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Mentre siamo tutti in attesa delle decisioni che la Banca Centrale Europea assumerà nella riunione del consiglio prevista per oggi, appaiono sulla stampa due notizie: la prima denuncia l'ostilità delle casse di risparmio tedesche, le famose sparkassen (cui si uniscono in spirito le landesbanken), entità recentemente salvate con utilizzo di fondi pubblici, contro la politica dei tassi sotto zero per le banche che parcheggiano depositi in quel di Francoforte e, the last but not the least, il fatto che, per motivi procedurali, il falco Weidmann presidente della Bundesbank e della Banca dei Regolamenti Internazionali non potrà partecipare al voto e al dibattito per il meccanismo di rotazione che la BCE mutua dalla Federal Reserve statunitense.
L'ira delle banche locali tedesche è motivata dal fatto che una delle decisioni che gli osservatori si aspettano dalla tanto attesa riunione di oggi del vertice della BCE è proprio l'ulteriore inasprimento della politica dei tassi negativi volta a scoraggiare l'abitudine delle banche europee, non solo quelle tedesche, di lasciare, giorno dopo giorno, parte rilevante della loro liquidità presso la banca centrale, abitudine che già oggi è penalizzata dall'applicazione di un tasso negativo dello 0,30 per cento che dovrebbe, il condizionale è assolutamente di obbligo, essere inasprito oggi allo 0,40 per cento, un'entità che colpirebbe e non poco le tesorerie delle banche e degli altri soggetti abilitati a compiere le operazioni overnight con la BCE.
Ma non minore ostilità incontrano le altre due misure allo studio: l'aumento da 60 a 70 miliardi di euro delle operazioni di riacquisto dei titoli pubblici dei paesi facenti parte dell'area dell'euro, con spostamento della data di conclusione delle operazioni per un periodo compreso tra tre e sei mesi, e l'ampliamento del tipo di titoli acquistabili dalle donne e dagli uomini operanti nella trading room di Francoforte, un dettaglio non da poco alla luce della montagna di titoli di tossici in pancia alle banche europee più o meno globali, anche perché questo è un dettaglio virtuoso che distingue l'approccio europeo da quello seguito, negli anni più caldi della tempesta perfetta dalla Federal Reserve allora a guida del non troppo compianto Benjamin Bernanke, in arte Bernspan!
Anche se sarà materia di un successivo articolo, mi preme affermare che, per l'ennesima volta, la Commissione europea ha inviato cinque lettere per squilibri macroeconomici eccessivi, ma ha dimenticato di mettere nero su bianco lo squilibrio palese rappresentato dall'avanzo commerciale eccessivo anche se lo stesso ha raggiunto l'8 per cento del PIL contro il tetto del 6 per cento previsto dalle regole stabilite nei trattati.