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Francesco Branchetti è un regista e attore fiorentino con una lunga e intensa carriera nel teatro, nel cinema e nella televisione. Dal 2000 ha instaurato una solida collaborazione con i più importanti drammaturghi contemporanei, portando in scena numerosi testi. La sua attività professionale si estende anche alla direzione di opere e concerti e alla partecipazione a programmi radiofonici. La sua attività di regista è particolarmente prolifica, e i suoi numerosi spettacoli hanno riscosso un grande successo di critica e pubblico, portandolo in tournée in tutta Italia con un elevato numero di repliche. I numerosi e importanti premi e riconoscimenti lo premiano per la sua professionalità, dedizione e produttività come attore e come regista. Ma chiediamo direttamente a lui dei suoi nuovi impegni.
Francesco, presto riprenderanno i vari spettacoli teatrali che la vedono protagonista e regista. Ha da anni collaborato con nomi importanti in campo teatrale e non solo.
D: Vuoi dirci quando inizieranno e soprattutto chi saranno i suoi compagni di viaggio?
R: Quest'anno proseguirà la tournée di Malena e il tango con Maria Grazia Cucinotta, proseguirà Racconti di cinema e debutterà El fùtbol con Ettore Bassi. Un altro debutto sarà quello de I duellanti con Lorenzo Flaherty e il sottoscritto, poi proseguiranno le tournée di Una come me con Matilde Brandi. Tornerà in scena anche L'onorevole, il poeta e la signora con me, Lorenzo Flaherty e Isabella Giannone. Nella seconda parte della stagione debutteranno Hollywood con Clayton Norcross, un progetto a cui tengo molto, e altri progetti molto interessanti, uno con Stefania Rocca e uno con Enrico Lo Verso. Sarà quindi una stagione in cui contemporaneamente saranno in tournée molti miei spettacoli, alcuni dei quali mi vedono in veste di regista, altri anche di interprete. È una grande soddisfazione, ma anche una grande responsabilità.
Gli spettatori dei tuoi spettacoli sono immersi in un ventaglio di emozioni e generi, dalla commedia più comica e ironica a quella più drammatica e nostalgica. Le sue scelte sono sempre varie e vincenti.
D: Può dirci, in sintesi, quali sono le novità in arrivo e quali le difficoltà che gli addetti ai lavori si trovano spesso ad affrontare?
R: Le novità in arrivo saranno sicuramente i nuovi testi che porterò in scena. Come sempre nascono da lunghe riflessioni alla ricerca di qualcosa di
nuovo che riesca a coinvolgere il pubblico di oggi, pur rimanendo fedele al mio percorso. Per quanto riguarda le difficoltà, credo che essenzialmente quella che incontra chi fa teatro oggi sia relativa alla grandissima difficoltà di fare squadra e di fare rete. Ci troviamo spesso molto isolati nei nostri percorsi, e questo non rende le cose facili in un lavoro già di per sé difficile come quello del teatro.
D: Lei è uno stacanovista. Crede che la sua dedizione al lavoro, che la impegna quasi totalmente a livello fisico e mentale, ripaghi i sacrifici che fa per la sua professione?
R: Sì, credo che i miei sacrifici siano ripagati, almeno abbastanza. Soprattutto dalle soddisfazioni che mi dà il pubblico, ma anche dai viaggi profondi che mi permette di fare ogni allestimento e, di conseguenza, ogni gruppo di lavoro, ogni nuovo testo... si tratta sempre di nuove avventure e questo mi ripaga profondamente.
In arrivo un nuovo tabellone degli spettacoli, con rappresentazioni di spessore come:
• “El Fùtbol” con Ettore Bassi
• “Racconti di cinema” con Ornella Muti, Espedito De Marino, Marta De Marino e Silvia Bianculli
• “Una come me” di Mauro Graiani con Matilde Brandi e Salvatore Buccafusca
• “Hollywood” di David Norisco con Clayton Norcross
Sarà poi protagonista e regista nella pièce tratta da Joseph Conrad, “I duellanti”, con Lorenzo Flaherty. Riproporrà inoltre il successo de “L'Onorevole, il Poeta e la Signora”, un'esilarante commedia di Aldo De Benedetti che la vede protagonista e regista insieme a Isabella Giannone e Lorenzo Flaherty. Diversi titoli nuovi e altri già di successo.
D: In quali teatri e di quali città verranno rappresentati gli spettacoli?
R: Saranno tutti spettacoli in tournée nei maggiori teatri italiani, sia nelle grandi città che in provincia. Sono molto soddisfatto, e la mole di lavoro non mi spaventa, anzi mi entusiasma.
D: Francesco, sappiamo che si occupa di produzione, distribuzione e organizzazione di spettacoli oltre che di spettacoli di prosa, concerti e balletti. Vuoi spiegarci meglio il tutto?
R: La mia attività come operatore culturale e distributore procede parallelamente alla mia attività di regista e attore un po' da sempre, per cui le varie attività che svolgo non entrano mai in conflitto l'una con l'altra. Anzi, ogni attività mi aiuta a capire meglio l'altra e viceversa. Ho sempre vissuto il teatro a tutto tondo sin da ragazzo e credo sia la maniera più giusta di affrontare questa professione.
Negli ultimi anni, il teatro, e non solo, stanno subendo una trasformazione. L'ascesa dei media digitali e l'ampia disponibilità di contenuti su piattaforme di streaming e social media rendono le grandi arti, come gli spettacoli dal vivo, degne (purtroppo) di un'attenzione minore, soprattutto nelle nuove generazioni. Per alcuni il teatro è visto come una forma d'arte d'élite. Tuttavia, e per fortuna, il teatro continua a sopravvivere per la sua unicità di esperienza irripetibile e per la connessione emotiva tra attori e pubblico. Per rinascere si cerca di portare avanti il tutto con linguaggi più diretti e inclusivi e rappresentazioni più vicine ai tempi nostri.
D: Cosa ne pensa?
R: Non credo molto nell'ossessiva e continua ricerca di essere, come si può dire, attuali. Io credo che un artista, soprattutto oggi, debba portare in scena ciò che sente per lui importante e urgente da condividere con il pubblico. Deve parlare di testi, di argomenti importanti, ma soprattutto sentiti profondamente. Credo che dobbiamo sì, in parte, pensare al pubblico di oggi, ma non farci condizionare troppo dalle mode e dobbiamo sempre rimanere fedeli al nostro percorso artistico, lavorando su ciò che sentiamo di portare in scena... fedeli alla nostra poetica, insomma. Si dà qualcosa al pubblico solo se si è veramente sinceri davanti a lui, solo se si è se stessi e totalmente veri nel donarsi attraverso un personaggio a chi guarda. E allora sì, forse chi guarda riceve qualcosa di profondo dal tuo lavoro.
D: Ho lasciato un piccolo spazio alla fine per permetterle di condividere con i lettori ciò che le sta più a cuore. Qual è il messaggio più importante che vorrebbe lasciare al suo pubblico?
R: Ritorno un po' a quello che dicevo prima, in questo momento il teatro, e soprattutto in questi ultimi anni, è spesso un viaggio, ahimè, solitario. È molto difficile trovare sul proprio percorso dei compagni di viaggio che poi rimangano con costanza nel tempo. È difficile fare squadra, è difficile fare gruppo, e questo forse dipende molto dall'insicurezza profonda che è dilagata dopo il Covid. Credo che bisogna abituarsi a un percorso quasi sempre solitario e poi, qualche volta, quasi per magia, in questo viaggio ci sono degli incontri, magari brevi, ma non per questo meno importanti o meno intensi. Bisogna gioire per questo, oltre che gioire per avere la possibilità di fare il lavoro più bello del mondo, che per me è e rimarrà sempre il teatro.