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Il Sistema della distruzione con Prodi, Draghi e le élite europee hanno svenduto l’Italia, e devastato la sua sovranità.

By Massimo Blandini September 06, 2025 254

 

Negli ultimi decenni, l’Italia, insieme ad altri Paesi europei come la Grecia, è stata teatro di una lenta e inesorabile distruzione del proprio tessuto economico, sociale e politico, orchestrata da un Sistema di potere tecnocratico e corrotto, di cui Romano Prodi rappresenta solo uno degli attori principali. Un Sistema che non ha mai esitato a calpestare la sovranità nazionale, svendere il patrimonio pubblico e piegare intere popolazioni alle logiche di un’Europa dominata dalle élite finanziarie e dalle grandi lobby internazionali. È tempo di smascherare questo Sistema per quello che è realmente: una macchina distruttiva che, con l’ausilio di uomini politici come Prodi, Monti, Letta, Draghi, Gentiloni, Conte, Di Maio e Ursula von der Leyen, ha trasformato l’Italia da Paese sovrano e ricco in una colonia economica, politicamente sottomessa e socialmente frammentata. L’opera distruttiva di Romano Prodi fu il primo atto di questa tragedia nazionale. In pochi mesi, Prodi riuscì nell’impresa che nessuno aveva mai osato compiere prima: smontare e svendere l’IRI, la più grande holding pubblica al mondo, una colonna portante dell’industria e dell’economia italiana. Questo non fu un semplice atto di privatizzazione o riforma, ma un vero e proprio saccheggio del patrimonio pubblico. Aziende strategiche vennero cedute a prezzo di saldo a investitori stranieri, con la scusa di modernizzare il sistema economico italiano, ma in realtà per consegnare nelle mani di interessi esterni settori chiave dell’economia nazionale.

Le conseguenze furono devastanti: perdita di posti di lavoro, chiusura di stabilimenti storici, desertificazione industriale e impoverimento generalizzato. Parallelamente a questa svendita, Prodi impose l’adozione dell’euro, cancellando la nostra moneta, la Lira, e con essa ogni possibilità di manovra economica autonoma. La scelta del cambio a 1936,27 lire per euro fu un diktat imposto dall’alto, privo di qualsiasi criterio economico sostenibile per l’Italia. La perdita della sovranità monetaria si è tradotta in una trappola per l’economia italiana, incapace di rispondere alle crisi con strumenti propri e costretta ad accettare politiche di austerità che hanno tagliato servizi, diritti e futuro ai cittadini. La svalutazione della Lira, che in passato avrebbe potuto rilanciare le esportazioni e stimolare la crescita, è stata sostituita da un euro sopravvalutato che ha strangolato le imprese italiane e ha fatto lievitare disoccupazione e povertà. Ma Prodi non è che il primo anello di una catena lunga e insidiosa. Dietro di lui, un esercito di figure politiche e istituzionali ha continuato a perpetrare questa linea di distruzione. Mario Monti, Enrico Letta, Mario Draghi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Ursula von der Leyen sono tutti ingranaggi fondamentali di un Sistema che sacrifica gli interessi degli italiani sull’altare delle élite europee e delle grandi lobby. Dopo Prodi, un altro nome emblematico di questo Sistema di distruzione è Mario Monti. Nominato “salvatore della patria” da una classe politica ormai incapace di governare, Monti ha imposto con durezza le misure di austerità più pesanti mai viste nel nostro Paese. Le sue “riforme”, vendute come indispensabili per salvare l’Italia dalla bancarotta, hanno in realtà inciso profondamente sul benessere dei cittadini, tagliando pensioni, salari, investimenti pubblici e diritti sociali. Monti ha rappresentato l’apice della tecnocrazia europea, quel burocrate prestato alla politica che, senza alcun consenso popolare, ha trasformato l’Italia in un laboratorio di politiche neoliberiste, sottoponendo il Paese a una sofferenza economica e sociale senza precedenti. Il suo governo “tecnico” ha ulteriormente cementato la subalternità italiana ai diktat di Bruxelles e dei mercati finanziari, cancellando ogni speranza di rinascita reale e democratica. Un altro  protagonista chiave di questo Sistema è Enrico Letta, figura che incarna perfettamente la continuità di un establishment politico distante dai bisogni reali degli italiani. Letta ha rappresentato il volto moderato e rassicurante di una politica sempre più subalterna alle direttive europee e ai poteri finanziari. Durante il suo mandato, ha promosso politiche di austerità e riforme che hanno avuto l’effetto di comprimere ulteriormente i diritti dei lavoratori e di tagliare risorse preziose ai servizi pubblici, senza però ottenere risultati concreti in termini di crescita o equità sociale.

Il suo governo ha favorito l’adesione a un modello europeo che sacrifica la sovranità nazionale e il benessere popolare sull’altare delle regole di bilancio imposte da Bruxelles, dimostrando come nel Sistema non esistano realmente alternative politiche, ma solo variazioni sul tema di un copione scritto altrove. Draghi, in particolare, con la sua carriera da banchiere centrale europeo, è stato l’artefice di politiche economiche che hanno reso l’Italia sempre più dipendente dai mercati finanziari, schiava del debito e incapace di pianificare uno sviluppo reale. Gentiloni e Conte hanno sostenuto e implementato scelte europeiste che hanno peggiorato le condizioni di vita di milioni di italiani, mentre Di Maio ha incarnato la trasformazione da oppositore a esecutore fedele di queste politiche. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, guida un’Europa tecnocratica che impone senza pietà austerità, tagli e subalternità agli interessi nazionali, mascherando queste imposizioni con una retorica vuota di solidarietà e progresso. Il Sistema ha trovato alleati anche in ambiti insospettabili, ma fondamentali per la sua stabilità. La magistratura, anziché essere un baluardo di giustizia imparziale, è spesso politicizzata e piegata a interessi di parte, incapace o restia a indagare sulle connessioni tra politica e grandi poteri finanziari. I sindacalisti, invece di rappresentare realmente gli interessi dei lavoratori, si sono trasformati in apparati che gestiscono proteste pilotate, spesso concentrate più sulla conservazione di poltrone e privilegi che sulla difesa concreta dei diritti sociali. Landini e, in passato, Susanna Camusso ne sono esempi emblematici, figure più vicine alla politica ufficiale che ad un’azione autentica e radicale per il cambiamento.

A tutto ciò si aggiunge la questione dei centri sociali, che, con la benevolenza di molti sindaci delle grandi città italiane, continuano a esistere come focolai di violenza e tensione sociale, alimentando divisioni e scontri tra le fasce più fragili della popolazione, e senza alcun reale contributo alla coesione o alla risoluzione dei problemi sociali. Il Sistema ha inoltre alimentato, con la complicità di governi e istituzioni, un fenomeno migratorio incontrollato e gestito in modo criminale. Dietro la retorica umanitaria si nasconde, infatti, un business economico sporco e pericoloso. Organizzazioni mafiose e criminali internazionali sfruttano il flusso migratorio per gestire traffici illeciti di droga, armi, organi umani e prostituzione, destabilizzando territori e incrementando la violenza nelle nostre città. Questo fenomeno non solo peggiora la sicurezza, ma contribuisce ad aumentare la sfiducia e il malessere sociale, alimentando tensioni che vengono spesso strumentalizzate politicamente. Il quadro si complica ulteriormente con la gestione disastrosa del conflitto in Ucraina e le relative sanzioni economiche imposte alla Russia, decisioni che hanno colpito duramente l’economia italiana senza alcun reale beneficio per i cittadini. Le sanzioni, sostenute con zelo da Ursula von der Leyen, Mario Draghi e altri esponenti del Sistema, hanno innescato una crisi energetica senza precedenti, con costi insostenibili per famiglie e imprese, aggravando una recessione che già minacciava la tenuta sociale del Paese. L’Italia si è trovata così a pagare il prezzo di un conflitto lontano e spesso gestito senza alcuna strategia chiara, in una logica di subalternità totale agli interessi atlantici ed occidentali.

Peraltro, come se non bastasse, la recente escalation del conflitto israelo-palestinese ha rappresentato la “ciliegina sulla torta” in questo quadro di destabilizzazione. Le tensioni e i moti rivoluzionari che ne sono derivati in Italia e in Europa hanno ulteriormente esasperato il malessere delle popolazioni, creando nuovi focolai di scontro e divisione all’interno delle nostre comunità. La cittadinanza italo-europea si trova invischiata in conflitti che non le appartengono, manipolata da governi e media che cavalcano queste crisi per giustificare politiche repressive, soffocare il dissenso e mantenere un ordine profondamente ingiusto, e disumano. In questo contesto, i giovani italiani sono forse le vittime più sacrificali. Cresciuti in un Paese dove le opportunità di lavoro sono sempre più scarse, dove la precarietà è la regola e la speranza di un futuro dignitoso si affievolisce ogni giorno di più, si trovano a dover affrontare un sistema che li abbandona, li sfrutta e li esclude. Questa generazione paga il prezzo più alto di un Sistema che ha ucciso il passato, il presente e il futuro del più Bel Paese del mondo, lasciando dietro di sé solo macerie e desolazione. Non si tratta di semplice scontento o di critiche di parte: è una denuncia netta, forte, giustificata da fatti e dati, contro un Sistema che ha tradito il proprio mandato e ha consegnato l’Italia nelle mani di poteri che non hanno a cuore il bene comune. Prodi, Draghi, Gentiloni, Conte, Di Maio, von der Leyen e tutti gli altri compari di questa tragedia nazionale dovranno presto rispondere davanti alla storia e al popolo italiano per ogni ferita inflitta, per ogni speranza tradita, per ogni goccia di sangue versata sull’altare della loro avidità e della loro arroganza. La storia non dimenticherà. Ai posteri l’ardua sentenza, che saranno ricordati come i peggiori distruttori della sovranità, della dignità e del futuro dell’Italia, o forse come l’ultimo campanello d’allarme per una rinascita che dovrà partire da un rifiuto totale e netto di questo Sistema corrotto, disumano ed assassino.

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Last modified on Saturday, 06 September 2025 10:33
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