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In questa sua ultima fatica Roberto Fantini analizza il dogma della chiesa cattolica relativo all’Inferno e mette in evidenza come il credere che un Dio, Padre creatore, il suo stesso Figlio, l’intera comunità dei Santi potessero eternamente vivere, immersi nella condizione di felicità assoluta, mentre i dannati verrebbero destinati a sofferenze eterne, abbia prodotto la più radicale svalutazione della compassione, abbia legittimato la società del privilegio, la società delle élites , il rifiuto dell’empatia, del sentimento di solidarietà. Si è creata una psicologia personale e collettiva indecente, un modo di pensare, di sentire, di essere impermeabilizzati alla sofferenza di chi “merita” di soffrire (del proprio prossimo, cioè, non più classificato come tale). In questi quasi duemila anni la corrente cristiana ha prodotto una morale che ha esaltato la virtù soprattutto (se non soltanto) come “mezzo” per “guadagnarsi” la salvezza e sfuggire all’inferno (moralità meschinamente fondata sulla paura e su calcoli utilitaristici) e che ha quindi prodotto la concezione di una umanità irrimediabilmente divisa tra il bene e il male. Che ha favorito proselitismo e opera missionaria intesa e praticata molto spesso in maniera invasiva, impositiva, coercitiva e umiliante. Favorendo anche l’uso delle maniere“forti” , considerate legittime, pur di strappare qualche anima al diavolo. Soprattutto ha conferito all’istituzione ecclesiastica un potere illimitato, assolutamente incomparabile con quello di qualsiasi altra istituzione politica, civile o religiosa. La Chiesa, infatti, dichiarandosi erede unica dell’unico Dio, si è proclamata unico intermediario tra uomo e Dio, nonché unico strumento terreno voluto da Dio per consentire la salvezza delle anime. Ha innalzato la propria autorità al di sopra di tutto, attribuendosi proprietà e privilegi unici e ritenendosi immune da ogni possibilità di essere giudicata. Si è creata un’umanità servile, sottomessa ad una casta sacerdotale,forse la più nefasta. A sostegno di questa tesi del terrore il riferimento a molti santi: Agostino, spietato teorico dell’eterno supplizio. Scrive il vescovo di Ippona: vi sarà soltanto”miseria eterna, la quale si chiama anche “seconda morte” perché non si può dire che viva l’anima separata dalla vita di Dio, né che viva il corpo condannato ai tormenti eterni”. Vi sarà, cioè, una seconda”morte” che si rivelerà infinitamente più penosa della prima”perché non potrà finire con la morte”. “Il loro verme non morrà e il loro fuoco non si estinguerà”….”Ma quella Geenna, chiamata anche “stagno di zolfo e di fuoco”, “sarà un fuoco corporeo e tormenterà i corpi dei dannati”.
Per il nostro autore la tesi della eternità delle pene infernali è una proiezione nell’aldilà di un modo di concepire la pena nei termini dell’imperdonabilità, dell’irreversibilità e della pura vendicatività. L”Inferno” viene descritto nel Dizionario di Teologia dogmatica per i laici: “ lo stato e il luogo dei dannati ossia quelli che, morti in peccato mortale, subiscono una pena eterna…..” e nell’Enciclopedia ecclesiastica del 1950 è “ il luogo e lo stato di punizione eterna inflitta da Dio infinitamente giusto all’anima e, dopo la risurrezione finale, anche al corpo di chi muore reo sia pure di un solo peccato mortale” .
Per il nostro la concezione cristiana dell’inferno, imponendo “all’intelligenza impenetrabili misteri”, non potrebbe che risultare razionalmente incomprensibile e inaccettabile. Ciononostante – ma senza che ci sia un adeguato passaggio logico- si afferma che sarebbe “una delle più certe”, come poter affermare la “certezza” di qualcosa di incomprensibile resta un mistero per Fantini. Anzi, è questa la più chiaramente espressa ed esibita ad opera della presunzione della teologia e della strategia ecclesiastica di controllo e di assoggettamento delle coscienze. Nessun’altra religione ha avuto modo di dedicare tanta attenzione alla definizione dottrinale e al suo sistematico ed imperativamente ossessivo insegnamento. L’esistenza dell’Inferno e dell’eternità delle “ pene che vi si soffrono”sono da ritenersi come “dogma di fede”.
Ancora ai giorni nostri un editoriale di Civiltà cattolica del 1999 precisa che l’Infermo esiste, che non è un luogo ma è uno “stato”, un modo di essere della persona perché privata di Dio, che è la “fonte di felicità di tutto l’essere umano” e che l’Inferno è eterno, non per il fatto che così voglia Dio, ma per il fatto della decisione che l’uomo prende coscientemente nella sua vita e che conferma in punto di morte. Dopo di questa l’essere umano non può pentirsi o tornare indietro. Nel catechismo sempre della chiesa cattolica viene quindi confermata l’esistenza dell’Inferno e della sua eternità. Da ciò ne deriva, per il nostro autore, che pur con tanti cambiamenti di carattere formale, volti ad accantonare secoli di deliri vergognosi, la sostanza dottrinale resti tutt’ora fondamentalmente immutata. Si tratta soltanto di un’abile operazione volta a rendere meno palesemente assurda e ridicola (e quindi meno attaccabile) l’immagine tradizionale. La rende solo formalmente meno indecente, ma ciò non ha comportato affatto una revisione di carattere dottrinale: il pensiero teologico e i documenti ufficiali post-conciliari (pur con una innovativa sobrietà) continuano a ribadire la natura eterna dell’Inferno e delle sue pene e ciò, sebbene gli ultimi papi abbiano tentato di rendere meno terrorizzante l’assunto: “Dio -scrive papa Bergoglio- non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia”, “ Dio dinanzi alla gravità del peccato risponde con la pienezza del perdono”in quanto “la misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato”.
Di contrapposto al concetto della dannazione eterna o della salvezza eterna propagandata dalla chiesa per millenni quale strumento di terrore, Fantini fa riferimento ad Origene, tra i principali scrittori e teologi cristiani dei primi tre secoli, il quale propugnò la teoria dell”Apocatastasi”: in essa Dio prima di tutto è bontà (la quale si manifesta già nell’Incarnazione). L’opera redentrice del Cristo è stata compiuta per tutti; Cristo è morto volontariamente, compiendo un particolare sacrificio espiatorio per tutta l’umanità, per Origene la morte è una penitenza, e ogni penitenza è solo disciplinare, ha una motivazione altamente pedagogica e risanatrice, perciò nella restaurazione finale di tutte le cose, peccatori e santi saranno redenti allo stesso modo perché gli “spiriti immortali” non possono essere dannati eternamente. Anche il Diavolo si riconvertirà e saranno reintegrati con lui tutti i dannati, Dio sarà tutto in tutti.
Il nostro cita anche il pensiero di altri intellettuali e filosofi, Aldo Capitini in primis: “I tutti esistono, ci sono: e qui è Dio come fonte del loro essere, creatore, Unità che si estende a tutti in quanto apparsi alla vita”. Giovanni Franzoni: “a ogni singolo uomo, ridare il volo a questo uccello con le ali bagnate. All’uomo tocca tendere la mano al fratello maggiore caduto. All’uomo, a ogni uomo, tocca con l’amore resuscitare l’amore”. Luigi Lombardi Vallauri: l’Inferno è indiscutibilmente esistito e continua ad esistere, con effetti dolorosamente deleteri nelle menti (assai numerose) di coloro che lo hanno creduto e che continuano a crederlo “esistente”. Sia la concezione cattolica del peccato originale sia quella dell’Inferno meritano di essere definite “antigiuridiche”. “Antigiuridiche e anticostituzionali anche sotto il profilo della natura della pena”e ciò perché, rifiutando la cultura giuridica di Beccaria e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, l’uso della tortura e di “pene e trattamenti crudeli, inumani o degradanti e tormenti che non avranno mai termine” risulta del tutto impensabile destinarlo ad un’anima . Vito Mancuso: le posizioni sostenibili sono solo due: l’apocatastasi origeniana e l’annichilazione animica, la dissoluzione definitiva dell’entità personale; l’Inferno, in tal caso non sarebbe altro che “il simbolo vuoto di questo oscuro destino”.
Nell'opera di Fantini aleggia la fragranza della vita, fondamento della società, quasi un modo di pensare rivolto essenzialmente all’essere umano; in altre parole una filosofia basata sulla dignità della vita. Una rinascita dell’essere umano è impossibile se si dimentica questo tipo di pensiero. Ciò vuol dire non sfruttare mai, per nessun motivo, la vita, l’individualità o la felicità delle persone. L’obiettivo è quello di promuovere e preservare la vita, l’individualità e la felicità degli esseri umani, affinché gli uomini non vengano mai ridotti a meri strumenti per raggiungere altri scopi.
LA MENZOGNA DELL'INFERNO - Roberto Fantini
Contro la concezione dell'eternità
delle pene infernali
Edizioni Efeso - €16.00