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Tra i tanti lamenti che il presidente della Bundesbank, Weidmann, muove alla politica monetaria della BCE, il massiccio Quantitative Easing che in buona parte si traduce in acquisto di titoli rappresentativi del debito sovrano degli stati membri dell'eurozona, non ne ho mai sentito uno sulla pratica di acquistare non solo titoli dei paesi "pencolanti", ma, per quasi un terzo delle disponibilità mensili del piano ben 20 miliardi di euro di Bund alle varie scadenze, ma in buona parte proprio di quelli a scadenza decennale che fanno da riferimento per calcolare il differenziale con gli omologhi titoli degli altri paesi determinando quel valore sintetico che è definito spread e finendo per mandare anche il rendimento dei decennali in territorio negativo, come già da tempo accade per i Bund dalle scadenze più brevi.
Quello che c'è di assurdo nella politica seguita dalla BCE a guida Mario Draghi è rappresentato dalle quantità impiegate nei confronti di un titolo di stato che per ragioni sui quali non intendo annoiare chi legge è di fatto un titolo rarefatto per cui anche ondate di acquisto di proporzioni ben inferiori a quelle che caratterizzano da più di un anno l'istituto centrale di Francoforte hanno consentito di tenere i rendimenti di poche decine di basis point al di sopra dello zero, il che ha determinato valori esagerati dello spread pur in presenza di rendimenti dei decennali degli altri stati molto contenuti rispetto a quelli evidenziati in un recente passato, è il caso dello spread BTP-Bund con il decennale italiano che segnala, anche nei momenti peggiori, valori che sono quasi un quarto di quelli registrati nell'orribile 2011, l'anno nel quale vi furono manovre orchestrate e finalmente accertate tra le banche globali europee, Deutsche Bank in testa con i suoi 7 miliardi di euro di titoli italiani venduti quasi contemporaneamente e mentre la banca tedesca invitava, tramite le sue newsletters, i suoi clienti a non disfarsene!
D'altra parte, la stranezza del comportamento di Draghi e compagni fa il paio con l'altrettanto strano comportamento della Commissione europea che, pur fedele custode dei trattati e dei parametri che hanno strangolato i paesi membri nei terribili anni delle prime due fasi della tempesta perfetta, dimentica ogni anno che vi è una previsione che impone di sanzionare il paese membro che evidenzia un saldo delle partite correnti che per oltre tre anni superi il 6 per cento del prodotto interno lordo, cosa che la Germania fa da oltre un quinquennio, giungendo nel 2015 all'8 per cento, senza che l'argomento sia stato neppure sfiorato quando la Commissione ha distribuito in maggio le severe pagelle agli stati membri.
L'aspra campagna per il referendum sull'uscita o la permanenza della Gran Bretagna dall'Unione europea si è purtroppo tinta di rosso con l'omicidio della deputata laburista Jo Cox, impegnata nella difesa dei diritti umani e fermamente contraria alla Brexit, da parte di un uomo schierato sul fronte opposto.