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Il 10 Settembre si sono accesi i riflettori sulla 40esima edizione del Toronto Film Festival, la grande kermesse internazionale sul cinema. Prosegue fino al 20 settembre con una ricca programmazione, che spazia da grandi produzioni a film indipendenti, con oltre trecento lungometraggi, di cui ben sette italiani: Sangue del mio sanguedi Marco Bellocchio, Youthdi Paolo Sorrentino, L’attesa di Piero Messina,Mia madredi Nanni Moretti, Bella e perdutadi Pietro Marcello, Louisianadi Roberto Minervini e Exit/Entrance or Trasumanardi Federica Foglia.
La nuova edizione è iniziata con un colpo di scena: il ritorno sul grande schermo del re dei documentari, Michael Moore. Dopo Bowling a Columbine, Capitalism – A Love Story e il campione di incassi Fahrenheit 9/11, il regista e autore premio Oscar torna a far parlare di sé con un nuovo documentario, cui ha lavorato in gran segreto dal 2009: Where to invade next. La costante ricerca di un nemico da combattere che mantenga e alimenti l’industria bellica americana, ha spinto Moore a dedicarsi a questo nuovo progetto, da lui stesso definito “epico”. Where to invade nextè un’aspra critica alla politica estera americana, perennemente e opportunisticamente orientata al conflitto: se il nemico non c’è, bisogna inventarlo. Il regista, con il suo stile inconfondibile e il suo graffiante sarcasmo, si appresta a invadere il Mondo per conto dell’America, prima fra tutti l’Europa. Si tratta però di un’invasione atipica, volta alla conoscenza di quello che si ritiene essere il “nemico”. È un’indagine sulla quotidianità, sulle contraddizioni e sulle usanze dei vari Paesi. Nonostante i tempi difficili, lancia un messaggio positivo: basta problemi, è arrivato il momento di trovare soluzioni. Girato in tre continenti, Moore viaggia portando con sé la bandiera americana che puntualmente pianta in ogni luogo in cui si reca, nella disperata ricerca del cosiddetto “american dream”. Una “commedia” provocatoria in cui si racconta l’America, stavolta però uscendo dal suo territorio e osservando gli altri Paesi, che da “nemici” diventano fonte di crescita e arricchimento.
Quello di Moore è un cinema di inchiesta e di denuncia, con importanti messaggi sociali conditi da una buona dose di ironia.
Il documentario, della durata di due ore, sarà proiettato a ottobre durante il New York Film Festival. Non è stata ancora resa nota la data di uscita nelle sale cinematografiche, che si vocifera essere entro la fine dell’anno. Chissà che questa nuova pellicola non porti a Michael Moore anche un altro Oscar.