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Qualche anno fa, posi sul Diario della crisi finanziaria la stessa domanda che pongo nel titolo di oggi, ma allora il gruppo senese era ancora dominato dalla fondazione omonima e guidato dall'allora presidente Mussari e dal direttore generale Vigni, gli stessi che, insieme ad altri, sono sotto processo per diverse ipotesi di reato legate alle operazioni messe in piedi per occultare il buco miliardario emerso dopo la dissennata acquisizione di banca Antonveneta, un'acquisizione non solo costata quasi dieci miliardi di euro, ma che ha portato in dote un ammontare pressocche' equivalente di crediti andati a male che hanno quasi raddoppiato l'ammontare delle sofferenze del Monte dei Paschi di Siena.
Il nuovo ticket posto alla guida della banca senese, composto dal presidente Alessandro Profumo, l'ex golden boy di Unicredit, e dall'amministratore delegato Fabrizio Viola, si trovo' di fronte una situazione dei conti davvero disastrosa e fu costretto a convincere i molto riottosi soci, in particolare la fondazione omonima, a procedere a sostanziosi aumenti di capitale che pero' non erano in grado di affrontare radicalmente il problema delle sofferenze che, in particolare nell'ultimo triennio, sono aumentate in linea con quelle dell'intero sistema creditizio, e cioe' molto, portando alla fine i Non Performing Loans a circa 40 miliardi di euro.
Su questo fronte, Fabrizio Viola sta lavorando molto intensamente ed entro fine anno dovrebbe partire una piattaforma delle sofferenze gestita da Mediobanca, ma il tempo stringe e l'ultimatum della vigilanza europea di cui ho dato conto ieri prevede un abbattimento delle sofferenze nette (che sono ovviamente di gran lunga inferiori agli NPL) nell'ordine del 40 per cento dello stock attuale entro il 2018.
Come e' noto, la Commissione europea ha dato il via libera ad uno scudo da 150 miliardi di euro sotto forma di garanzie governative alle obbligazioni di nuova emissione, ma e' rimasta sorda rispetto alla richiesta italiana di poter iniettare fino a 40 miliardi di euro di nuovo capitale nelle banche o di poter fare qualcosa di piu' sul fronte delle sofferenze, il che ha provocato una forte insoddisfazione del Governo italiano, sfociata,a quanto pare, in un diverbio tra Renzi e il presidente della BCE Mario Draghi.