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IL 5G NON HA NIENTE A CHE FARE CON LA TELEFONIA

By Simona Valesi November 27, 2024 998

 

Durante la conferenza Immersi nel 5G, tenutasi a Milano martedì 19 novembre al Teatro Spazio 89, Maurizio Martucci, giornalista d’inchiesta che da quasi 20 anni si dedica ad approfondire gli usi e scopi dell’evoluzione tecnologica e delle radio frequenze, come prima cosa premette che il 5G non serve alla telefonia mobile ma è solo un passaggio obbligato per arrivare al 6G, che servirà poi per la gestione di un ibrido post-umano, microchippato che dovrebbe condurci nella post-umanità.

Se, infatti, col 5G si parte con gli oggetti e l’Internet delle cose (IOT= Internet of Things), creando una tecno-gabbia, col 6G si arriva all’internet dei corpi per la gestione del futuristico tecno-uomo.

 

Ma andiamo per gradi. Hanno iniziato col dividere le città in ZTL (Zona a Traffico Limitato) per inibire la libera circolazione dei cittadini sul territorio urbano col pretesto di voler perseguire l’obiettivo dell’Agenda 2030 sul cambiamento climatico e cercare di cambiare gli stili di vita considerati non sostenibili e produttori di CO2 in eccesso.

Milano, insieme a Roma, rientra anche nelle prime 40 città campione al mondo, le C40, che per decisione dei loro sindaci Sala e Gualtieri, partecipano a questa competizione globale che si propone di trasformare i siti urbani in “smart cities”, sempre con la dichiarazione di facciata di farsi promotrici di progetti innovativi a zero emissioni di carbonio e resilienti al clima. Progetti che prevedono la suddivisione in ZTL, velocità ridotta a 30kmh, spostamenti limitati a 15’, mobilità pubblica e privata elettrica, contatori digitali, controlli computerizzati dei consumi dei condominii, patente e carta d’identità digitali, crediti sociali, eliminazione del contante, ecc.

 

Ed è qui che entra in gioco la rete 5G che servirà, attraverso antenne e telecamere, per controllare che i cittadini rispettino tutte queste nuove regole. Non avremo più nessuna libertà o autonomia nel vivere la nostra vita. O per dirla con un’affermazione del giornalista Franco Fracassi: “Le chiamano “smart city”, ma di intelligente non hanno nulla, se non le modalità per rinchiuderci tutti in gabbia. Il Sistema tecnocratico sta approfittando del nostro desiderio di sicurezza, della paura indotta sulla fine della vita sulla Terra, della nostra pigrizia che ci spinge a cercare una vita sempre più semplificata, per creare intorno a noi città con sistemi di sorveglianza altamente tecnologici, non certo per proteggerci ma per impedirci di ribellarci”.

 

Insomma, se c’è un problema si trova la soluzione, prosegue Martucci, e la soluzione è sempre digitale. Come durante l’emergenza Covid, quando non era consentito uscire di casa, ecco pronti la DAT e lo smart working. Per tutte le altre emergenze come guerra, alluvioni, cambiamenti climatici, l’unico attore che rimane costante è il digitale. Bruxelles ci dà 200 miliardi di euro per il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e la metà viene utilizzata per la transizione digitale e la transizione ecologica dell’Agenda 2030, perché la tecnologia è la struttura portante per attuare il cambiamento della società civile che trasformerà la Repubblica Italiana nella Repubblica dei gigabite. Esattamente come avviene in Cina.

“Se volete capire dove ci stanno portando”, spiega Martucci, “guardate la Cina, che ha le 8 più grandi smart city al mondo, con milioni di telecamere che sorvegliano h24 quello che fanno i cittadini”.

 

Il concetto di identità digitale e di IT wallet, ideato dalla Meloni, non si limita all’identità digitale in sé, ma è collegato al concetto di credito sociale, per cui se la sorveglianza digitalizzata mi portasse ad azzerare i miei punti, mi potranno bloccare il conto corrente bancario. In Kuwait si è già andati oltre, e il conto corrente te lo bloccano se solo ti rifiuti di dare le impronte digitali biometriche per il tuo riconoscimento facciale. “Non rendersi conto di quello che sta succedendo rischia di farci fare la fine della rana bollita”, afferma Martucci.

 

Nel 2026 partirà la moneta digitale CDBC (Central Bank Digital Currency) che ha la potenzialità di essere programmabile a tempo, con una capacità di spesa ben definita, e qui rientra il 5G con la domotica e il controllo delle tue spese. Se sarà gestita da un’unica banca centralizzata, tutte le banche spariranno per una gestione a CO2 zero, come esistono già carte di credito a CO2 zero, sempre secondo questo grande contenitore filosofico che è l’Agenda 2030.

 

Ma quello che non ci dicono, e che viene invece illustrato egregiamente da Fracassi nello svelare la falsità di questa sostenibilità di facciata, è che nonostante ostentino tutta questa CO2 zero, l’Intelligenza Artificiale (IA), per funzionare con i suoi data center, ha bisogno di una quantità mostruosa di energia e di un’altrettanta quantità mostruosa di acqua per raffreddare i server.

Una semplice ricerca in Google consuma energia pari a percorrere 100km in auto, e un normale data center di IA consuma tanto quanto un paese di 32 milioni di abitanti. Quindi, se ho bisogno di questa struttura per controllare che i cittadini si comportino in modo sostenibile a CO2 zero, il bilancio risulta essere in passivo di una quantità esagerata di CO2. Quindi stanno mentendo con una narrazione che non sta in piedi.

 

Anche sugli effetti sulla salute dell’elettromagnetismo e delle radio frequenze, indispensabili per trasferire dati in tempo reale, non ci dicono tutta la verità. L’istituzione preposta a garantire che questa tecnologia non ci arrecherà danni è l’ICNIRP (Commissione Internazionale per la Protezione da Radiazioni Non-Ionizzanti) ed è privata. È composta da tecnici e scienziati, ma non da medici; fa ricerche solo sull’effetto termico della tecnologia delle onde, cioè i danni che può causare il surriscaldamento causato alle nostre cellule, ma non di quello biologico, cioè i danni che può causare direttamente alle nostre cellule, per esempio del cervello, o a qualcuno che è portatore di un pacemaker. La rivista scientifica The Lancet, però, nel 2018 pubblica una ricerca sul fondo naturale terrestre, cioè tutto ciò che costituisce la struttura naturale e intoccabile del nostro pianeta, e riporta che da dopo la seconda guerra mondiale è stato stravolto di un miliardo di miliardi di volte (10 alla 18a).

 

Martucci fa notare che le ricerche private dichiarano che non ci sono effetti nel 68% dei casi e le ricerche pubbliche affermano che ci sono danni biologici per almeno il 70% dei casi. Nelle dispute ci si attacca al fatto che non c’è certezza dei dati, e questo fa prendere tempo alle multinazionali del 5G, che intanto fanno profitto e hanno più tempo per sviluppare e implementare il 6G. Ma i dati pare che ci siano, e cita una disputa processuale conclusasi nel 2011 in cui Radio Vaticana è stata riconosciuta responsabile della morte di 200 persone per l’irraggiamento delle sue onde radio che superavano la soglia limite elettromagnetica. In questa occasione è stato accertato il valore dell’elettrosmog creato che era di 25 volt al metro (v/m), quando il limite consentito era fissato a 6 v/m.

Altri effetti biologici accertati causati da esposizione a elettrosmog sono: danni alla barriera emato-encefalica, aumento del rischio delle malattie neurodegenerative, infertilità, disturbi neurocomportamentali, danni diretti alle cellule neuronali, danni al feto e alterazioni del neurosviluppo, aumento dello stress ossidativo, danni al DNA, disturbi metabolici del sistema endocrino, alterazione del ritmo cardiaco, formazioni di glioblastoma (tumore maligno) cerebrale o del midollo spinale. Quest’ultimo è più che raddoppiato in Gran Bretagna e quadruplicato in Francia dopo l’avvento della telefonia mobile. L’ISS ha dichiarato che “non possono dichiarare con assoluta certezza che tale esposizione non possa avere ripercussioni sulla salute psico-fisica delle persone che ne sono esposte”. Dal 2011, l’OMS ha dichiarato le radiofrequenze come agenti cancerogeni. Questo ha obbligato la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ad approfondire le ricerche per la riclassificazione delle radiofrequenze nella carcinogenesi dell’umanità, cioè per decidere se classificarle come possibilmente cancerogene o cancerogene al 100%. Manco a dirlo, misteriosamente i finanziamenti per eseguire queste ricerche sono stati interrotti e la ricerca è rimasta incompiuta. Ovviamente se fossero state classificate come cancerogene sarebbe crollato tutto il castello delle 5G, delle smart city e tutto il progetto della tecno-gabbia e dei tecno-corpi.

 

Ma se il telefono cellulare è deregolamentato, perché non vi è imposto un limite alla densità di potenza in v/m per il campo vicino, esiste una legge che regolamenta le antenne, il campo lontano. Fino allo scorso aprile, l’Italia era tra i migliori al mondo nella protezione dall’elettromagnetismo con un limite di 6v/m, ma in seguito alla pressione esercitata dalle multinazionali negli anni e ai diversi Governi, che pretendevano che le soglie venissero alzate, il Governo Meloni ha ceduto, e ha approvato con la legge 214 del 30/12/2023 l’aumento a 15v/m. Questo aumento non serviva a fare funzionare le antenne 5G che già c’erano ed erano state contrattualizzate a 6v/m, ma per far risparmiare 4 miliardi di euro alle multinazionali sulle quantità di antenne da installare. Aumentando la potenza delle 100.000 stazioni radio e antenne per telefonia già presenti sul territorio nazionale, hanno evitato di istallare altre 18.000 antenne. Questo non ha fermato però l’incremento delle istallazioni, perché aumentano gli operatori concorrenti del settore, e ognuno vuole la propria antenna. Oggi abbiamo 7 operatori, 5 per la telefonia e 2 per internet. Roma è la città più elettro-magnetizzata d’Europa con più di 9000 antenne. E le emissioni aumentano di conseguenza dappertutto.

 

Martucci si è anche preoccupato di denunciare il taglio indiscriminato degli alberi che è stato effettuato negli ultimi 5 anni, un eco-scempio direttamente collegato alle antenne 5G poiché l’albero è un elemento solido che fa da barriera alla propagazione delle frequenze.

“Ma il 5G”, incalza Martucci, “non è per il telefonino. È un inganno, un depistaggio, serve per creare la tecno-gabbia per il cambiamento degli stili di vita per arrivare all’internet delle cose e l’agenda 2030. E la tecno-gabbia è costruita sui nostri figli”.

Hanno diviso la popolazione tra over 50 e under 50. I primi daranno fastidio per ancora massimo 20 anni e poi usciranno di scena, e quindi non servono. Ma i secondi, che sono stati chiamati non a caso i nativi digitali, sono importanti perché su di loro stanno costruendo il futuro dell’elettro-gabbia, un transumanesimo che ha dei presupposti già visibili e eclatanti: uso compulsivo del telefonino, pagamenti con lo smartwatch, uso degli auricolari, tutto con strumenti che sono attaccati al corpo, uno step prima dall’averlo dentro al corpo.

Si cerca un punto d’incontro fra big farma e big phone per la tele-medicina, le cure da remoto. Se trovano un trait d’union si arriverà al tecno-uomo e sarà l’AI che gestirà l’intera operazione.

 

I presupposti di questo programma partono dal concetto secondo cui i transumanisti considerano l’essere umano fallato perché nasce, si ammala e muore. Si ricerca quindi una forma di immortalità, cercando di migliorare l’essere vivente con le tecnologie. Ma questo tiene conto solo del corpo e non della nostra parte divina spirituale.

Il filone della microchippatura avanza prepotentemente portato avanti da Elon Musk, che è pericoloso in quanto gestisce aziende che producono robot umanoidi, Starlink, Tesla, robotica, e in associazione con Bill Gates vuole oscurare il sole. Intanto il primo microchip è stato impiantato in un cervello umano. Hanno fatto esperimenti sui maiali e i macachi, che sono morti tutti con atroci sofferenze, e adesso li stanno sperimentando su malati di Alzheimer e Parkinson. Ovviamente con il presupposto di partenza di aiutare gli svantaggiati. Se funzionerà sulle persone malate lo trasferiranno sulle persone sane.

 

Il 6G è per i corpi xè le antenne 6G possono percepire i corpi. Questo significa che potranno controllare ogni nostro spostamento, anche quando siamo in casa. A questo serve il grafene, un metallo dalle qualità straordinarie per la conduzione, e che si è scoperto essere contenuto nei vaccini e in certi farmaci, che farà da trait d’union tra il corpo umano, che conterrà un codice MAC identificativo unico, e il device. I rilevatori di frequenza riescono già a identificarli nei corpi dei vivi e dei morti dopo il 2020.

A Cagliari nasce anche il primo ospedale del Metaverso, Optimus, il robot umanoide di Tesla di Elon Musk è già nei ristoranti, e anche le religioni cercano di umanizzare la tecnologia e parlano di uno scontro tra la luce e le tenebre; uno scontro apocalittico tra la biologia, la natura, l’essere umano e l’anti-natura, la robotica, il transumanesimo, la tecnologia. Il filo conduttore di tutte le emergenze è il digitale, quindi sta arrivando tutto.

Il cronoprogramma del transumanesimo, riportato in un documento militare, fissa il 2035 come l’anno della convergenza tra uomo e tecnologia. Nel 1948, Orwell aveva sbagliato data, non era il 1984 ma il 2030, anno dell’agenda mondialista. Ma erano cose su cui stavano lavorando già allora e le conoscevano. Già nel 1962, sulla testata Trapani Nuova, viene pubblicato un articolo che titola: “Nel 2000 i telefonini faranno tutto loro” - ti permetteranno di leggere il giornale e fare operazioni bancarie.

 

“Ma io non vedo”, dice Martucci, “forze di luce o una vera opposizione. BRICS e NATO fanno la stessa partita. In Russia c’è un progetto che si chiama Russia 2045 ed è un altro programma transumanista di un personaggio come Elon Musk che vuole staccare il cervello dalla parte biologica per trasferirlo su un supporto in silicio. Non ci sono paesi che fanno forte ostruzionismo.

Vedo un’unica flebile speranza in Robert Kennedy Jr, dell’amministrazione trumpiana. Con la sua associazione Children Defense è l’unico che ha sempre lottato contro il 5G.

 

Le soluzioni proposte da Martucci sono di origine Gandhiana: “Come Gandhi con un passo indietro, e non avanti, ha creato la più grande rivoluzione che l’uomo ricordi al mondo, anche noi dobbiamo fare un passo indietro, disconnettendoci da tutto quello che è digitalizzato. Io sono oltre 10 anni che non ho il telefonino. Mi chiedono come faccio. Ma abbiamo capito cosa sta arrivando? Allora prendiamoci la nostra responsabilità”.

 

Martucci invita a una visione ampia per comprendere il programma nel suo insieme e cercare di proteggerci: “Dobbiamo alzare le nostre vibrazioni e rispondere da esseri umani, dobbiamo farci trovare preparati e pronti a questo tipo di momento storico. È importante l’informazione. Se una persona non sa, non diventa consapevole e se non è consapevole non può agire e difendersi, e non può tantomeno interpretare quello che sta avvenendo.

Lo dico con estrema trasparenza: non saremo noi a vincere; ma saranno loro a perdere, perché è un programma contronatura, troppo aggressivo, violento e nei confronti di tutto quello che è stato creato. Nulla è stato escluso, e nessuno si può chiamare fuori.

Dopo aver accresciuto la nostra consapevolezza, dobbiamo creare un processo virtuoso di esclusione dalla tecno-gabbia e poi dal tecno-uomo.

Non dobbiamo accettare lo smart meter, non utilizziamo strumenti digitali per pagare ma paghiamo in contanti, non guardiamo la tv, rifiutiamo la carta d’identità digitale e spegniamo il wi-fi quando non lo utilizziamo. Dobbiamo arrivare a un momento in cui le nostre prese di posizione sono atti di consapevolezza radicali senza tentennamenti”.

 

“Se saltiamo il passaggio oggi, per i nostri figli sarà impossibile tornare indietro. La responsabilità non è solo sul momento attuale, ma su quello che sta arrivando. Perché per i nostri figli diventerà impossibile comprendere la differenza tra il reale e il digitale. Faranno la fine di quella mamma che ha fatto resuscitare sua figlia morta in una realtà liquida per continuare a vederla, e vivranno in un mondo liquido per colpa nostra, che saremo diventati collaborazionisti di un progetto transumano e anti-biologico. Vogliono trasformare il mondo reale in un mondo artificiale. Se si comprende la pienezza del programma della transizione digitale si raggiungerà quell’apertura mentale che ci fa capire che, se vogliamo fermare l’internet dei corpi e il transumanesimo del 6G dobbiamo fermare il 5G.

Dobbiamo fermare l’internet delle cose e l’intera operazione creando un processo virtuoso, non per vincere ma per rallentarli. Perché tutto l’operazione ruota intorno ai soldi, e se si diminuiscono gli abbonati al 5G, si impedisce al processo di avanzare speditamente. Sono in affanno dal punto divista finanziario, lo si vede dai licenziamenti. Hanno progetti ambiziosi e grandissimi ed è questo che mi fa dire che saranno loro a perdere. Molte volte la storia che era stata scritta è stata ribaltata.

La storia ci insegna che c’è sempre la buccia di banana che fa invertire i fattori e fa cambiare completamente la narrazione. Noi dobbiamo rimanere fermi su tutte le nostre posizioni in attesa che la narrazione venga invertita.

Se non rallentiamo nel 2035 sarà finito tutto. La partita è chiusa.

Grazie per l’ascolto!” 

Per approfondimenti, si consigliano i testi di Maurizio Martucci: Stop 5G e Tecno-Uomo 2030.

 

 

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Last modified on Wednesday, 27 November 2024 18:22
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