L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Delle tre cause profonde della crisi finanziaria in corso delineate ieri, ho collocato non a caso la Cina e i suoi problemi al primo posto, anche perché in pochi luoghi della terra i problemi di questa nuova fase della tempesta perfetta si concentrano in una miscela davvero esiziale.
Comincerei dal problema della crescita di quella che è oramai diventata la locomotiva dell'economia mondiale e in quel +6,9 per cento di crescita del PIL 2015 che tanto aveva deluso analisti e osservatori. Ebbene, uno studioso cinese esule negli States, grazie ai suoi contatti nella madrepatria, ha scoperto che la crescita reale sarebbe di almeno due punti percentuali più bassa e le ferie forzate di fine anno degli operai cinesi sembrerebbero dimostrare tale assunto, per non parlare del recente arresto del numero uno dell'istituto di statistiche cinesi.
C'è poi il problema delle banche, appesantite, si fa per dire, da sofferenze pari a quasi due volte il prodotto lordo cinese (1,6 volte); per dare un'idea, basti pensare che le sofferenze delle banche italiane, al netto degli accantonamenti, non superano il 5 per cento del prodotto interno lordo italiano ed è più o meno così per tutti gli altri grandi paesi europei.
Per quanto poi riguarda le borse cinesi, credo che in pochi casi si possa parlare di bolla speculativa come nelle due borse situate sul continente cinese, mentre quella di Hong Kong appare caratterizzata da fondamentali più solidi.