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Quando sono riprese le pubblicazioni del Diario della crisi finanziaria nel febbraio di questo anno di disgrazia 2016, ho segnalato alcune criticità collegate alla terza ondata della tempesta perfetta ed erano, in estrema sintesi la Cina e il suo mercato azionario, in particolare quello di Shanghai, il comparto delle banche a livello globale, ma in particolare di quelle italiane, ma anche il rischio di bolla speculativa sui mercati azionari a stelle e strisce che ormai macinano un record storico dopo l'altro, per non parlare di quel prezzo del petrolio che ha infatti visto nelle settimane successive alla prima puntata dimezzarsi il valore che ha poi cercato nei mesi successivi un recupero fino a oltre 52 dollari per poi risprofondare a 40 dollari al barile; ovviamente tutte queste criticità sono strettamente connesse tra di loro e hanno tutte a che fare con la recessione e la deflazione che colpiscono in particolare l'Europa, ma che da qui si diffondono poi all over the world e che non sono efficacemente contrastate dalle politiche espansive di tutte le banche centrali ed un livello dei tassi di interesse ufficiali che oscillano ovunque di poco intorno allo zero.
Quasi tutte queste criticità sono esplose e se del petrolio ho già detto quello che è accaduto al comparto bancario è senza precedenti con le banche italiane che già avevano perso molto nel 2015 hanno visto le quotazioni azionarie calare di un cinquanta per cento in media ma con punte di molto superiori per Monte dei Paschi di Siena, passato da oltre 2 euro a 25 centesimi, o il titolo di Unicredit passato da 7 euro a poco più di 2, per non parlare delle due banche venete salvate dal Fondo Atlante le cui azioni da un valore di emissione di diverse decine di euro sono finite per valere 10 centesimi, ma dimezzamenti e più del valore hanno colpito anche banche globali come Deutsche Bank o BNP Paribas, ma andamenti più o meno analoghi sono stati registrati da altre banche globali tedesche, francesi e inglesi.
Ma quello che è scoppiato è scoppiato e serve a poco piangere sul latte versato, anche se nessuno può escludere che qualcosa non possa ancora accadere, mentre il problema è rappresentato da quelle realtà citate all'inizio che non sono ancora esplose: la Cina e il suo mercato azionario, ma ancor di più quello bancario che secondo alcuni osservatori è già tecnicamente fallito, e l'azionario americano contro cui sta scommettendo da mesi uno speculatore di razza come George Soros che, a quanto pare, ha scommesso con successo contro la sterlina in occasione della Brexit che è una bella wild card di cui ho già parlato a lungo.
Alcuni amici mi hanno detto che quando leggono la puntata del Diario della crisi finanziaria al mattino gli va un po' di traverso la colazione, ma il problema è che, in una tempesta perfetta che dura con fasi alterne da nove anni, fare investimenti di rischio è poco consigliabile anche se capisco che le alternative sicure sono a rendimenti bassissimi se non negativi!