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Il governo “ brucia” la ricerca pubblica (INFN) sull’energia, soprattutto i risultati eccellenti. Ecco come Sembra una storia di un regime dittatoriale quella della potente lobby della “ricerca” che da un lato, chiede sovvenzioni allo Stato, mentre dall’altro, pone e dispone nell’interesse multinazionale che al momento conviene, poiché il vertice da cui il gran burattinaio tira i fili delle marionette che si cibano delle risorse dei contribuenti, così intende.
L’articolo pubblicato giorni fa, sul L’ Economico a cura di Alberto Zei, mette in evidenza con dovizia di fatti e misfatti all’interno di enti di Stato come l’ INFN, del continuo boicottaggio nei confronti di scoperte di primaria importanza sulle nuove fonti di energia; boicottaggio arrivato fino a distruggere la documentazione e i dati comprovanti il lavoro effettuato all’interno dell’Istituto da parte del noto ricercatore Celani, per ritardare il progresso della storia a favore delle attuali fonti di energia ricavate dalle solite sostanze fossili che sotto vari nomi, stanno inquinando la nostra salute, prima ancora del mondo intero.
Si tratta infatti, del tentativo di impedire alla ricerca italiana di cogliere il risultato di un assiduo e intelligente lavoro all’interno dell’ INFN.
Mentre le altre nazioni proteggono le loro ricerche, il boicottaggio in Italia (a prescindere dai collegamenti internazionali) è avvenuta proprio per opera del Direttore dei Laboratori di Ricerca dello stesso INFN.
Qualcuno potrà anche affermare che una cosa del genere non può esistere, e che non vi sono prove concrete che ciò possa essere non solo avvenuto, ma neppure concepito.
Certamente se così fosse l’intera impalcatura di tutti gli eventi rappresentati in un quadro di questo genere, cadrebbero.
Se invece, fosse provato che la realtà dei fatti è proprio quella descritta nell’articolo in questione, allora si dovrebbe anche riesumare la denuncia penale che a suo tempo deve essere stata presentata alle Autorità giudiziarie. Infatti, sorge il sospetto che alcune cose non tornino. Al momento non è dato sapere chi è la persona che ha disposto la distruzione della documentazione di ricerca, mentre Celani stava salendo per la seconda volta i gradini che lo avrebbero portato sul podio del più alto riconoscimento del mondo.
Infatti, malgrado i due anni consecutivi 2014 e 2015, della candidatura al premio Nobel del nostro connazionale, i responsabili del INFN, non osando ulteriormente infierire, hanno semplicemente privato di ogni sovvenzione il suo laboratorio, pur disponendo delle risorse assegnate dallo Stato anche per questa attività. Ciò ha notevolmente rallentato la conclusione industriale dovendo egli prima ripetere gli esperimenti già eseguiti al fine di recuperare i risultati ottenuti distrutti.
A coronamento di tanto impegno INFN, il dottor Celani alle soglie del pensionamento sarà “finalmente” collocato in quiescenza, suo malgrado. Non potendosi ulteriormente opporre al congedo per concludere positivamente la scoperta con l’industrializzazione del metodo con il quale è possibile ottenere questa nuova fonte di energia. Sarà in tal modo liberato l’INFN dall’ingombrante presenza del nostro ricercatore e quindi dal pericolo che una delle più ambite scoperte del mondo venga portata a conclusione a danno dei potentati dell’energia delle fonti fossili.
Ma il governo come può accettare una situazione del genere? Già, l’esecutivo renziano che è andato a braccetto con le lobby finanziarie e bancarie mondiali. O quello di Gentiloni, fotocopia di ciò che rimane di Renzi. Per ora non resta che attendere le nuove elezioni, in cui il Pd naufragherà senza l’Arca di Noè. Affogheranno tutti. Intanto, per cercare di far luce su quanto sopra riportato, sarebbe il caso che qualche magistrato andasse a ficcare il naso sulla vicenda, tutt’altro che trasparente.