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Ho già parlato del fondo Atlante costituito presso una società di gestione del risparmio già operativa e si chiariscono meglio gli assetti proprietari del fondo stesso, con Unicredit e Intesa-San Paolo a far la parte dl leone con un miliardo di euro ciascuna e Cassa Depositi e Prestiti impegnata per mezzo miliardo e poi una pletora di fondazioni, banche e compagnie di assicurazioni a fare da comprimarie. Un'iniziativa che ha ricevuto l'autorevole benedizione del Fondo Monetario Internazionale, mentre suscita qualche perplessità nella più piccola delle società di rating, Fitch's, che paventa rischi per l'affidabilità delle prime due grandi banche italiane che impegnano tante risorse in questa opera di salvataggio del sistema bancario italiano, anche se lo stesso premier Renzi si è affrettato a spiegare che l'iniziativa cooperativa del mondo finanziario è solo un tassello di una strategia più ampia del Governo che punta a mettere al riparo le banche italiane dagli strali della vigilanza della Banca Centrale Europea.
Il vero banco di prova del neonato fondo sarà l'azione di garanzia degli aumenti di capitale miliardari delle due disastrate banche venete, in primis quello della Banca Popolare di Vicenza che, dopo la dissennata gestione capitanata da Gianni Zonin, l'ormai ex presidente che ha gestito da dominus indiscusso la banca per un ventennio, affondandola sotto un mare di sofferenze, aumento spostato ma alle porte e che doveva essere garantito in perfetta solitudine da Unicredit e per il quale si profila una marea di diritti inoptati da parte degli azionisti amareggiati dalla caduta a picco del valore delle azioni, non quotate nei mercati regolamentati, di una banca che sentivano propria al punto da sottoscrivere a 62 euro per azione quello che sempre più sembra somigliare ad un pezzo di carta straccia e che dovrebbe essere quotata a Piazza Affari ad un valore che dovrebbe, secondo i bene informati, oscillare intorno ad un euro, se non meno.
In un bellissimo articolo, il professor Zingales spiega l'ascesa e la caduta delle banche di provincia e il loro rapporto malata con le imprese delle zone di pertinenza, ma è sicuro che in nessuna regione d'Italia come nel Veneto tale rapporto patologico abbia prodotto frutti tanto avvelenati, incrociandosi con l'ascesa e la caduta di quell'economia del Nord-Est fatta di fabbrichette che hanno prosperato grazie alla debolezza della lira e alla relativa assenza della concorrenza cinese, ma che poi sono naufragate quando è stato introdotto l'euro e la concorrenza cinese, ma anche tedesca, ha iniziato a mordere sempre di più.
Come le favole del tempo antico, quello scenario idilliaco non tornerà più e gran parte delle sofferenze delle due banche venete sono irrimediabilmente perdute, anche perché i crediti venivano spesso erogati in assenza di garanzie e ad imprenditori che alla prova dei fatti sono spesso risultati nullatenenti!