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Tra i libri preziosi usciti in questi ultimi mesi, che possono aiutarci a meglio comprendere gli aspetti più critici, più problematici e più vergognosi degli anni atroci della dichiarata “pandemia”, merita indubbiamente una particolare attenzione il ponderoso volume di Fulvio Di Blasi, Vaccino come atto d’amore? Epistemologia della scelta etica in tempi di pandemia (Phronesis Editore, Palermo 2022). L’autore è avvocato e dottore di ricerca in filosofia del diritto, esperto di etica, con una spiccata passione per il pensiero di Tommaso d’ Aquino. Ha insegnato in diverse università, sia in Italia che all’estero ed ha al suo attivo più di 200 pubblicazioni.
Quest’ultimo suo libro, dedicato ad un attentissimo esame critico di cruciali aspetti e momenti della vicenda pandemica, risulta costruito con gli strumenti logico-linguistici del giurista, del pensatore e del docente, con ferreo rigore argomentativo e, soprattutto, animato da limpidissima esigenza di Verità.
Nell’Introduzione, il Di Blasi ci rivela di aver accolto con rassegnazione, in una prima fase, “come tutti gli altri (…) tutto ciò a cui tutti dovevamo rassegnarci” (lockdown, mascherine, ecc.), subendo tutti i vari frenetici accadimenti, cercando di ignorare il più possibile giornali e tv, e concentrandosi con la massima intensità sul proprio lavoro. Poi, però, arrivarono le celebri parole di papa Francesco con le quali la scelta pro vaccinale veniva elogiata in quanto “atto di amore”. Parole che ebbero la funzione di scuoterlo dal “sonno dogmatico”, sospingendolo ad alimentare dubbi e ad impegnarsi in uno studio serio e approfondito che, mettendo da parte le facili certezze, lo ha condotto, passo dopo passo, a prendere coscienza di una serie di fatti terribili.
“ Le istituzioni politiche avevano infranto il loro dovere fondamentale di rispettare la verità e la libertà dei cittadini. Avevano violato il diritto di ogni persona libera ad una informazione corretta e onesta. Avevano cercato demagogicamente di orientarne e piegarne la volontà, l’intelligenza e la condotta.
I medici, dopo la prima ondata di eroismo, così carico di magnanimità ed esemplarità, si erano lasciati infine mettere le briglie e standardizzare al ribasso da un potere politico che li voleva burocrati e lontani dai pazienti, almeno fino alle ospedalizzazioni. Si erano lasciati sostituire da direttive povere e generiche di impersonali agenzie governative, ridurre ad attacca francobolli, mortificando l’esercizio di una professione che inizia e finisce sempre con la cura e le attenzioni per il paziente.
Gli scienziati avevano fallito anche loro nel lasciare che un riferimento generico, magico e mistico ad un’entità superiore e inesistente chiamata “Scienza” si sostituisse, nel sentire comune e nella demagogia di politici e giornalisti ignoranti e senza scrupoli, alle discussioni serie e reali tra gli studiosi e al pensiero critico.
Il giornalismo era morto, sostituito dalla volontà di potenza di chi ha in mano i mezzi di informazione e decide di utilizzarli solo ed esclusivamente per convincere tutti dei propri pregiudizi e per farli conformare alle decisioni della classe politica.” (pp. 15-6)
Ma, al di sopra e prima di ogni altra cosa, a ferirlo e a scuoterlo è stata la dolorosa constatazione del fallimento della Chiesa intesa come istituzione. Fallimento, cioè, di molti chierici che, invece di dedicarsi al Vangelo, si sono dedicati a parlare (e straparlare) “di vaccini e di gren pass come se ciò appartenesse al depositum fidei”. Fallimento di una chiesa che, stravolgendo le sue vere priorità e gerarchie valoriali, “si allinea e si allea col potere politico o economico, scambiando il proprio ministero soprannaturale per un servizio assistenziale alle politiche dubbie o opinabili dei regnanti di turno”, che rimane muta “di fronte alla demagogia e alla disinformazione”, che resta “indifferente alla persecuzione di tanti giusti” e “che discrimina e genera conflitti tra i propri fedeli a vantaggio di politiche transitorie di governanti utilitaristi”. (p. 18)
Per il cattolico Di Blasi, la cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il vaso, inducendolo alla creazione del suo libro, è stato l’ascolto delle parole del papa (“la più grande autorità religiosa del mondo”) che esaltavano l’atto del vaccinarsi come “atto di amore”, mettendo, in tal modo, le autorità politiche nella condizione di dichiarare indiscutibile “dovere civico” il dire sì ai cosiddetti vaccini anticovid.
In questo modo, fedeli cattolici e onesti cittadini, restii a sottoporsi alla inoculazione, si sono venuti a trovare accerchiati e quasi stritolati fra queste due superpotenze: la loro più che legittima esigenza di esercitare e manifestare il dubbio è stata marchiata come atto di egoismo, tentazione del demonio, atto contrario al bene comune. E, “con la benedizione del Papa e dei Presidenti”, si sono ritrovati discriminati e perseguitati “da tutti con la complicità dei media mainstream”, fatti diventare “il cattivo” per antonomasia, il soggetto egoista e socialmente nocivo che, mentre il grosso della collettività (dei buoni), di fronte al pericolo comune, responsabilmente si compattava, seguendo obbediente la guida dei troni e degli altari, osava inutilmente, scioccamente e pericolosamente dissentire, dubitare, discutere, sottraendosi ai propri doveri morali e civili.
All’avvocato, al filosofo e, soprattutto, al cattolico Fulvio Di Blasi tutto questo è finito per apparire come orribile e inaccettabile, inducendolo pertanto “a mettere al servizio di questi giusti perseguitati” le proprie competenze professionali.
Dai suoi studi e dalle sue ricerche, è scaturito il suo Vaccino come atto d’amore?, libro intellettualmente e culturalmente di rilevante spessore, nato non certamente per fazioso desiderio di polemica, bensì per ragionare ed aiutare a liberamente ragionare, per aiutare a meglio comprendere e a poter quindi agire in maniera più libera e giusta.
“ Non bisogna - scrive - mai aver paura del fatto che le persone pensino e si pongano problemi. Uno degli sbagli più grossi di molte autorità politiche mondiali e di troppi giornalisti è stato di impostare la loro azione sull’indottrinare i cittadini piuttosto che sull’informarli con sincerità e fidarsi di loro, sull’usare carote e bastoni più che ragionamenti (…). Non è mai troppo tardi, però, ed è anche questa una delle speranze che mi ha spinto a dedicarmi a questo lavoro. Nel lungo periodo (e, a volte, si spera, anche nel breve e nel medio), il mondo appartiene a chi decide di essere intelligente e di passare all’azione.” (p. 28)
FULVIO DI BLASI
VACCINO COME ATTO D’AMORE?
Epistemologia della scelta etica in tempi di pandemia.
PHRONESIS EDITORE - PALERMO
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