L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Margo Jefferson |
Una serata, il 4 luglio giorno dell’indipendenza americana, dove ti aspetti al Maxxi di Roma, di ascoltare il racconto di un libro singolare sul’Africa autobiografico della scrittrice Margo Jefferson, caldo, intimo e sorprendente, ed invece ti ritrovi a mettere insieme i pezzi di un periodo della nostra storia da Obama a Trump dove il razzismo è tornat . Le vicende dolorose del passato sull’intolleranza non hanno insegnato abbastanza e senza consapevolezza siamo ricaduti in una nuova ondata di apartheid. “Sarà la crisi economica - spiega il Direttore di Repubblica Mario Calabresi - intervenuto all’incontro, o perché i sacrifici dei padri non servono più a portare benessere ai figli, e abbiamo paura dell’altro perchè ci ruba il lavoro”. Infondo Obama, non era visto perché nero come il ladro della Presidenza degli Stati Uniti all’uomo bianco?
Interviene alla prefazione del libro anche la ex Ministra Govanna Melandri , e ci racconta di un Italia, secondo una ricerca sociologica di Bruxelles, come primo paese razzista in Europa. Melandri è nata negli Stati Uniti, ha doppia cittadinanza, italiana e americana, ha partecipato alla campagna elettorale di Obama ed è proprio a Filadelfia, durante l’incontro con i democratici, nota uno strisciante razzismo all’interno di quel partito. “I neri d’America devono dimostrare di più di quello che valgono, la campagna elettorale di Obama era misuratissima, lui non poteva permettersi sbavatura nel parlare o nei gesti come fa oggi Trump” I neri per essere accettati devono dimostrare di più e Obama per i Democratici non poteva essere il loro Presidente poiché non era nato in America. Un Italia con vicinanze a impensabili organizzazioni, come ci racconta Calabresi quando incontra in Florida, anni fa, dei membri del cucuKlan, e li scopre amici dell’Italia perché simpatizzavano con un partito nostrano, La Lega, con cui trascorrevano le vacanze a sciare in montagne. Basta con le quote dedicate alle minoranze dicevano i signori del cucuklan, per vincere dobbiamo infiltrarci nel partito repubblicano.
Di cosa abbiamo oggi bisogno quindi per uscire da questo impasse? Si chiede la scrittrice Margo Jefferson. “creare alleanze ed organizzare tutto quello che può essere fatto, anche attraverso la scrittura. Oggi vengono lanciati degli attacchi contro le donne, vedi quello che è successo in America, ai bambini allontanati dai loro genitori i quali non torneranno più con le famiglie di origine. (Il danno è fatto come diceva una madre a cui avevano tolto la figlia al confine con gli Stati Uniti). Combattere insieme e in tutti i modi, contro questa cultura dell’intolleranza che presto arriverà anche in Italia. I modi da bullo di Trump i suoi show-televisivi, entusiasmano la gente, ma non sarebbero mai stati perdonati ad Obama, anzi sarebbe stato subito cacciato dalla Casa Bianca”. “Obama ha dovuto dimostrare – chiosa la Melandri - durante il suo mandato, di essere quel tipo di nero che non urla e non gesticola, un nero occidentale impeccabile, era costantemente sotto osservazione per vedere se usava toni elevati.” Insomma come dice John Waider, Obama non è un vero nero perché non parla come un nero.
E se il Presidente Trump posta su twitter che il primo Ministro canadese è weak=debole mentre il dittatore della Corea del Nord di 28 anni incontrato a Singapore responsabile di purghe e stragi nel suo paese, è cool=fico, un bravo ragazzo, intelligente come dice Trump che ha ereditato dal padre la guida della Corea, come se fosse normale ereditare un paese. Questo vuol dire che la democrazia liberale è fiacca, mentre le dittature sono a posto. Il Presidente di una delle nazioni più forti del mondo è libero di dire quello che vuole anche gli altri quindi si sentono liberi di spararle grosse. Se lo fa il Presidente Trump lo faccio pure io. Libero lui Libero anche io. Il linguaggio ha perso il valore dell’umanità quando il viceministro italiano scherza mentre si fa un selfie con le gondole e dice” non sono però le barche degli immigrati” mentre il presidente ungherese manda ai confini del suo paese i cani e caccia i siriani.
Poi se vai a chiedere ad alcune persone perché - racconta Calabresi – mi coprono di insulti sui social, come succede anche alla onorevole Boldrini, non ti sanno rispondere e mi dicono, non so perché l’ ho fatto, non ero io”.
Il razzismo è alle porte, chiediamoci se è mancata una visione, se abbiamo crato le condizioni per far crescere estremismo. La politica deve reinventarsi per evitare un escalation di intolleranza verso le minoranze, i deboli e il diverso. Le due mostre presenti in questi giorni al Maxxi fino al 4 novembre organizzate in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale “african metropolis. Una città immaginaria” e “Road to Justice” ed il libro “Come raccontare l’Africa” di Margo Jefferson, con i 40 artisti in mostra, raccontano la voglia di superare i muri e spostare lo sguardo sulle trasformazioni sociali e culturali in atto in Africa, di come riorganizzare gli spazi e utilizzare le memorie, la rabbia, il dolore senza farsi imprigionare ma e per riconciliarci e guardare al futuro di un Africa nuova con nuove interpretazioni e prospettive.
Maxxi orario di apertura mart-dom. dalle 11.00 alle 19.00 giov. 11.00-22.00 info 39 063201954