L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
“Looking for Grace” , film in Concorso della regista australiana Sue Brooks, è il viaggio di due genitori in cerca della loro figlia, un po’ scapestrata, che si è allontanata da casa all’improvviso. Grace, la protagonista inquieta , è interpretata da Odessa Young, giovane attrice che compare anche nel cast del film “The daughter”, di Simone Stone ( presente alla Mostra nella sezione “Giornate degli Autori”). Carina, ma di una bellezza molto standard, ha sfilato sul red carpet i primi giorni della Mostra . Il film racconta la storia di una ragazzina sedicenne che decide di partire,insieme alla sua amica, per raggiungere la città dove si terrà un concerto della sua band preferita. E lascia ai suoi genitori soltanto un enigmatico biglietto. Durante il viaggio Grace fa di tutto per fare conoscenza con un ragazzo carino , che vede sul pullman. Le intemperanze di Grace scoraggiano l’amica, che, a metà viaggio, decide di tornare indietro. E l’avventuretta che Grace ha con il bel ragazzo si dimostrerà deludente. Nel frattempo i suoi genitori – Dan (Richard Roxburgh) e Denise (Radha Mitchell) - si mettono in cerca di lei, in auto, per le strade deserte australiane. Il contesto dei luoghi non è mai ben chiaro ed inoltre la tecnica di scomporre i tempi, e sovrapporre passato e futuro, già trita, ha reso il film sconclusionato ed incomprensibile, oltre che frammentario. Il film si perde nella descrizione di tutti i personaggi, e questo distoglie lo spettatore dall’azione principale.
Poi, per giustificarne la “drammaticità” la regista ha inventato che alla fine la madre di Grace finisce all’improvviso sotto un camion. Il marito e la figlia Grace, attoniti, assistono alla scena con una tiepida espressione di distacco. Reale , surreale o insignificante?
“Beasts of non nation” (“Bestie senza una patria”) è un film in concorso del regista statunitense Cary Fukunaga, basato sul libro “Bestie senza una patria”, di Iweala Uzodinma. Il tema è quello dei bambini che vengono addestrati alla guerra. In un paese dell’Africa, non ben definito, scoppia una guerra civile. Il protagonista è Agu (Abraham Attah), un bambino che, dopo la distruzione del suo villaggio, erra, disperato, provato dalla fame, e terrorizzato dalla violenza, e finisce per arruolarsi con i mercenari guidati da un brutale comandante (interpretato da Idris Elba). Agu è costretto, per sopravvivere, ad assistere ad ogni tipo di atrocità e ad uccidere nei modi peggiori. L’argomento, che rappresenta una cruda e risaputa realtà di certi paesi, è stato già più volte trattato, e nel caso di questo film, non si vede nulla di nuovo.
“Winter on fire”, del regista russo Evgeny Afineevsky, presentato nella sezione “Fuori Concorso”, è un documentario, ma più una cronaca, sui novantatre giorni che hanno sconvolto l’Ucraina tra il 2013 e il 2014: la sanguinosa rivolta per i diritti civili svoltasi nella centrale Piazza Maidan di Kiev, la lunga e ostinata protesta popolare contro il presidente Viktor Janukovic. Una storia vera che cattura l’attenzione dello spettatore fino all’ultimo minuto, senza mai cedere in momenti di lentezza o di opacità.
Il giovane regista ha spiegato che non si sono potute ottenere le migliori inquadrature, perché l’obiettivo principale era quello di registrare in diretta scene scioccanti come i violenti attacchi della polizia contro i civili disarmati, e contemporaneamente scene che dimostravano quanto il popolo ucraino, fiero di essere tale, stesse cambiando definitivamente il Paese. E’ fantastico vedere così tanta gente, così unita e così determinata, disposta a soffrire per novantatre giorni consecutivi , a resistere al gelido inverno e ai soprusi della polizia, per un ideale di patria e di paese libero e moderno. Un documento imperdibile che passerà alla storia e che è importante conoscere. Bellissimi commenti musicali.
Jolanda Dolce