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Da pochi giorni è uscito il libro "Una vita di emozioni" di Anna Rita Bassani A&A Marzia Carocci; pagine d'amore e di ricordi verso la propria madre Maria Fortunato scomparsa
recentemente a 100 anni. Era una poetessa introspettiva che ha saputo catturare le immagini ei sentimenti interiori facendone parole in versi ma soprattutto una donna dalle grandi qualità umane che ha saputo trasmettere i propri sentimenti materiali e spirituali con amore e intensità emotiva alla figlia Anna Rita.
Il libro ripercorre aneddoti, rimembranze e spaccati di vita di Maria Fortunato, una donna sempre impegnata in percorsi umanitari, un'attitudine all'ascolto, all'aiuto, alla comprensione. Anna Rita, attraverso le parole stampate, pare prenderla per mano e fa rivivere un passato che non può essere sepolto ma sottolineato per il valore e la potenza che solo l'amore e la dedizione verso l'altro possono osare . Le fotografie inserite nel libro ci rendono ancor più vivo e vivido il carattere e la forza d'animo di una donna che va ricordata e conosciuta attraverso le poesie, i racconti, gli episodi della sua lunga vita. Una donna dagli occhi buoni, dall'eleganza innata che anche dalle pagine di un libro riesce a trasmettere empatia in chi la osserva comprendendone la forza fatta anche di fragilità emozionali. Nella lettura ci rendiamo immediatamente conto di quanto alcune persone non conosciute dai più, abbiano qualcosa che fa la differenza; Maria Fortunato era una di queste.
D-Anna Rita, chi era tua madre?
R-Era una persona generosa e sensibile di fronte alla sofferenza e al dolore umano.
a sua sensibilità non le permise di essere indifferente rispetto al grande mistero della vita e, nonostante i suoi lunghi anni, riuscì sempre a provare emozioni giovanili.
La mamma era una “senza età”.
D- Cosa amavi di più in lei?
R- Affrontava i problemi con calma e serenità, senza trascurare il punto di vista altrui e con l'occhio sempre attento ai propri errori. Mi diceva spesso: “Tesoro non ti preoccupare, a tutto c'è rimedio”. Amavo in lei il suo pensiero profondo e la capacità di scavare nell'animo umano. Era un piacere ascoltarla!
D_ Tua madre ha svolto assistenza nei consultori pediatrici questo negli anni '60, cosa ti ha raccontato di quel periodo?
RI bambini che afferivano ai consultori pediatrici, vivevano in contesti familiari spesso disagiati, con casi frequenti di mamme in difficoltà e figli con problemi psico-fisici. A volte, si presentava la necessità di svolgere un'assistenza non solo medico-sanitaria ma anche sociale e, in questi casi, la mamma prestava servizio a domicilio, con tanto impegno e passione. Al servizio pediatrico in sede, dotato di dispensario di latte in polvere, si affiancava il consultorio mobile , accolto con successo nel territorio da mamme che con i loro bambini affollavano le piazze e accoglievano il personale sanitario con grande entusiasmo.
D- Nel libro parli di una casetta di cartone che tua mamma costruì per te: vuoi parlarcene?
R-Era una casetta delle bambole che, in miniatura, racchiudeva tutte le comodità di una casa, fin nel piccolo dettaglio d'arredamento. Con le sue magiche mani riuscirono a trasformare semplici scatole di cartone in una cucina arredata, in un salone con porta e in una splendida camera da letto, con armadio e toilette, tutto con decorazioni colorate con stoffa e carta adesiva. Fu una grande sorpresa per me trovare la magica casetta come regalo di Natale!
D- Nel libro scrivi che tua mamma ha iniziato a scrivere poesie in un momento di particolare dolore, questo è usuale in chi si accinge in questo tipo di letteratura. Vuoi dirci cosa spinse mamma a scrivere i propri sentimenti in versi?
R-La spinta motrice che la indusse a comporre poesie fu una voce interiore che voleva dar vita ai suoi sentimenti, alle sue emozioni, ai suoi stati d'animo, come la solitudine, che fu il primo motore. Fu la stessa voce che le permise di tradurre in versi il suo passato, che portava sempre nel cuore.
D- Cara Anna Rita, hai un ricordo particolare che non hai annotato nel libro e che vorresti dirci?
R-Il primo giorno di scuola, la nonna le raccomandò di scrivere con la mano destra, dal momento che la mamma era mancina. Con grande sforzo e concentrazione ottenuta nell'impresa e compose i primi segni sul quaderno, proprio con la mano destra. Un vero miracolo!
D- -Dio o il nulla eterno-fu un mantra emotivo che tua mamma sentiva interiormente. Vuoi parlare?
R Il dubbio sul mistero della vita, ha sempre accompagnato e affascinato la mamma e, nello stesso tempo, ha arricchito il suo pensiero, con una spinta emozionale verso l'assoluto, verso un Dio universale, unità di tutte le cose. Di fronte all'immensità sentiva dentro di sé una grande emozione, proprio come recitò nella poesia “La speranza “: In un abbandono travolgente / nello sconfinato universo mi trovai / dove la speranza, / motore della vita, / è l'ultima a morire .
D- Quali sono stati gli insegnamenti profondi che tua mamma è riuscita a impartirti?
e quale domanda non le hai mai fatto e che adesso vorresti farle?
R-Ha stimolato in me il pensiero logico, aiutandomi ad acquisire consapevolezza delle mie emozioni, senza trascurare il punto di vista altrui. Mi trasmise un approccio empatico verso la vita, che mi aiuta a sentirmi “parte di un tutto”.
Alla seconda domanda rispondo così:
Cara mamma,
con me hai vissuto una vita d' intense emozioni che ti hanno reso felice. Qual è l'emozione più grande che ti è rimasta nel cuore?
Credo che la sua risposta sarebbe stata: “quando ti ho stretta per la prima volta sul mio grembo”.
D- Prima di lasciarci cara Anna Rita mi piacerebbe che in poche righe dicessi a chi ti legge perché hai voluto ricordare mamma e se vuoi, al termine, regalaci una sua poesia.
Fu Antonietta Risolo a propormi di scrivere la sua storia. Con entusiasmo accettai, con il proposito di rendere sempre vive le sue emozioni e lasciare una testimonianza della sua vita meravigliosa.
Tra le sue poesie, scelgo quella che dà il titolo alla sua ultima silloge e che rappresenta una parte della sua personalità:
Testa tra le nuvole
Piange, ride e si dispera
quella bimba che non vuol capire
e, ribellandosi, inseguir vorrebbe
quel mondo che ritrovar non puote.
“Che colori, che luce, che sussurìo,
in quel fantastico mondo!....
c'è sempre l'alberello, dai candidi e profumati fiori
coi provvidi rami tesi,
per riabbracciarla
in un ampio
che fermar vorrebbe il tempo.
E le altalene improvvisate
o con la corda pendente dalla ringhiera della scala,
o con la tavola da letto bilanciata su due pezzi di tufo,
in attesa dei piccoli amici
che proiettar si lasceranno in volo.
E sono tutti lì, timidi e indecisi,
ma pur sempre felici,
ora attorno a Bobi che la zampa alza in segno di saluto,
ora dietro al gattino che ratto attraversa il cortile
e alle farfalle che rincorrer si lascian.
E che dire, infine, di testa tra le nuvole,
seriamente occupata a far mangiare
le patatine fritte alla sua bambina
ea seppelir, pietosamente,
quell'uccellino dalla breve vita?
E' tutto intatto e immacolato,
in quel mondo che non può svanire
perché, ribelle e mai paga,
c'è sempre quella bimba
che non vuol morire.