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PENA DI MORTE NEL MONDO: ANCORA MOLTA STRADA DA FARE

By Roberto Fantini June 03, 2025 127
 Victor Ugo

L’applicazione della pena di morte non ha mai impedito un omicidioAl contrario, ne ha prodotti molti, fornendo l’esempio dell’omicidio.”

 

Così scriveva, nel lontano 1875, il brillante giornalista Henri E. Marquand, amico di Victor Hugo e, insieme a lui, animatore di una campagna per l’abolizione della pena di morte, da entrambi considerata inumana quanto incapace di esercitare reale deterrenza sui potenziali criminali.

Tanta davvero la strada percorsa dai sostenitori dell’abolizionismo in questo secolo e mezzo:

più di tre quarti dei paesi del mondo hanno infatti abolito la pena capitale per legge o nella pratica (113 i paesi completamente abolizionisti). Ma tanta resta ancora quella che ci attende per riuscire a spazzare via dalla storia la convinzione che la pena di morte sia utile e giusta e, soprattutto, per riuscire a mandare in pensione tutti i boia al servizio del potere politico che sa benissimo che l’uso della pena capitale non serve certo a rendere migliori le società umane, ma riesce a rendere, però, più silenziosi e rassegnati, nonché ubbidienti, i popoli tiranneggiati ed oppressi.

Dall’esame dell’ultimo Rapporto annuale di Amnesty International, possiamo ricavare, al contempo, sia informazioni moderatamente incoraggianti sia informazioni decisamente amare:

mentre, infatti, il numero dei paesi coinvolti è rimasto al livello più basso mai registrato, le esecuzioni sono aumentate del 32% rispetto al 2023. Incremento questo da addebitarsi principalmente a tre nazioni dell’area mediorientale: Iran, Iraq, Arabia Saudita.

Va inoltre tenuto presente che i dati riportati sono inevitabilmente incompleti e, molto probabilmente, al di sotto della realtà. In particolar modo, poi, è necessario sottolineare che i governi di Cina, Vietnam e Corea del Nord continuano ad impegnarsi sistematicamente nell’occultamento delle informazioni relative a condanne ed esecuzioni capitali. Ciò nonostante, per quanto concerne il caso della Cina, anche per l’anno passato sono realisticamente ipotizzabili migliaia di esecuzioni.

Dal Rapporto dell’importante associazione umanitaria, emerge chiaramente che la pena di morte continua a rappresentare per diversi governi uno strumento particolarmente efficace per esercitare, in nome del mito “sicurezza” e della presunta lotta al “terrorismo”, un opprimente controllo sulle popolazioni e per soffocare ogni forma di dissenso, andando a colpire, in maniera mirata e pianificata, difensori dei Diritti umani, dissidenti, oppositori politici, e addirittura semplici manifestanti.

“Per esempio - leggiamo -, le autorità iraniane hanno utilizzato la pena di morte per punire individui che avevano sfidato, o almeno così era percepito, il sistema istituzionale della Repubblica Islamica e le sue ideologie politico-religiose durante la rivolta "Donna Vita Libertà" di settembre-dicembre 2022. Le autorità saudite hanno continuato a strumentalizzare la pena di morte per silenziare il dissenso politico e punire i cittadini della minoranza sciita che avevano sostenuto le proteste "anti-governative" tra il 2011 e il 2013. È stato significativo in diversi paesi il ricorso alla pena di morte per reati definiti in modo vago come legati alla "sicurezza" o al terrorismo.”

 

Norberto Bobbio, in un suo scritto degli anni ottanta, assai opportunamente, sottolineava come, nel mondo contemporaneo,

 Norberto Bobbio

sconvolto da guerre interne e internazionali sempre più cruente e distruttive, dal diffondersi di atti terroristici sempre più crudeli, subdoli e spietati, rassegnato a vivere sotto la minaccia dello sterminio atomico, il dibattito sulla pena di morte, i cui effetti non sono neppure lontanamente paragonabili a quelli dei massacri che si perpetrano ogni giorno”, sarebbe potuto apparire come “poco più di un ozioso passatempo dei soliti dotti che non si rendono conto di come va il mondo”. (L’età dei diritti, Einaudi, Torino 1990, p.206)

Ma, dopo una lunga ed articolata disamina, finiva per approdare alla conclusione che, oggi più che mai, per poter continuare a sperare (e a lavorare) per un avvenire di pace dell’umanità, era indispensabile tentare di inceppare il meccanismo perverso che lega violenza a violenza, in una infinita  quanto rovinosa concatenazione.

Liberare il nostro povero mondo dall’orrore dei patiboli - diceva - potrebbe sembrare una piccola cosa … Forse soltanto “un piccolo inizio”.  

Ma l’inizio straordinario di una storia nuova (straordinariamente nuova!), in cui il potere dello stato, finalmente, non si attribuirà più il diritto di infliggere la morte al singolo individuo, riconoscendolo e rispettandolo come dotato di una dignità assoluta ed inviolabile. 

Di un simile “piccolo inizio”  abbiamo davvero un immenso bisogno, ben consapevoli che

Fino a quando la pena di morte esisterà, anche in un solo angolo della Terra, l’umanità non sarà uscita dalla barbarie.” (Luigi Pintor)

 

 

 

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Last modified on Tuesday, 03 June 2025 16:20
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