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L’ambiente, la civiltà storico-artistica, civile e socio-religiosa sono oggetto di Capolavori del Trecento. Il cantiere di Giotto, Spoleto e l’Appennino. In corso fino al 4 novembre, Spoleto, Trevi, Montefalco e Scheggino accolgono le opere di pittura e scultura selezionate.
In realtà Scheggino funge soprattutto da punto informativo per gli itinerari, che toccano Umbria, Lazio, Marche e Abruzzo, con cui è possibile approfondire e proseguire la conoscenza e la fruizione dei temi proposti dalla mostra. Il piccolo paese attraversato dal fiume Nera, dove sui campanelli compaiono desueti nomi di battesimo o soprannomi e non cognomi, rende conto soprattutto dell’ambiente. Il corso del fiume si presta alla pratica del rafting, poco lontano, ha sede una delle più famose e diffuse aziende che si occupano della lavorazione e distribuzione del tartufo. A Scheggino sono esposti frammenti di affresco e del rosone dell’Abbazia si San Salvatore a Campi di Norcia colpita dall’ultimo terremoto. Altro tema che collega non solo gli altri luoghi proposti dagli itinerari, ma anche le altre mostre parte del ciclo Capolavori in Umbria e Marche tra Medioevo e Rinascimento. Due sono i cataloghi, quello più legato agli itinerari è ancora in corso di stampa.
A Spoleto l’esposizione è allestita nella Rocca Albornoziana, costruita tra il 1359 e il 1370 dal cardinale spagnolo Egidio Albornoz, per riportare e gestire il potere papale sul territorio. Gli splendidi ambienti, adibiti a carcere tra il 1817 e il 1982, persa del tutto la memoria di tale funzione, hanno acquisito un’aria quasi metafisica. Attualmente ospitano il Museo Nazionale del Ducato di Spoleto, il Laboratorio di dignostica per i Beni Culturali e la Scuola europea di conservazione e restauro del libro antico. La sezione della mostra espone frammenti di affresco e sinopie che si trovavano nella chiesa di Santa Maria delle Palazze alle pendici del Monteluco di Spoleto. Gli affreschi staccati si trovano ora, in gran parte, presso musei americani e sono presenti solo in immagine. Tre corali e sculture lignee fanno anche parte dell’esposizione. Gli ambienti museali della rocca permettono di espandere il tempo: prima del Trecento, con reperti archeologici, iscrizioni, sarcofagi, uno dei quali, medievale, mostra telamoni angolari, che ricordano divinità azteche con copricapo di piume. Dopo il Trecento con la Camera Pinta, dove due cicli pittorici, realizzati tra il 1392 e il 1416, illustrano una storia d’amor cortese e una tratta dal Teseida di Boccaccio, ma anche dalla stupenda Madonna con Bambino in trono, del siciliano Antonello de Saliba, più conosciuto come Antonello da Messina.
Altra sede spoletina altrettanto suggestiva, il Museo Diocesano e Basilica di Sant’Eufemia, il primo dedica una saletta ai capolavori del Maestro di Cesi, in particolare al Trittico con Incoronazione della Vergine dal Museo Marmottan Monet di Parigi. L’Assunzione della Vergine termina nell’abbraccio di Cristo. Lui ha lo sguardo rivolto verso di noi, a invitarci e includerci, mentre con un braccio circonda le spalle di Maria, che ha la testa reclinata sulla Sua spalla. L’altro braccio incrocia quello di Lei all’altezza del polso. Interamente rossa è la veste di Maria, di un tessuto decorato con motivi geometrici. Rossa la tunica di Cristo, ricoperta dal manto azzurro dalle pieghe dorate. Un tenero abbraccio e molto umano, sembra descrivere un amore reale, vissuto, di un uomo e una donna, non che quello divino non lo sia. La luce che si riflette sui dipinti e costringe a spostamenti tattici, è l’unica pecca di questo museo. Come nella Rocca il bookshop è interessante, lì per le pubblicazioni proposte, qui per i gadgets. Emozionanti anche le sculture lignee e in particolare il gruppo della Deposizione. Pannelli esplicativi trattano le tematiche salienti delle opere del Museo e mostrano confronti e analogie. Non solo i musei diocesani, ma la regione in generale, tiene conto dell’arte, prettamente religiosa, che compone il suo patrimonio. Il percorso prosegue nella Basilica di Sant’Eufemia, l’atmosfera grezza, scarna e mistica della pietra da risalto al rosso, predominante, nelle opere del Maestro di San Felice di Giano. Tra le due sedi si trova il Duomo, di cui, sempre in maiera succinta e riassuntiva, si citano due opere salienti: il Crocefisso di Alberto Sozio, dipinto su pergamena, firmato e datato 1187 e le Storie della Vergine, affrescate nella tribuna da Filippo Lippi, tra il 1466 e il 1469.
A Trevi oltre alla gigantesca croce sagomata, è la scultura lignea e la mano del Maestro di Fossa a colpire per la modernità delle espressioni e delle fattezze di volti e figure. Un esempio su tutti sono le tre statue che compongono la Natività raffiguranti il Bambino, Maria giacente, il viso luminoso e trasognato nel palmo della mano, e San Giuseppe, seduto in disparte, disilluso e rassegnato il suo di viso, pure nel palmo della mano. Nello stesso edificio si trova il Museo della Civiltà dell’ulivo. Sono da citare, almeno, il Duomo intitolato a Sant’Emiliano e la Chiesa di San Martino, ma anche Palazzo Lucarini che permette un’incursione nell’arte contemporanea.
Infine Montefalco, dove alla fama dell’olio si unisce quella del Sagrantino, pregiato vino rosso. Nel Complesso Museale di San Francesco, che pure permette un’incursione nell’arte contemporanea con le mostre temporanee che accoglie, sono tornati due dossali che, a seguito delle spoliazioni napoleoniche, sono attualmente conservati nell’appartamento di rappresentanza del Pontefice. In precedenza dalla Pinacoteca Vaticana era tornata, temporaneamente, nella Chiesa di San Francesco, dove si trovava prima dell’avvento di Napoleone, la Madonna della cintola di Benozzo Gozzoli. Suoi pure i bellissimi affreschi che si possono vedere nella chiesa, risalenti alla metà del XV secolo.
Per informazioni, indirizzi, orari, costo dei biglietti, visite guidate, si rimanda al sito www.capolavorideltrecento.it, presentando il biglietto di una delle sedi, si usufruisce dello sconto nelle altre. Il catalogo ha un costo di 40€.