L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Se la società é arrivata all'attuale livello di maturità, lo si deve essenzialmente all'opera di divulgazione degli operatori dell'informazione che hanno permesso all’uomo, alle volte donando anche la propria vita, di confrontarsi con la propria coscienza. Ecco così che, anche se la trasparenza nell’informazione è regina per l’obiettività dei fatti, lo stato di coscienza è re nel guidare l’uomo nel fine e nei valori in cui crede. Questo ha rivestito, riveste e rivestirà sempre un ruolo centrale, correlato alla storia dell’umanità.
Fornoni è uno di quei giornalisti che incarna a pieno titolo la coscienza dell’umanità; nel suo ultraventennale peregrinare per il Mondo con la sua arma, la cinepresa, ha permesso alla collettività di vedere tutto ciò che stride con la sacralità, la centralità del sentire umano. Non è facile fare giornalismo come lo ha fatto e continua a farlo. Il suo sentire lo ha portato e lo porta nelle estreme periferie del mondo, in quei posti dove solo agli eroi è possibile accedere. Nessuno mai dà un grande contributo all’umanità senza questo solenne senso di intenzionalità e questa ostinata decisione.
“Passione per la verità, passione per l’uomo” il titolo dell’incontro che si è tenuto lo scorso 4 novembre a Bergamo. Sul palco Milena Gabanelli, indiscussa protagonista dell’informazione nel nostro Paese, ha reso omaggio alla carriera del nostro Fornoni, il nostro grande Vicepresidente che ha preso il posto di un altro nostro grande Vicepresidente, Antonio Russo. Non c’è stato cosa migliore, per un vero giornalista, dell’omaggio di un’altra grande vera giornalista. La gente, quella che sa distinguere l’originale dal taroccato, è accorsa in massa al grande appuntamento: dopo appena due giorni dall’annuncio della manifestazione, non si trovava più un posto nella pur grande sala del teatro di piazza della Libertà, che ne poteva contenere 400.
Inutile soffermarsi sulla forza delle immagini degli spezzoni di video proposti dalla Gabanelli e firmati da Fornoni per Report, immagini che parlavano da sole, che non avevano bisogno di commenti, che scavavano direttamente sul nostro sentire interiore. Tutto ha un prezzo e parlando di se, il nostro ha commosso la sala scusandosi delicatamente con il figlio, ordinato sacerdote e presente in sala, per averlo trascurato alle volte a causa del suo lavoro.
Al sentir nostro la manifestazione è stata un po’ la festa dell’orgoglio e del riscatto del giornalismo freelance, del vero giornalismo, della constatazione che è possibile farlo, che nel buio è possibile accendere una luce nei nostri cuori. Che anche senza tessere di partito e senza raccomandazioni, con il tempo, la bravura e l'esperienza, si può diventare veri "professionisti" a lettere maiuscole. Che girando per il mondo un giornalista non si riconosce dall'iscrizione ad un albo o dalla tessera che esibisce, ma da come conosce e pratica il mestiere.