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Nell’ambito della XIII edizione del FESTIVAL TEATRALE EUROPEO - XACTOR
"La Pizia profetava a casaccio, vaticinava alla cieca,
e poiché altrettanto ciecamente veniva creduta,
nessuno ci faceva caso se le sue profezie non si avveravano quasi mai,
o solo qualche rara volta…"
Friedrich Dürrenmatt
E’ il mito fondante della psicoanalisi, quello che più di tutti ha condizionato per secoli il nostro immaginario collettivo attraverso trattati, letteratura, pittura e musica. Parliamo del mito di Edipo, lo sfortunato figlio del re Laio e della regina Giocasta, che uccide senza sapere chi sia il vecchio re, e ne impalma la vedova diventando re a sua volta. E questo sarebbe il mito di riferimento cui si ispira lo spettacolo Pannichys. Ma chi è costei? Si tratta di una Pizia, o meglio una portavoce dell’oracolo, e in questo caso anche delle predizioni del famigerato Tiresia, il divinatore privo di vista che il mito vuole fatto accecare da Giunone. I greci credevano ciecamente, è il caso di dirlo, nelle predizioni delle pizie, senza distinzione di ceto: popolo e nobili, sovrani e generali, tutti consultavano l’oracolo prima di un’impresa, per capire il senso di disgrazie naturali, per avere indicazioni e consigli anche sulla vita familiare. Ma questa storia nello spettacolo in questione, mette seriamente in dubbio la veridicità di quanto è stato predetto e poi vaticinato. Pannichys infatti, giunta alla fine della sua vita, come fanno tanti anziani, si libera finalmente dai vincoli formali, e diffonde la sua verità. In realtà ha vaticinato a caso, tanto per dare delle risposte agli angosciati abitanti di Tebe vittime di una terribile pestilenza, e anche per divertirsi alle spalle dei creduloni. Così tutto si ribalta, tutto prende un significato diverso, una diversa prospettiva. E i primi ad essere spiazzati sono i protagonisti della vicenda: Edipo e Giocasta che tornati dall’aldilà, sono i primi ad essere sorpresi. In scena, tanto per complicare le cose c’è anche la Sfinge, che racconta la sua verità, e Tiresia, ingannatore ingannato, che confessa di non essere mai stato cieco.
Geniale la trovata di far parlare i vari personaggi in dialetto: un Edipo napoletano, una Giocasta calabrese, una Pannichys che sciorina in siciliano le sue sagge considerazioni con malcelata ironia. D’altronde si sta parlando di un mito mediterraneo, e non erano queste regioni parte della Magna Grecia?
Ma nella volontà dell’autrice, che si è ispirata a Durrenmatt, il vero protagonista della storia è il dubbio, e questo oltre a spiazzare e divertire gli spettatori, dovrebbe far riflettere sullo smarrimento umano, e quanto mai attuale, dinanzi al crollo di certezze, o ideali che appaiono immutabili. L’incertezza è alla base della vita umana, e una univoca verità non esiste. Inutile perdere la vita a cercarla. Questo ci riconduce al pirandelliano “Così è se vi pare”, parlando di un grande autore mediterraneo, certamente influenzato come molti della sua generazione dalle teorie freudiane.
La regia briosa, l’affiatamento degli attori, tutti “in parte e talentuosi”, è evidente e fa di Pannichys uno spettacolo davvero godibile. Tournèe previste in varie città, tra le prossime date: Malborghetto per la rassegna Teatri di Pietra, e Volterra, ospite del Festival Internazionale del Teatro Romano.
con
Annamaria Guzzio Pannichys
Paolo Gatti Tiresia
Clif Imperato Edipo
Camilla Cuparo Giocasta
Valentina Tramontana Sfinge
Davide Campenni ’Militto
Regia di Mariagiovanna Rosati Hansen
Ispirato alla novella di Friedrich Dürrenmatt