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Qualche mese fa, ho pubblicato una puntata del Diario della crisi finanziaria nella quale fornivo poche e semplici istruzioni per comprendere un dato sintetico come lo spread tra il BTP decennale e il Bund tedesco avente pari durata, ma ora che la crisi finanziaria si sta facendo sempre più cruenta, in particolare per l'approssimarsi della scadenza del referendum che stabilirà se la Gran Bretagna resterà nell'Unione europea o, viceversa, se la lascerà, credo utile ricordare quanto dicevo allora, anche perché si è verificato un fatto nuovo e che non era mai successo nella storia e, cioè, il passaggio dei rendimenti sul Bund a valori, seppur lievemente negativi.
Cosa significa questo? Sta a significare che il rendimento di un BTP, poniamo l'1,47 per cento, ossia 147 punti base, in presenza di un rendimento negativo del Bund dello 0,03 per cento, porta lo spread a 150 punti base, esattamente come si è verificato ieri ed è una cosa importante perché il differenziale era riuscito a portarsi intorno ai 100 punti base ed ora è a ridosso della soglia psicologica dei 150 punti base, pur se, in termini di rendimento, le cose non siano mutate in maniera significativamente rilevante tra questi due periodi.
Quello che sta avvenendo in realtà è quel fenomeno di cui ho parlato pochi giorni orsono è che definito fly to quality e cioè che quando si entra in un periodo di forti turbolenze economiche e/o geopolitiche gli investitori abbandonano gli investimenti a rischio, come i titoli pubblici dell'area mediterranea, per spostarsi verso il titolo rappresentativo del debito della maggiore economia dell'Unione europea, la Germania appunto, e nel fare questo non badano al livello del rendimento, sono anche disposti a rimetterci, in particolare se si tratta di fondi pensione, grandi compagnie di assicurazione e banche più o meno globali.
D'altra parte, anche le banche dell'area euro sono disposte a pagare un premio dello 0,40 per cento alla Banca Centrale Europea per depositare presso di essa centinaia di miliardi di euro al giorno che non prestano a famiglie e imprese pur concedendo la BCE ingentissimi finanziamenti a tassi che vanno dallo zero al meno 0,30 per cento, rappresentando questo fenomeno uno dei motivi per cui il Quantitative Easing in corso da oltre un anno non sta facendo ripartire l'economia, né è in grado di combattere la deflazione.