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Roma, 14 settembre 2017 - I militari del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza e gli agenti della Squadra Mobile della locale Questura hanno tratto in arresto il latitante Carlo ZIZZO, ricercato in quanto destinatario di un provvedimento definitivo di carcerazione, per il quale deve scontare 9 anni di carcere.
Era da poco entrato in un parrucchiere in zona Villa Glori allorquando gli agenti della Squadra Mobile ed i militari del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della G.d.F. sono piombati all’interno sorprendendolo e non dandogli il tempo di organizzare una fuga.
Era arrivato in bicicletta e l’aveva posteggiata davanti all’attività. Con sé aveva uno zainetto, delle chiavi ed un cellulare.
Carlo ZIZZO, originario di Fondi (LT), è un pluripregiudicato per delitti contro il patrimonio nonché dedito a traffici di sostanze stupefacenti, che risulta aver presentato dichiarazioni ai fini fiscali fino al 2008, manifestando redditi di scarsa entità allorquando era titolare di una ditta individuale, con sede a Fondi, che svolgeva attività di intermediazione nel commercio di vari prodotti, anche di calzature ed accessori. Lo stesso era stato denunciato per reati tributari come da approfondimenti investigativi eseguiti dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, che stava indagando sulla situazione economico-patrimoniale del latitante, mentre la Squadra Mobile si stava occupando dell’attività d’indagine sulla sua cattura.
La sua storia criminale inizia negli anni ’80, periodo in cui risultano a suo carico diversi provvedimenti per delitti contro la persona, furto, rapina ed estorsione nonché per detenzione abusiva di armi.
Negli anni ’90, inizia la propria dedizione ai traffici di sostanze stupefacenti, in relazione ai quali viene colpito da provvedimenti cautelari e misure di prevenzione a carattere personale.
Nel 2002 viene colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Firenze relativa a un sodalizio criminale costituito da individui di etnia albanese operante in Toscana e dedito al traffico internazionale di sostanze stupefacenti con collegamenti con un altro gruppo delinquenziale, anch’esso albanese, attivo nel basso Lazio e dedito principalmente al commercio illecito di droga dalla madrepatria e dall’Olanda: a Zizzo veniva contestato di avere acquistato, in concorso con soggetti albanesi, “plurimi quantitativi di cocaina variabili da kg. 1 a 4 per volta, occupandosi di organizzare il ricevimento della cocaina e provvedendo al pagamento del prezzo”.
Nel 2006, il pregiudicato viene segnalato nuovamente all’A.G. quale membro di un sodalizio criminale dedito a traffici di sostanze stupefacenti. Fa poi rientro in carcere nell’ottobre 2006 in esecuzione di un provvedimento di fermo emesso dalla Procura di Roma per il delitto di ricettazione. Scarcerato nel novembre 2006, lo stesso prosegue la propria dedizione ad attività criminali e viene segnalato all’A.G., come già evidenziato, per violazioni penali alla normativa tributaria e per un episodio di truffa.
Nel 2012, viene eseguita nei suoi confronti e di altri 33 soggetti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere ed ai domiciliari emessa dal GIP di Roma a seguito di specifiche indagini condotte dalla locale DDA. Oltre a reati inerenti gli stupefacenti, viene contestata all’indagato anche l’ipotesi delittuosa di cui all’art. 12 quinquies del D.L. 306/1992.
Le indagini portarono alla scoperta di un’organizzazione criminale di trafficanti di droga acquistata in Spagna con base a Fondi e interessi, oltre che nella città del sud pontino, sull’asse Roma-Terracina.
Contestualmente, Carlo ZIZZO viene raggiunto da un ulteriore provvedimento cautelare emesso in data 26.10.2012 dal GIP di Latina, per i reati di estorsione, usura e porto abusivo di armi, per poi ricevere nel 2013 una prima condanna, con giudizio abbreviato, poi confermata dalla Corte d’Appello di Roma nel 2015, che ha inflitto una pena pari ad anni 14 di reclusione; contestualmente, la predetta Corte ha applicato al condannato la misura degli arresti domiciliari con applicazione di dispositivo di controllo elettronico.
Arrivando ai giorni nostri, nel 2017, ovvero poco prima della sentenza con cui la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso relativo alla condanna inflitta, rideterminando la pena in 13 anni e 10 mesi, si rendeva irreperibile evadendo dai domiciliari; il successivo 27 maggio 2017, l’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura Generale presso la Corte di Appello di Roma ha emesso l’ordine di esecuzione per la carcerazione per l’espiazione della suddetta pena, rideterminata, in anni 9, mesi 3 e giorni 1 di reclusione.
Sono in corso approfondimenti sulla posizione dei gestori dell’esercizio commerciale in cui è stato rintracciato il ricercato.