L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
“Il Teatro è nell’atto, cioè nell’immediato, in quello che un filosofo chiamò l’immediato svanire, la presenza e al tempo stesso, assenza. Questo è il superamento del grande attore” (Carmelo Bene).
Solare, dinamica e determinata, Eleonora Ivone è un’attrice completa che spazia con disinvoltura dalla tv al cinema e al teatro. Dagli esordi nel mondo della moda, per grandi firme come Valentino e Jean Paul Gaultier, approda sul grande schermo. Uomini senza donne di Angelo Longoni segna il suo debutto al cinema. Dal 2000 si susseguono interpretazioni teatrali e partecipazioni in diversi film per la tv, tra cui: Le madri, L’ultimo rigore, Tutto in quella notte, Part-time, Un anno a primavera e Un amore di strega. Nel 2011 partecipa al film per il piccolo schermo: Tiberio Mitri, il campione e la Miss. Tra i ruoli di maggiori rilievo quello di Chiara nel film Non aver pauradiAngelo Longoni, affianco di Laura Morante e Alessio Boni. A teatro tra i lavori più significativi: I tre Operai, Una volta nella vita, Il Muro e Ospiti.
Incontriamo Eleonora Ivone a Roma dove è in scena con la commedia, scritta e diretta da Angelo Longoni, L’Amore migliora la vita, con Ettore Bassi, Gaia De Laurentiis e Giorgio Borghetti. Reduce dal successo di pubblico e critica al Sala Umberto di Roma, lo spettacolo si sposta al Teatro Nino Manfredi di Ostia, dal 23 Febbraio al 6 Marzo.
Quando hai capito che avresti voluto recitare?
Ho cominciato a lavorare da giovanissima come modella un po’ per gioco, un po’ per guadagnare qualcosa ed essere indipendente. Ma l’ambiente della moda era troppo duro e frustrante, bisognava essere sempre perfette e io non lo ero…troppi denti, troppo bassa, troppi nei, troppo grassa…un inferno!
Così dopo la maturità ho cominciato a fare provini anche per la pubblicità, mi sentivo più a mio agio e mi divertivo, mettendomi in discussione anche su altre potenzialità. Mi sono accorta che funzionava, così ho approfondito e mi sono resa conto che dovevo seguire la strada della recitazione, frequentando la scuola di Beatrice Bracco, ma anche stage di recitazione con insegnanti sia russi che americani.
Nella tua scelta sei stata incoraggiata o osteggiata dalla tua famiglia?
Mah! Sicuramente mio padre mi ha sempre incoraggiata e sostenuta. Mia madre forse avrebbe preferito un percorso più classico, tipo laurea e posto fisso…ma alla fine credo siano contenti!
Avevi miti di riferimento?
Ero affascinata dalle grandi attrici di un tempo come Rita Hayworth, Bette Davis, Audrey Hepburn, ma anche da quelle più vicine a noi, come Meryl Streep.
Ti sei cimentata sia al cinema che in tv e in teatro, in quali di questi mezzi ti senti più realizzata?
Eleonora Ivone |
Quando mi fanno questa domanda rispondo sempre che sicuramente, se potessi, alternerei in egual misura tutti e tre i mezzi…ma non rinuncerei mai al teatro!
C’è un personaggio che ti piacerebbe interpretare a teatro?
Sicuramente MEDEA, il primo grande personaggio che ho visto a teatro da bambina, all’età di 11 anni, che in quell’occasione era interpretata dall’immensa Mariangela Melato. Mi piacerebbe farla in chiave moderna, ma usando il testo di Euripide.
Che ne pensi della frase di Eduardo “Gli esami non finiscono mai”?
Frase sempre attuale e vera. Essere continuamente sotto esame è stressante, ma anche uno stimolo a migliorarsi e a non accontentarsi, dimostrando a se stessi che le sfide sono un importante strumento di crescita individuale!
Attualmente sei in scena con la commedia, scritta e diretta da Angelo Longoni, “L’amore migliora la vita”, insieme a Ettore Bassi, Gaia De Laurentiis e Giorgio Borghetti. Quanto ti assomiglia il personaggio che interpreti?
Allora…direi che ad un primo impatto mi sembrava che “Silvia” non avesse niente in comune con me, poi approfondendo mi sono resa conto che in ogni personaggio c’è una parte di noi stessi, un lato nascosto e profondo della personalità che emerge inaspettatamente.
Durante il tuo percorso artistico hai affiancato colleghi importanti, con quali hai trovato maggiore affinità?
Si è vero, ho incontrato tanti talenti sulla mia strada, ma quelli con cui ho trovato maggiori affinità sono Alessio Boni, Ettore Bassi e Gaia de Laurentiis.
Il tuo è un lavoro molto impegnativo, come riesci a conciliare vita privata e professione?
Mi impegno tantissimo, come tutte le mamme e le mogli che lavorano.
Quando e se hai del tempo libero, come ti piace impegnarlo?
Naturalmente con la mia famiglia, con le mie tre figlie. Poi, dopo le tournée, riprendo ritmi di vita normali: vado in palestra, al cinema e a teatro.
Progetti futuri?
Finita la tournée, sarò a teatro con nuovo spettacolo e poi in televisione.
Il ritorno del “regista a due teste”. Sembra il titolo di un film, invece si tratta degli irriducibili fratelli Coen dietro la macchina da presa della loro nuova opera: "Heil Caesar!". Sicuramente uno dei film più attesi dell’anno, scritto, diretto e prodotto da Joel ed Ethan Coen, che questa volta puntano il loro acuto obiettivo sulla Hollywood degli Anni Cinquanta. Siamo infatti durante l’età dell’oro del cinema americano, prima della crisi causata dall’avvento della televisione, quando Eddie Mannix, fixer, ovvero figura dell’industria cinematografica incaricata di risolvere i problemi o nascondere eventuali scandali dovessero nascere durante la realizzazione di un film, si trova a dover fronteggiare, durante le riprese, il rapimento del protagonista di un kolossal sull'antica Roma. I Coen hanno radunato per l’occasione un cast stellare: Josh Brolin, George Clooney, Scarlett Johansson, Tilda Swinton, Channing Tatum, Ralph Fiennes, Dolph Lundgren, Jonah Hill, Christopher Lambert, Tilda Swinton e, per restare in famiglia, la moglie di Joel, Frances McDormand.
Libero, ironico, graffiante, surreale, a tratti macabro e crudele, capace di grandi esercizi di stile, questo e molto altro è racchiuso nel cinema dei fratelli Coen. Con ben quattro premi Oscar portati a casa, e capolavori come Fargo, Non è un paese per vecchi, A Serious Man, Il Grinta, i fratelli Coen riescono, grazie ad una straordinaria abilità narrativa, ad andare oltre lo schermo per raccontare, attraverso le immagini, la quotidianità di uomini soli in lotta
George Clooney |
contro qualcosa che inghiotte tutto, comprese le loro certezze.
Dopo una gestazione lunga dieci anni, arriva sul grande schermo Ave, Cesare!, selezionato per aprire la sessantaseiesima edizione della Berlinale, l'11 febbraio 2016.
Il film sarà distribuito in Italia dalla Universal Pictures e arriverà nelle sale il 10 marzo 2016.
Lo chiamavano Jeeg Robot, primo lungometraggio di Gabriele Mainetti, scritto da Nicola Guaglianone e Menotti, e presentato alla Festa del cinema di Roma, trae spunto dai supereroi americani. Protagonista è Claudio Santamaria, nei panni di Enzo, un introverso e ombroso ladruncolo di borgata, che vive a Tor Bella Monaca. Il contatto accidentale con una sostanza radioattiva procura ad Enzo una forza sovraumana, che inizialmente vuole sfruttare per le sue quotidiane attività criminali. L’incontro con Alessia cambia radicalmente la sua vita e la sua prospettiva. Alessia, interpretata da Ilenia Pastorelli, è una ragazza fragile a causa di un passato difficile, che per sfuggire alla realtà si rifugia in un mondo fantastico, popolato di supereroi. Enzo con i suoi superpoteri si materializza così nel suo eroe preferito:Jeeg Robot d’acciaio. Con l’aiuto di Alessia, Enzo capisce come sfruttare al meglio le sue nuove facoltà, aiutando i più deboli. Ma ogni eroe che si rispetti ha il suo antieroe, che nel film è Lo Zingaro, interpretato da uno straordinario Luca Marinelli, che nell’impronta caricaturale rende credibile il personaggio: un piccolo boss di una banda con velleità da “Padrino”. Nel cast troviamo ancheStefano Ambrogi, Maurizio Tesei e Francesco Formichetti.
Un film originale, onesto, divertente e intelligente, sull’irrealtà del reale. Tra intrattenimento e azione, la storia si dipana in equilibrio lungo un filo sottile, dove l’assurdità diventa credibile.
Claudio Santamaria |
Senza falsi moralismi o ipocrisie, senza gli effetti speciali a cui ci ha abituato il cinema americano, ma concentrandosi e soffermandosi maggiormente sull’indagine introspettiva dei personaggi, la pellicola, attraverso un accurato lavoro di regia e una sceneggiatura mai banale, dipinge con fantasia e realismo il momento storico attuale, riuscendo a raccontarlo con leggerezza e profondità.
Dopo il successo ottenuto con il cortometraggio Tiger Boy, vincitore del Nastro D’Argento 2013, Gabriele Mainetti conferma il suo talento con un film dai connotati internazionali, ma al tempo stesso profondamente e orgogliosamente italiano.
Lo chiamavano Jeeg Robot uscirà nelle sale il 18 febbraio 2016.
Tratto da una raccolta di racconti dell’autrice francese Cécile Aubry, le avventure del piccolo Sébastien e della sua inseparabile amica Belle, un enorme cane simil maremmano, tornano al cinema. Dopo la serie tv e il cartone animato giapponese, dalla Francia è arrivato nel 2013 il live action Belle e Sébastien, applaudito da pubblico e critica. Ma non finisce qui. Per la gioia dei più piccoli e non solo è infatti in uscita per le feste natalizie il sequel: Belle e Sébastien, L’avventura continua. La storia è ambientata un paio d’anni dopo le vicende narrate dalla prima pellicola. La guerra è ormai conclusa e Sébastien vive felice tra le montagne con il nonno e la sua enorme amica a quattro zampe. Insignita di una medaglia al valore per i servizi resi durante il conflitto, Angelina sta per fare ritorno a casa. Sébastien è in fermento e non vede l’ora di riabbracciarla, ma nel giorno tanto atteso Angelina rimane vittima di un terribile incidente aereo, al confine tra Francia e Italia, nel cuore della foresta transalpina. Data per morta dalle autorità locali, Sébastien e il nonno non si rassegnano all’idea di non rivederla più. Decidono così andarla a cercare. Durante la spedizione, Sébastien incontra il burbero Pierre Marceau, che li aiuterà nell’impresa. Pierre in realtà è il padre di Sébastien. La vicinanza obbligata tra padre e figlio, sarà l’occasione per instaurare un bellissimo rapporto.
Dopo il primo film diretto da Nicolas Vanier, ora la palla è passata al canadese Christian Duguay, che prende le distanze dal testo della Aubry, con una sceneggiatura originale. Nuovi personaggi accompagneranno il protagonista, interpretato dal bambino prodigio Félix Bossuet, nella sua avventura. Più azione condita da una maggiore ironia, per una trama che si basa principalmente sul rapporto padre-figlio, dove l’amicizia con l’enorme cane, tema centrale nel precedente capitolo, ora fa da sfondo alla storia. La natura, gli animali, i paesaggi, il valore dell’amicizia, i sentimenti, in un’atmosfera magica da favola, rimangono elementi caratterizzanti e parte integrante del racconto, ma il secondo capitolo si sofferma maggiormente sull’indagine psicologica dei personaggi, in una visione più intima e introspettiva.
Nel cast anche Tchéky Karyo, Margaux Chatelier, Thierry NeuviceUrbain Cancelier, il film è prodotto dalla Radar Films e distribuito dalla Notorious Pictures.
Presentato in anteprima mondiale in occasione dell’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma, all’interno della sezione Alice nella Città,Belle e Sébastien uscirà nelle sale a partire dall’8 dicembre 2015.
Il prossimo 12 Dicembre a Berlino si svolgerà la ventottesima edizione degli Oscar Europei: European Film Awards. L’Italia sarà rappresentata con Paolo Sorrentino, che fa il pieno di candidature, Nanni Moretti e il documentario di Ivan Gergolet “Dancing With Maria”.
“Youth”, il film del Premio Oscar Paolo Sorrentino sul valore della giovinezza e sul trascorrere del tempo, conquista cinque nomination: European film, European director (Paolo Sorrentino), European Actor (Michael Caine), European Actress (Rachel Weisz), European Screenwriter (Paolo Sorrentino). Nanni Moretti è in corsa per la miglior regia con la pellicola “Mia Madre”, che si aggiudica, con Margherita Buy, anche la candidatura come miglior attrice. Sventola inoltre bandiera italiana, nella categoria documentari, “Dancing with Maria” diretto da Ivan Gergolet.
Altre quattro nomination vanno alla commedia surrealista “A pigeon sat on a branch reflecting on existence” (Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza) dello svedese Roy Andersson, nella rosa del premio come miglior regista e sceneggiatore, candidata come miglior film e miglior commedia. Mentre “The Lobster”, diretta dal greco Yorgos Lanthimos, tragicommedia dell'assurdo di fantascienza, sarà tra i candidati al miglior film, miglior regia, sceneggiatura e miglior attore, Colin Farrell.
Il tedesco “Victoria”, diretto da Sebastian Schipper, ha ottenuto le nomination come miglior film, miglior regia e miglior attrice, la spagnola Laia Costa.
Le altre opere in corsa per la miglior pellicola europea sono: l'islandese “Hrútar” (Rams) di Grímur Hákonarson; la franco-turca “Mustang”, debutto di Deniz Gamze Ergüven. La miglior commedia andrà invece ad una delle seguenti opere: la francese "La famiglia Bélier" di Eric Lartigau e la belga “Dio esiste e vive a Bruxelles”, diretta da Jaco Van Dormael.
Fra i registi, oltre Moretti e Sorrentino, è candidata anche la polacca Malgorzata Szumowska per “Cialo” (Corpo). Il premio miglior attore sarà conteso tra Michael Caine (Youth), Colin Farrell (The Lobster), Tom Courtenay (45 anni),il francese Vincent Lindon (La legge del mercato) e Christian Friedel (13 minuti). Tra le migliori interpreti femminili: Laia Costa (Victoria), RachelWeisz (Youth), Charlotte Rampling (45 anni), Margherita Buy (Mia madre) e Alicia Vikander (Ex Machina).
Queste le candidature. Ora non resta che aspettare la data del 12 Dicembre per sapere chi saranno i vincitori degli European Film Awards.
È uscito il 5 Novembre al cinema Alaska, il nuovo lavoro di Claudio Cupellini con Elio Germano e l’attrice francese Astrid Bergès Frisbey, nota al grande pubblico per aver vestito ipanni della sirena Serena nel film “Pirati dei Caraibi: oltre i confini del mare”.
La pellicola, girata tra Francia e Italia, è stata inserita nella selezione ufficiale della decima edizione della Festa del Cinema di Roma. Ambientato a Parigi, il film racconta la storia dell’amore disperato e tormentato tra Fausto, un cameriere italiano che lavora in un hotel di lusso, e Nadine, una ventenne aspirante modella. I due ragazzi si conoscono sulla terrazza di un albergo della “Ville Lumière”. Un tragico avvenimento porterà ad un susseguirsi inarrestabile di eventi, che vedrà i due giovani perdersi, ritrovarsi, soffrire e amarsi. Dopo aver provato l’esperienza del carcere, Fausto imboccherà la strada del crimine mettendo in piedi, con un socio, un locale alla moda chiamato Alaska. Nadine, dal canto suo, è ossessionata dall’incessante inseguimento di un sogno da vivere. Un amore difficile, una passione travolgente, un futuro troppo lontano, tra inseguimenti, fughe e avventure, si racconta una storia d’amore epica, mostrando uno spaccato della nostra società.
Diretto da Claudio Cupellini, regista di “Lezioni di cioccolato” e della serie “Gomorra”, Alaska è un film romantico, con echi drammaturgici del romanzo di formazione, su un amore in fuga, che avanza oltre ogni limite, impetuoso e incontenibile, travolge ogni singolo attimo, tra sofferenze, sogni infranti e un futuro inafferrabile, sui contorni indefiniti di una favola che sfuma tragicamente e inevitabilmente nella realtà.
I protagonisti, affamati di vita, si rendono lentamente conto dell’importanza dei sentimenti. Due cuori alla deriva, apolidi, soli, alla disperata ricerca di un luogo sicuro, di una felicità che sembra irraggiungibile, in una sorta di corsa all’oro che li metta in salvo dal vuoto delle loro fragili esistenze.
Reduce dal successo de “Il giovane favoloso”, ritroviamo Elio Germano in splendida forma affiancato dalla bellezza eterea di Astrid Bergès Frisbey, una delle stelle più promettenti del cinema francese. Nel cast anche Valerio Binasco, Elena Radonichich, Antoine Oppenheim e Marco D’Amore, protagonista della serie televisivaGomorra.
Il film, scritto dallo stesso regista insieme aFilippo GravinoeGuido Luculano, è prodotto da Indiana Production Company con Rai Cinema, in coproduzione con la francese 2.4.7. Films, e realizzatocon il sostegno della Bls - Film Fund & Commissione dell’Alto Adigee ilcontributo del MiBACT(Interesse Culturale).
Discontinuità, varietà e qualità: le tre parole chiave che caratterizzano la decima edizione della Festa del Cinema di Roma, che si svolgerà dal 16 al 24 marzo all’Auditorium Parco della Musica e in altri luoghi della Capitale. Discontinuità rispetto al passato, varietà di proposte, di genere e di provenienza, qualità dei 37 film della Selezione Ufficiale. Un’edizione all’insegna di importanti novità. La prima è la trasformazione del Festival in Festa, com’era nell’idea originale, dando risalto alla scoperta e alla celebrazione del cinema, che torna alla sua autentica essenza: la condivisione, all’interno di uno spazio buio, di un’emozione generata da una narrazione sul grande schermo. Una decisione che vuole essere, come spiega il Direttore Artistico Antonio Monda, una risposta alle osservazioni mosse in questi ultimi anni: la mancanza di identità della rassegna. Una sala in meno, un giorno in meno di programmazione, un budget ridotto e meno film. Sembrerebbe una festa del cinema sottotono rispetto agli anni passati, in realtà il Direttore Artistico ha tenuto a precisare, in conferenza stampa, la volontà di puntare a pellicole eccellenti e di qualità, anche a scapito della passerella sul red carpet o dicendo dei “no” dolorosi.
Altra importante novità è la cancellazione del concorso, delle giurie, delle cerimonie di apertura e chiusura e dei premi, con l’eccezione di quello del pubblico, per sottolineare l’elemento di condivisione popolare, e il premio “Virna Lisi” alla miglior attrice dell’anno. Ogni film sarà così vincitore nel momento stesso in cui viene invitato alla kermesse. Alcuni dei titoli presenti nella Selezione Ufficiale: in apertura Truth di James Vanderbilt, sul controverso rapporto tra giornalismo e politica; l’anteprima di The Walk in 3D di Robert Zemeckis; The Confessions of Thomas Quick di Brian Hill; Eva No Duerme di Pablo Aguero, sul conflitto scaturito dal corpo senza vita di Evita Peròn; dagli Stati Uniti arriva Experimenter di Michael Almereyda; Junun, il film musicale di Paul Thomas Anderson; il documentario francese in 3D Hurricane, su uno degli eventi più devastanti del nostro pianeta, l’uragano atlantico. Non mancheranno ovviamente anche i film italiani: Alaska di Claudio Cupellini, un melodramma estremo e fiammeggiante incalzato dall’interpretazione di Elio Germano; il documentario di Gianni Amelio, Registro di Classe Parte Prima 1900 – 1960, un lungo viaggio per raccontare la storia della scuola dell’obbligo, tra grandi aspettative e profonde delusioni; Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, con Claudio Santamaria nel ruolo di un pregiudicato di borgata che, entrando in contatto con una sostanza radioattiva, scopre di avere una forza sovraumana; Dobbiamo Parlare di Sergio Rubini, una commedia divertente e tagliente che procede inarrestabile tra colpi di scena che scavano senza pietà nei protagonisti. Infine due serie tv: Fargo – seconda stagione, che sarà trasmessa su Sky Atlantic dal 22 dicembre; l’israeliano Fauda, che racconta la storia da entrambi i punti di vista del conflitto israelo-palestinese.
Cambiata anche la sigla che precede i film, che vedrà una serie di sequenze di scene di festa tratte da celebri pellicole. Altro elemento di discontinuità rispetto al passato sono le anteprime mondiali, europee e soprattutto italiane, grazie anche all’alleanza con il Festival di Londra, con cui si alterneranno le date delle anteprime nelle rispettive città. Nei nove giorni di programmazione saranno presentati: musical, documentari, thriller, melodrammi, commedie, animazioni, film d’azione, serie televisive e opere di ricerca personale. Un altro segno importante di rottura con le precedenti edizioni sarà la divisione dell’evento in tre fasce: i film della Selezione Ufficiale; le retrospettive; una serie di incontri e omaggi ai grandi maestri del cinema contemporaneo e del passato. Le tre retrospettive, curate da Mario Sesti, saranno dedicate ad Antonio Pietrangeli, grande autore italiano troppo spesso dimenticato; Pablo Larraìn, cineasta tra i più significativi dell’attuale panorama internazionale; la Pixar, una delle realtà più importanti e rivoluzionarie degli ultimi anni. Gli incontri, organizzati ogni sera nelle sale dell’Auditorium, vedranno salire sul palco alcune grandi personalità del mondo dell’arte, dello spettacolo e della cultura che racconteranno l’influenza del cinema nelle loro vite. Tra i protagonisti degli incontri: Jude Law, Wes Anderson e Donna Tartt, William Friedkin e Dario Argento, Paolo Sorrentino con la proiezione, durante l’ultima serata, de “La Grande Bellezza”, con quaranta minuti di scene inedite. E ancora, Carlo Verdone e Paola Cortellesi, Renzo Piano che illustrerà il rapporto tra architettura e cinema, Riccardo Muti e Paolo Villaggio con la proiezione della versione restaurata di Fantozzi. Il programma della decima edizione rende inoltre omaggio, attraverso anteprime, proiezioni, restauri, dibattiti ed eventi, ad alcune figure chiave della storia del cinema italiano e internazionale, tra cui: Ettore Scola, con la proiezione de “La terrazza” in versione restaurata; Paolo e Vittorio Taviani; Francesco Rosi, Ingrid Bergman, Luis Buñuel e Stanley Kubrick. Infine, Ricordando Pasolini: a quarant’anni dalla scomparsa la Festa del Cinema ricorda con una serie di eventi il più importante e controverso intellettuale, poeta e regista dell’Italia del dopoguerra.
La Festa coinvolgerà, oltre l’Auditorium, diversi punti della città e alcune tra le più prestigiose Istituzioni, come il MAXXI e la Casa del Cinema.
In contemporanea con la Festa del Cinema di Roma, dal 16 al 20 ottobre, si svolgerà MIA, il nuovo Mercato Internazionale dell’Audiovisivo, diretto da Lucia Milazzotto. Per la prima volta in Italia, un Mercato si occuperà di tutti i segmenti del prodotto audiovisivo: cinema, tv series, documentari, videogiochi.
Nel manifesto della Festa del Cinema di Roma, la grazia, la bellezza e l’eleganza di una delle più grandi attrici italiane e internazionali: Virna Lisi.
Il 10 Settembre si sono accesi i riflettori sulla 40esima edizione del Toronto Film Festival, la grande kermesse internazionale sul cinema. Prosegue fino al 20 settembre con una ricca programmazione, che spazia da grandi produzioni a film indipendenti, con oltre trecento lungometraggi, di cui ben sette italiani: Sangue del mio sanguedi Marco Bellocchio, Youthdi Paolo Sorrentino, L’attesa di Piero Messina,Mia madredi Nanni Moretti, Bella e perdutadi Pietro Marcello, Louisianadi Roberto Minervini e Exit/Entrance or Trasumanardi Federica Foglia.
La nuova edizione è iniziata con un colpo di scena: il ritorno sul grande schermo del re dei documentari, Michael Moore. Dopo Bowling a Columbine, Capitalism – A Love Story e il campione di incassi Fahrenheit 9/11, il regista e autore premio Oscar torna a far parlare di sé con un nuovo documentario, cui ha lavorato in gran segreto dal 2009: Where to invade next. La costante ricerca di un nemico da combattere che mantenga e alimenti l’industria bellica americana, ha spinto Moore a dedicarsi a questo nuovo progetto, da lui stesso definito “epico”. Where to invade nextè un’aspra critica alla politica estera americana, perennemente e opportunisticamente orientata al conflitto: se il nemico non c’è, bisogna inventarlo. Il regista, con il suo stile inconfondibile e il suo graffiante sarcasmo, si appresta a invadere il Mondo per conto dell’America, prima fra tutti l’Europa. Si tratta però di un’invasione atipica, volta alla conoscenza di quello che si ritiene essere il “nemico”. È un’indagine sulla quotidianità, sulle contraddizioni e sulle usanze dei vari Paesi. Nonostante i tempi difficili, lancia un messaggio positivo: basta problemi, è arrivato il momento di trovare soluzioni. Girato in tre continenti, Moore viaggia portando con sé la bandiera americana che puntualmente pianta in ogni luogo in cui si reca, nella disperata ricerca del cosiddetto “american dream”. Una “commedia” provocatoria in cui si racconta l’America, stavolta però uscendo dal suo territorio e osservando gli altri Paesi, che da “nemici” diventano fonte di crescita e arricchimento.
Quello di Moore è un cinema di inchiesta e di denuncia, con importanti messaggi sociali conditi da una buona dose di ironia.
Il documentario, della durata di due ore, sarà proiettato a ottobre durante il New York Film Festival. Non è stata ancora resa nota la data di uscita nelle sale cinematografiche, che si vocifera essere entro la fine dell’anno. Chissà che questa nuova pellicola non porti a Michael Moore anche un altro Oscar.
Dopo il grande successo del debutto nel 2013 al Théâtre du Châtelet di Parigi, arriva al Teatro dell’Opera di Roma in Prima Nazionale: I was Looking at the Ceiling and Then I Saw the Sky (Stavo guardando il soffitto e all’improvviso ho visto il cielo), “song play” in due atti del noto compositore statunitense vincitore del Premio Pulitzer, John Adams, su libretto di June Jordan. Un’opera rock contemporanea con tre tastiere, chitarra e basso elettrico, sax, clarinetto e batteria, composta da elementi dell’Orchestra del Teatro dell’Opera e diretta dal Maestro australiano Alexander Briger, con la regia di Giorgio Barberio Corsetti. Uno spettacolo brillante dalla raffinata
Giorgio Barberio Corsetti |
originalità in cui confluiscono differenti generi musicali, dal rock al jazz, passando in rassegna Stan Getz, Miles Davis, John Coltrane, Pink Floyd e Michael Jackson, in linea con lo stile complesso di Adams che “misura la potenza espressiva e l’autenticità paradossale delle musiche commerciali”.
“I was Looking at the Ceiling and Then I Saw the Sky – spiega il compositore Adams – è la frase pronunciata da uno dei sopravvissuti al terremoto di Northridge del 1994, una catastrofe che ha devastato un’ampia parte del nord di Los Angeles. La lesse il librettista June Jordan sul Los Angeles Times e mi offrì il titolo perfetto per quello che volevo fosse uno spettacolo stile Broadway”.
Definito “un dramma sullo sfondo di un cielo blu”, racconta l’intensa e commovente storia di sette giovani ventenni di Los Angeles, diversi per etnia ed estrazione sociale, le cui vite cambieranno radicalmente all’indomani del devastante terremoto. Sette giovani adulti che si interrogano sull’amore e sul senso della vita, tra desideri, pulsioni e paure vengono affrontati temi molto attuali come il
John Adams |
conflitto razziale, i rapporti con la polizia e l’autorità, la persecuzione degli immigrati e l’identità sessuale. “Sulla scena saranno presenti quattro parallelepipedi – afferma il regista Giorgio Barberio Corsetti - come fossero quadri in movimento raffiguranti luoghi e città in cui confluiscono le aspirazioni dei vari personaggi, che si sviluppano con dinamismo e in sintonia con le parole e la musica”. Interpreti internazionali per questa avvincente storia d’amore “polifonica” dallo stile shakespeariano: Daniel Keeling (Dewain); Jeanine De Bique (Consuelo); Joel O’Cangha (David); Janinah Burnett (Leila); Grant Doyle (Mike); Patrick Jeremy (Rick); Wallis Giunta (Tiffany).
I was Looking at the Ceiling and Then I Saw the Sky sarà al Teatro dell’Opera di Roma dall’11 al 17 Settembre 2015.
Maggiori informazioni su www.operaroma.it
Dal 5 a l16 agosto si svolgerà la 68esima edizione del Festival di Locarno, con un ricco programma di film indipendenti e pellicole d’autore.La rassegna del Canton Ticino vede la presenza di critici, addetti ai lavori e pubblico nella splendida cornice di Piazza Grande, trasformata per l’occasione in una delle sale proiezioni più grandi del mondo, con uno schermo di 26 metri di lunghezza, 14 di altezza e 8.000 posti in platea.
La figura femminile e le relazioni familiari, sono alcuni dei temi toccati nell’ambito della nuova edizione del Festival svizzero. Duecentocinquanta le opere proposte, tra cui molte anteprime, per una manifestazione ‘eclettica’, come l’ha definita lo stesso direttore artistico, Carlo Chatrian.
In apertura, la proiezione della pellicola di Jonathan Demme Dove eravamo rimasti (Ricki and The Flash), con un’inedita Meryl Streep nei panni di una rock star, nelle sale a partire dal 10 settembre. Presente alla serata l’istrionico Edward Norton che riceverà l’Excellence Award.
Diciotto lavori parteciperanno alconcorso internazionale, tra cui: Cosmos di Andrzej Zulawski; Right Now, Wrong Then del sudcoreano Hong Sang-soo; Chevalier della greca Athina Rachel Tsangari; No Home Movie della belga Chantal Akerman;The Sky Trembles and the Earth Is Afraid and the Two Eyes Are Not Brothers dell’ inglese Ben Rivers; la pellicola-favola dal sapore pasoliniano Bella e perduta di Pietro Marcello; Southpaw di Antoine Fuquacon Jake Gyllenhaal; Amnesia di Barbet Schroeder.
Tra i film italiani fuori concorso: Genitori di Alberto Fasulo, I sogni del lago salato di Andrea Segre e Romeo e Giulietta di Massimo Coppola. E ancora, sventolano bandiera italiana: il documentario L'infinita fabbrica del duomodi Martina Parenti e Massimo D'Anolfi, e Pastorale cilentana di Mario Martone, tra le proiezioni della sezione 'Piazza grande'.
Il regista Marco Bellocchio e il regista, sceneggiatore e produttore statunitense Michael Cimino riceveranno il Pardo d’onore.
Tra gli altri premiati: il montatore e “sound designer” Walter Murch, già vincitore di 3 premi Oscar, a cui verrà assegnato il Vision Award-NescensIl; l'attrice francese Bulle Ogier e Marlen Khutsiev che riceveranno il Pardo alla carriera; infine il Leopard Club Award all’attore Andy Garcia.
Il laboratorio Open Doors, di coproduzione del Festival, dedicato quest’anno a quattro Paesi del Magreb, Algeria, Marocco, Libia e Tunisia, darà l’opportunità ai registi e produttori dei 12 progetti prescelti di presentare i loro lavori a potenziali partner.
Ricki and The Flash