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Ormai è certo: il neonato fondo Atlante toglie dalle spalle di Unicredit la fatica improba per una sola banca di garantire integralmente l'aumento di capitale della molto disastrata Banca Popolare di Vicenza, sì quella banca veneta che la gestione monocratica dell'ex presidente Gianni Zonin ha portato a un passo oltre il ciglio del precipizio, e l'altro ieri la borsa. invece di brindare allo scampato pericolo per la prima banca italiana, ha punito sonoramente i titoli della banca di Piazza Cordusio con un rotonda flessione del 3 per cento, proprio in una giornata nella quale la borsa superava con facilità lo scoglio dello stacco dei dividendi e il fallimento del vertice di Doha dei paesi produttori di petrolio aderenti all'OPEC, fallimento determinato dalla posizione iraniana contraria a qualsiasi congelamento della produzione fino a che non raggiungerà i livelli del 2011, quando, prima delle sanzioni, esportava tre milioni di barili di greggio al giorno.
Eppure Atlante, costituito nell'ambito del Fondo Quaestio sgr, è nato fondamentalmente per garantire gli inoptati dei tanti aumenti di capitale che le banche italiane dovranno effettuare o per situazioni pregresse alquanto disastrate, è il caso della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, o per far fronte alle perdite derivanti dalle alienazioni di crediti deteriorati impostati dalla vigilanza europea costituito presso la Banca Centrale Europea e guidata da Madame Nouy, e già si sa che, dopo il passo indietro di Unicredit sulla banca di Vicenza, ci sarà quello di Intesa-San Paolo sull'aumento di capitale di Veneto Banca con sede a Montebelluna, anche qui si parla di cifre miliardarie che il mercato non vuole assorbire, né tantomeno i precedenti azionisti stremati da un rally delle loro azioni da 72 euro alle poche decine di centesimi che l'operazione verità dei valutatori meno compiacenti di quelli che hanno attribuito quei valori stellari alle azioni delle due banche venete vorranno assegnare alle azioni delle future società per azioni.
Per il fondo Atlante, invece, queste operazioni potrebbero rappresentare una notevole fonte di guadagni, anche perché, partendo da questi valori anche troppo realistici , la possibilità di upside sono davvero significative, e non è un caso se la lista degli aderenti al fondo cresce ad ogni giorno che passa, attirati dalla promessa di un rendimento stellare del 6 per cento l'anno, una remunerazione dei fondi versati alquanto credibile sia sul fronte degli aumenti di capitale, sia su quello dei Non Performing Loans acquisti ad un valore intorno al 20 per cento ma che hanno garanzie per un 70 per cento medio del loro valore nominale, circostanza che rende credibile un valore finale di recupero intorno al 36 per cento!
Ma allora, si chiederà il lettore più smaliziato si chiederà, perché quest'azione di recupero non la fanno direttamente le banche che quei soldi li hanno prestati? E' una domanda che può fare solo chi non conosce gli apparati interni alle banche che non hanno l'agilità e il modus operandi delle società i recupero crediti e si accontentano spesso di transazioni scandalose facilitate da intermediari molto smaliziati, ma di questo parlerò più diffusamente nelle prossime puntate.