L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Ecco cosa avevo detto a caldo, quella maledetta sera.
Sono le 23:30 locali, finora ci sono quaranta morti ed oltre un centinaio di feriti. Un gruppetto di una decina di terroristi fascisti armati di mitra sono entrati in un centro commerciale ed hanno sparato a casaccio a tutti quelli che gli capitavano a tiro.
Il sottoscritto è stato egli stesso, nel 1979, vittima di un attentato terroristico a Roma, da 45 anni mi porto in corpo quattro schegge di granata fascista. Mi scuserete se non vado per il sottile. Evito di oscurare ipocritamente le scene più cruente, con i cadaveri. Dovete sapere cos’è un attentato, prima di fare i soliti commenti imbecilli dal divano di casa a migliaia di chilometri.
Si dice che fossero barbuti, e di aspetto non slavo. Non lo so, non lo sappiamo, è troppo presto. Per certo, che siano ucraini o caucasici, spero che li prendano vivi, se possibile: è importantissimo conoscere i mandanti, non gli esecutori. Anche perché quattro giorni fa le ambasciate britannica e statunitense a Mosca avvisavano dell’alta probabilità di attentati, ma rifiutando di fornire dettagli alle autorità russe.
Come si diceva ai miei tempi, compagni, non accettiamo le provocazioni. Io ricordo il teatro Nord Ost a Mosca nel 2002 e la scuola a Beslan, in Ossezia, nel 2004. E anche la Puškinskaja, la Rižskaja, la Lubjanka, il Park Kul’tury. Ricordo però anche Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Ustica, l’Italicus, la stazione di Bologna, il treno di Natale.