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Immobiliare Bankitalia. Fatta la legge trovato l’inganno. Ecco come.
Una normativa della BCE stabilisce che le banche centrali europee non possano più possedere beni immobili, esclusi quelli usati per i loro uffici.
Così, alla chetichella, Bankitalia nel 2014 ha ceduto i suoi immobili, in prevalenza nel centro-sud, di cui 187 di pregio solo a Roma,alla Sidief Spa, interamente partecipata, che ha nel suo “ventre” 9.000 immobili.
Però gli alloggi trasferiti alla Sidief dovranno seguire, guarda caso, le modalità disciplinate da uno specifico regolamento di Bankitalia.
Ne deriva che gli immobili possono essere assegnati esclusivamente al personale in servizio o in quiescenza, e solo a seguito di una gara, gestita, naturalmente, da Bankitalia, con criteri e garanzie proprie del procedimento amministrativo, ai sensi della legge L.241/90 e successive modifiche ed integrazioni.
Alla gara è riservata la partecipazione ai dipendenti e pensionati che non siano proprietari di unità immobiliari ad uso abitativo ubicate nel comune nel quale si trovano gli alloggi offerti o nei comuni confinanti.
Nella definizione dei canoni di locazione da applicare, la banca centrale ha assunto quale criterio economico oggettivo quello definito negli accordi territoriali conclusi, a livello locale, dalle organizzazioni sindacali rappresentative dei proprietari degli inquilini.
Peccato, però, che i patti territoriali siano applicati al livello minimo su palazzi di pregio, nelle zone più belle di Roma, ed in altre città, mentre le tabelle pubblicate si riferiscono solo a quegli immobili affittati a terzi e non a quelli “ scontati” per i dipendenti.
Nel 2004-2005 Bankitalia ha aumentato i canoni, che erano a livello ridicolo, e poi ha iniziato, e solo per i terzi, ad applicare un canone più vicino al mercato.
Così i Vip della banca pagano un affitto pari a circa la metà del valore di mercato e tra i terzi sono stati considerati anche i loro figli.
Le pratiche di sfratto per chi non si fosse adeguato ai nuovi canoni sono iniziate a scoppio ritardato, dopo un decennio. Conclusione: nessuno se ne è andato, e tutti hanno continuato a pagare il dovuto precedente, cioè secondo il vecchio canone di affitto mentre la Sidief ogni 6 mesi invia una nuova richiesta, con tanto di missiva, per non perdere il diritto, e nulla cambia.