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Due domande a Gabriele Furiosi sul condizionamento delle masse

By Andrea Signini January 05, 2023 1262

In occasione di un incontro culturale tenutosi presso uno degli ultimi circoli romani in cui si investe ancora il tempo seguendo interessanti confronti tra studiosi, ho casualmente incrociato tal Gabriele Furiosi. Personaggio azzimato, curato tanto nell'estetica quanto nel linguaggio. Sono rimasto colpito dalle sue analisi e dal promettente lavoro che è in procinto di dare alle stampe entro la prossima estate. Raggiunto poi telefonicamente, ho avuto modo di intervistarlo. Il testo che segue, è la fedele trascrizione della comunicazione occorsa.

D Ho avuto modo di assistere al suo intervento a margine dei lavori dedicati alla “Conferenza sui condizionamenti delle masse”. Ho trovato davvero interessanti sia i dati scientifici menzionati, sia l’approccio multidisciplinare impiegato per scandagliare i comportamenti delle masse medesime in relazione coi sistemi del vero potere. Mi aiuti a comprendere più da vicino alcuni elementi della sua persona e questo modo di approcciare al tema.

R Su di me, credo ci sia ben poco da dire. Son semplicemente uno studioso, un ricercatore indipendente. La mente, il cervello, il comportamento, la politica e, più propriamente la natura umana nel suo complesso ed il suo ambiente di riferimento, son stati per trent’anni e, continuano ad esser l’oggetto esclusivo delle mie indagini. Ciò che però senza dubbio, mi distingue dagli altri uomini di scienza, è l’aver recisamente e pervicacemente ricusato sin da giovane l’approccio iperspecialista del nostro tempo, edificando financo una nuova disciplina, la neuropsicobiopolitica applicata all’ambiente.

D Neuropsicobiopolitica applicata all'ambiente! Una sorta di nuova disciplina? In sintesi: qual è la radice di questa indagine sui meccanismi della Natura Umana e qual è la missione di questo innovativo approccio allo Studio?

R Come preaccennatole, ho informato gran parte della mia vita allo studio della natura umana e, di quelle determinanti endogene ed esogene, ovvero biologico-ambientali, che ne hanno condizionato e modellato nel tempo l’espressione genetico-comportamentale. Ben tosto mi son però avveduto che nessuna disciplina, presa singolarmente, era invero in grado d’esplicar e dar conto dell’ineffabile complessità umana: struttura, funzione, cognizione, comunicazione, interazione, comportamento ed ambiente. Ciononostante, l’organismo umano viene ancora studiato a compartimenti stagni, ed alle diverse aree ed organi corrispondono altrettante discipline scientifiche non comunicanti tra loro, sebbene sia stato ormai ampiamente dimostrato che sistema nervoso, endocrino ed immunitario interagiscano costantemente tra loro e con l’ambiente. Ciò mi ha indotto appunto a dar vita alla neuropsicobiopolitica applicata all’ambiente, che contempera gli studi di neurofisiologia, endocrinologia ed immunologia, con quelli di psicologia, filosofia, economia e politologia.

D Durante il suo intervento, ho avuto modo di appuntare “la teoria neurobiologica rivoluzionaria” sul mio taccuino. Ora le domando: per cosa si contraddistingue “la teoria neurobiologica rivoluzionaria” e su quali fenomeni intende gettare luce?

R Una parte delle mie ricerche, ha avuto come oggetto i processi di aggregazione, conflittualità, dominanza e gerarchia all’interno dei sistemi gruppali, consentendomi alcuni anni fa d’individuar il più importante meccanismo neurobiologico alla radice della socialità in genere e dei processi d’attaccamento, gregarismo e leadership in particolare. In altre parole, il succitato meccanismo - che ho chiamato “monofobia”- esplica ed enuclea cosa induca gli individui a ricercar una figura guida e, come si strutturino le gerarchie all’interno del gruppo. Come suggerisce il suo nome, la mono-fobia è un’avversione innatista all’isolamento, la cui filogenesi è riconducibile al rischio di predazione a cui l’isolamento espone. Più propriamente, è un meccanismo neurobiologico difensivo congenito di risposta automatica che viene elicitato da segnali di minaccia e da sensazioni d’insicurezza ed incertezza, spingendo il soggetto a fugar appunto l’isolamento ed a superar il pericolo e l’impasse decisionale ricercando sicurezza, protezione e collaborazione attraverso la connessione sociale con una figura guida o con il gruppo. È d’uopo tuttavia considerare che i livelli basali della monofobia, così come dell’ansia, son tratti stabili della personalità e son ovviamente variabili da soggetto a soggetto.

D In che modo questo “meccanismo neurobiologico” verrebbe a collegarsi al tema ambientale? Quali relazioni sottendono al collegamento tra le due sfere?

R I dati raccolti nelle mie annose e pluridisciplinari ricerche, mi hanno di fatto persuaso che gli organismi non possono che esser studiati e compresi a principiar dalla loro relazione con l’ambiente e, dal loro inesausto modificarsi nel conato di adattarvisi. Potremmo definir la relazione tra organismi ed ambiente, come una coevoluzione biologico-culturale in cui organismi ed ambiente si condizionano reciprocamente. È tuttavia patente che l’uomo, avendo sviluppato metodi plurisecolari di trasmissione culturale e tecnologie sempre più avanzate, sia in grado di condizionar l’ambiente in modo ben più marcato e pervasivo. Tecnologie, che numerosi Stati non esitano ad impiegar tanto sui propri cittadini, quanto su quelli di altri paesi. Mi riferisco ad esempio all’impiego di software spia per controllar politici, giornalisti, ricercatori, medici, attivisti e dissidenti, o alla costante manipolazione dell’informazione attraverso il capillare controllo dei principali media, al fine di orientar e condizionar il pensiero e la percezione della realtà nelle masse.

Già nell’aprile del 2021 nel mio articolo “Libertari e Sicurtari”, evidenziai che le élite dominanti avevano preso contezza che i popoli tendono a barattar la propria libertà, se credono possa esser a rischio la propria sicurezza. Pertanto - statene pur certi - faranno in modo che codesto stato di emergenza ed assoggettamento si protragga il più a lungo possibile, giacché è proprio sulla teme ed insicurezza delle masse che si regge il loro mendace dominio. Come infatti ho seppur concisamente dianzi esplicato, i fattori di minaccia - reali o fittizi che siano - attivano la “risposta monofobica” un meccanismo neurobiologico congenito d’allerta e difesa, che spinge appunto gli individui a ricercar protezione, sicurezza e rassicurazione nell’autorevolezza di una figura guida - sovente incarnata da una figura socialmente autorevole - e o nella connessione con il gruppo. Non è certo un caso che ormai da trent’anni si passi senza soluzione di continuità da un’emergenza all’altra, sia essa economica, bellica, terroristica o pandemica. Mi corre altresì l’obbligo evidenziar che il costante ed artatamente reiterato allarmismo propalato da media e politici non impatta meramente su comportamenti e stati d’animo. Codesti fattori stressogeni - come è ampiamente dimostrato - oltre ad abbassar le difese immunitarie e ad esser cagione di disturbi d’ansia e dell’umore, possono ad esempio comprometter il funzionamento delle surrenali, della tiroide, delle gonadi, del sistema gastroenterico, del cuore e dell’encefalo. Oggi gli studi epidemiologici hanno ampiamente dimostrato che l’eziopatogenesi di molteplici morbilità e mortalità è riconducibile alle risposte neurofisiologiche di adattamento agli stress ambientali. Pertanto - come dimostrerò nel mio trattato - non è possibile studiar in modo approfondito l’uomo, prescindendo da un approccio pluridisciplinare e dal suo ambiente di riferimento, nonché da quei fattori politici e geostrategici che contribuiscono a foggiar il suddetto ambiente. Ambiente, in cui gran parte dei disagi sociali, son invero ahimè artatamente creati dalle politiche imperialiste di taluni Stati e da un’empia cleptocrazia finanziaria, proprio per mantener in un costante stato di prostrazione e sottomissione i popoli.

D Sottomissione dei popoli, cleptocrazia finanziaria... uno scenario corrispondente all'amara realtà dei tempi correnti. Si riconoscono, sostanzialmente, i segnali allarmanti di un futuro ancor più distopico...

R … La complessità del momento presente e, l’impegno che ci attende, potrebbero esser sintetizzati in un mirifico passo di Miguel de Cervantes “combattiamo contro tre giganti, mio caro Sancho: l’ingiustizia, la paura e l’ignoranza.” Ebbene, nell’attuale società neoliberista, l’individuo e la sua autodeterminazione son stati sacrificati sull’altare dell’utile, della competitività e della crescita illimitata, che di fatto nei paesi maggiormente industrializzati stanno accrescendo pauperismo, sperequazione, disagi psichici, consumo di antidepressivi e suicidi. In una società siffatta, non v’è ovviamente spazio per la libera ricerca e, chi intenda intraprenderla non ha altra strada che “il passaggio al bosco”. Cionondimeno, è d’uopo rammentar che nessun governo, sia esso monarchico, oligarchico o democratico, possa reggersi senza il consenso popolare e, le misure autoritarie e liberticide imposte da molti governi nel periodo pandemico, hanno di fatto determinato l’attraversamento di quella linea, di quel meridiano zero di jungeriana memoria che hanno suscitato la riprovazione e la rivolta - pacifica e via internet, s’intende - di numerosi intellettuali. Dai loro articoli, ha così preso abbrivo quel “processo di decondizionamento delle masse”, che da un lato sta appunto minando la capacità di condizionamento sociale della propaganda mediatico-governativa e, dall’altro sta riunendo gruppi di ricercatori indipendenti, intellettuali e liberi pensatori dal cui impegno ed ingegno stanno germinando le premesse di un mondo nuovo. Ma che cos’è un uomo in rivolta? Camus risponderebbe “un uomo che dice no… questo no afferma l’esistenza di una frontiera.” E, sebbene la battaglia sarà lunga e complessa, Codesto è irrefutabilmente il prodromo d’un cangiamento epocale, in cui la comunicazione che per oltre un secolo è stata meramente verticale, ossia dai media ai cittadini, non solo ha cominciato a circolare anche in modo orizzontale - ovvero da cittadino a cittadino - ma a determinarne il successo son finalmente i leader naturali, non un potere iniquo ed autoreferenziale. Ciò ovviamente minaccia la capacità di governi e media di orientar e condizionar le masse e, credete a me, questo sarà il campo di battaglia su cui l’uomo moderno combatterà la sua prossima e più importante battaglia, quella per la Libertà.

E, sebbene la battaglia sarà lunga e complessa, auspico e mi lusingo che la pubblicazione della mia opera e l’innovativa teoria neurobiologica ch’essa espone, possano da un lato favorir il dialogo con le istituzioni e, dall’altro addivenir un infungibile strumento d’esegesi politica ed un baluardo contro le minacce, le pressioni e le manipolazioni del Leviatano. 

Chi desiderasse mettersi in contatto con l'intervistato, può farlo inviando una mail a: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

Roma, Gennaio 2023

 

 

 

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