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Il normalmente silenzioso Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, ha fornito venerdì in un paio di interviste la sua verità sulle vicende che hanno portato al quasi dissesto il Monte dei Paschi di Siena, puntando l'indice sulle scelte dissennate fatte dal duo Mussari-Vigni, rispettivamente presidente e direttore generale che, tra l'altro, decisero l'acquisto in una notte di Banca Antonveneta dal Banco Santander di Emilio Botin per un corrispettivo non lontano dall'intero patrimonio della banca senese e che cercarono di occultare le perdite correlative con due derivati denominati Alexandria e Santorini a loro volta forieri di ulteriori perdite, nonché guai giudiziari per i due banchieri.
Ebbene, cosa dice di nuovo Visco? Afferma che, venute alla ribalta la questione dei due derivati (per i quali sono indagate anche le banche che li hanno montati), Mussari e il numero uno operativo di MPS hanno deciso di ricorrere alla cosiddetta platea dei gonzi, emettendo obbligazioni subordinate per diversi miliardi di euro, obbligazioni che, come è scritto nel prospetto informativo che la banca si è premurata di far firmare ai sottoscrittori e che, in caso di default o di applicazione del bail in, seguono la sorte delle azioni, così come non è un mistero che è proprio sulla sorte di questa categoria di obbligazioni che si sta ragionando tra Governo, Commissione europea e vertici del Monte dei Paschi di Siena, in quanto è quasi certo che non verranno toccati gli obbligazionisti appartenenti alla categoria retail, mentre è ancora incerta la sorte dell'ingente quota di obbligazioni in mano agli investitori istituzionali.
Fatta la storia di quello che è avvenuto in quel di Siena fino alla fine della gestione Mussari, sotto processo insieme a Vinci e altri per quelle vicende, il Governatore affronta di petto il piano proposto da Fabrizio Viola, amministratore delegato di MPS, che, come ho scritto in diverse puntate del Diario della crisi finanziaria, ha rilanciato rispetto alle richieste della vigilanza bancaria europea, proponendo un azzeramento immediato delle sofferenze lorde e nette e lanciando un aumento di capitale da 5 miliardi di euro, un piano sostiene Visco che rappresenta una rivoluzione copernicana rispetto alle scelte della passata gestione, perché le perdite derivanti dalla cessione di sofferenze vengono coperte da un aumento di capitale e non da emissione di carta dalla sorte incerta e dal combinato disposto delle due mosse ne verrà fuori una banca ancora più solida e più patrimonializzata.
Nelle due interviste, Visco ammette poi quello che tutti sanno e cioè che oramai la vigilanza non abita più in Via Nazionale, essendo ormai passata da due anni nelle mani di Madame Daniele Nouy, domiciliata in quel di Francoforte!