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E' stata davvero una giornata surreale quella di lunedì, seguita sullo stesso tono da quella successiva, con tutti i giornali italiani e anche parecchie testate di altri paesi europei che discettavano sui possibili accordi e probabili scontri in seno alla riunione dell'eurogruppo prima, presieduta dal falco olandese dal cognome impronunciabile, e quella dell'Ecofin a seguire, accordi o scontri sul non marginale argomento dei possibili salvataggi delle banche europee derogando dalle regole sui processi di risoluzione e bail in stabiliti da una direttiva che gli eurodeputati italiani prima e i parlamentari del nostro paese poi hanno approvato pressoché all'unanimità senza dibattito alcuno.
Si è creato così un clima di attesa tale da costringere il ministro dell'Economia italiano, Piercarlo Padoan, a improvvisare una sorta di comizio nell'atrio del palazzo dove si tenevano gli incontri per ribadire che l'argomento degli aiuti pubblici alle banche non era presente nell'ordine del giorno di nessuna delle due riunioni, ma approfittando dell'occasione per ribadire che i provvedimenti precauzionali sono in parte stati già presi, mentre altri sono in dirittura d'arrivo, sempre in sintonia con gli organismi decisionali di Bruxelles e sempre a scopo esclusivamente precauzionale, anche se non sfugge nelle parole di Padoan e nei passaggi della lunga intervista del premier Renzi al Corriere della Sera che i meccanismi di garanzia sarebbero orientati a proteggere i depositanti e gli obbligazionisti intesi come persone fisiche ma non gli azionisti e gli obbligazionisti intesi come investitori istituzionali.
Ma a rinfocolare le polemiche sulle banche italiane ci ha pensato un breve ma feroce articolo del Financial Times, forse il più autorevole quotidiano finanziario del mondo, che sostiene che, nonostante la riforma delle banche popolari e di quelle di credito cooperativo, l'Italia ha perso più occasioni per dare una raddrizzata al proprio pletorico sistema bancario come fatto dalle banche tedesche, da quelle francesi e, in ultimo, da quelle spagnole, possibilità ora precluse dalle nuove regole che bloccano di fatto gli aiuti di Stato, e che il nostro paese ha più filiali di banche che pizzerie e che, quindi, una delle soluzioni è quella di ridurre il numero degli istituti di credito mediante fusioni che mettano mano drasticamente ala rete distributiva e tagliando, a livello di sistema, decine di migliaia di posti di lavoro.