Non credo si possa dire che il Nonostante con cui Valerio Mastrandrea esordisce in qualità di regista sia un film particolarmente riuscito: piuttosto noioso, scarsamente ironico, con momenti di indubbia debolezza …
Nello stesso tempo, però, al film vanno riconosciuti una nobile eticità di ispirazione, una non comune originalità ed alcuni pregi contenutistici di un certo rilievo:
- ci presenta una realtà pluridimensionale, molto più complessa di quello che, nella prospettiva materialistica imperante, siamo portati a concepire, una realtà in cui si entra e si esce, in cui è possibile passare da un piano ontologico all’altro;
- ci suggerisce di diffidare delle apparenze, ci induce a non credere che chi è incatenato ad un letto di ospedale, incapace di aprire gli occhi e di parlare, sia diventato una “cosa” (privo di coscienza, di pensiero, di emozioni), un “vegetale” o, peggio, un mero contenitore di organi trapiantabili;
- ci suggerisce che la coscienza non sa dormire, ma che è sempre in viaggio in continenti inesplorati e dai labili confini;
- ci guida a pensare che il viaggiare della coscienza sia un eterno nascere e morire, un continuo passaggio da una all’altra dimensione, un perenne aprirsi e chiudersi di porte;
- ci guida a pensare che tutto sia immerso nel mistero e che, a salvarci dall’angoscia e dall’assenza di senso di questo nostro andare, siano sempre i sentimenti più grandi, quelli che riempiono il cuore, quelli che ci legano all’altro: Amicizia, Solidarietà, Amore;
- ci fa comprendere che, dentro di noi, questa capacità di aprirci all’altro e di esperire l’incontro amoroso non scompare mai e che questa capacità è ciò che più riempie di significato il nostro grande viaggio, in ogni suo momento … è ciò che più potrà guidarci fra gli infiniti mondi della nascita e della morte, fra tutte le infinite nascite e le infinite morti degli infiniti mondi.
Insomma, un film che, nonostante i suoi limiti, riesce a farsi apprezzare per l’esprit metafisico e per il delicato afflato lirico …
Sì, certo … Nonostante …