiamo le notizie da ultim’ora, ma stavolta è successo ieri, domenica 12 maggio, proprio nelle ore in cui stavamo preparando il presente notiziario, a Belgorod, una città russa di 300 mila abitanti. Lo dico spesso, sapete a cosa servono le armi fornite agli ucrofascisti dagli italiani, francesi, polacchi, cechi, tedeschi, americani, britannici? A difendersi contro l’esercito russo, come vi raccontano? No: servono a bombardare pacifici civili russi.
Altra canzone di guerra. Composta da Bulat Okudžava nel 1970. Non provateci nemmeno a fare le pulci che era passato un quarto di secolo dalla fine della guerra, non vi rispondo nemmeno, vergognatevi.
Settantaseiesimo notiziario settimanale di lunedì 6 maggio 2024 degli italiani di Russia. Il 7 maggio ci sarà l’insediamento ufficiale di Putin a presidente della Federazione Russa, vi anticipo che lo tradurrò in italiano, cercatelo. Buon 9 Maggio, buon ascolto e buona visione.
C’è uno strascico sulla vicenda Ariston. Le aziende italiane in Russia sono circa 350 (erano 450 circa prima del conflitto) di cui un centinaio hanno attività produttive. Fuori dai denti, gli imprenditori fanno notare che Roma, a volte, è sembrata più realista del re. Invece di congelare i beni degli oligarchi, l’Italia li ha sequestrati. Sono state fatte delle azioni al limite del provocatorio, come la revoca delle onorificenze conferite ai cittadini russi, mentre Macron si è ben guardato dal togliere la Legion d’onore a Putin.
Vittorio Torrembini, presidente dell’associazione delle aziende italiane in Russia, GIM Unimpresa, è stato invitato ad intervenire da remoto a Porta a porta. Non appena ha iniziato a dire verità scomode, lo hanno interrotto e non lo hanno più fatto parlare. Ovviamente, non posso riportarvi lo stralcio del suo intervento: la RAI e YouTube bloccherebbero immediatamente questo notiziario sia sul mio canale di questa piattaforma democratica statunitense che sul canale di Visione TV, per presunta violazione di inesistenti diritti d’autore. Però io lo pubblico anche sul mio canale in RuTube, vi invito a vederlo lì.
Recentemente in Italia, molti oppositori della fornitura di armi e denaro all’Ucraina affermano che alle elezioni dell’Unione Europea dobbiamo votare per la destra, contro la “sinistra” dell’Unione Europea, cioè il vertice, il Parlamento Europeo, la Commissione europea e il Consiglio europeo. Il popolo italiano e tutti i popoli d’Europa, dicono, si stanno spostando a destra. E il centrosinistra dice che siano di destra l’Ungheria e la Slovacchia. Dispiace che molti ascoltino questa falsa narrazione, alcuni per ignoranza, altri per demagogia. Facciamo un po’ il punto.
Per il 25 aprile vi avevo proposto Bella ciao, e subito si sono trovati i critici da divano, ed è stata scritta dopo il 1945, anzi no, è stata scritta prima del 1939… E chi se ne frega?
Il 9 maggio in Russia è il giorno della Vittoria. Una canzone si chiama proprio così. Ve lo dico subito: è del 1975, e non ha nessuna importanza.