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Aste deserte e amministratori solerti inducono il Comune di Portoferraio a vendere a ribasso, prima di fine mandato, i beni mobiliari più prestigiosi della città.
Significativi ed emblematici anche per episodi recentemente avvenuti in Italia e per le relative conseguenze, sono i casi di amministratori comunali, folgorati sulla strada di Damasco che hanno letteralmente svenduto patrimoni immobiliari pubblici di notevole rilevanza invocando ragioni che alla luce dei fatti, non stavano né in cielo né in terra.
È vero che ogni caso fa storia a sé, ma nell’analogia di quanto è avvenuto è interessante prendere atto che tutto il mondo è paese e che ciò che sembrava un eccesso di sconvenienza economica localizzata in alcune circostanze, ecco che si ripropone in altri luoghi.
A volte ritornano - Non è certo la prima volta che attraverso aste guarda caso, andate deserte, si vende a ribasso e a trattativa privata, beni immobiliari di ben altro valore, rispetto al ricavato.
Da tempo l’Amministrazione di Portoferraio che come moltissimi conoscono, è quella splendida cittadina dell’ Isola d’ Elba, si è adagiata sulla “rendita di posizione” dei beni che immediatamente producono alla gestione in carica il corrispettivo economico ricavato dall’ appalto, senza altro impegno. Esempio di una situazione di tal genere è quello delle attività portuali turistiche e commerciali; tutto ciò sembra in linea con la volontà di vendere l’ uva, si fa per dire, con l’intero vigneto, ossia non lasciando sfuggire nel tempo del mandato politico dell’Amministrazione comunale, l’ occasione irripetibile nella quale si vendono i beni di famiglia con la prospettiva di ottenere un immediato ristoro.
Si pensa però che non sia stata nell’intenzione dei cittadini che hanno votato per l’Amministrazione in carica quella di mettere alla prova appetiti di questo genere, in quanto una volta rimasti in brache di tela, come precisano i milanesi, i pantaloni per ricoprire non ci sono più.
A volte restano - Dall’astratto al concreto, si può purtroppo prendere atto che sono stati posti in vendita dal Comune di Portoferraio diversi e importanti beni immobili rappresentati da significative strutture in zone storiche e panoramiche della città. Si tratta di beni che hanno sicuramente un valore di mercato sostenuto. Ove il bando di gara per alienazione di questi immobili fosse stato opportunamente portato a conoscenza dei veri ambienti interessati, il valore d’asta milionario avrebbe rappresentato solo la base di rilancio.
Ma a quanto pare, i soliti noti si saranno sicuramente rallegrati per il fatto che le gare a prezzo d’asta sono state portate per ben due volte a conoscenza del pubblico interessato che in questi casi è indispensabile informare, per ottenere una risposta adeguata al valore in gioco.
Quando di fronte a beni di tal genere due gare vanno deserte, c’è qualcosa di poco chiaro nell’aria. Non si comprende infatti l’ostinazione dell’Amministrazione comunale che coglie l’occasione per proporre ancora l’alienazione immobiliare a trattativa privata con lo sconto di percentuali a due cifre.
Ma questa volta non salterà fuori dal cappello a cilindro del prestigiatore il solito coniglietto bianco, appariranno invece i noti personaggi di questo genere di cose; saranno cioè, il gatto e la volpe della circostanza che parteciperanno a trattativa privata, a questa sorta di invito a nozze, completando così, il gioco delle parti delle quali la perdente è sicuramente quella di Portoferraio.
Il gatto e la volpe - L’aggiudicazione sarà quindi assegnata a questi personaggi che non si erano presentati prima, come per non voler turbare l’asta con la loro presenza. Ma successivamente, visto e considerato che i beni in questione nessuno li voleva, bontà loro, potranno dare un contributo alle casse comunali. Ma di quale valore si tratta? Infatti, oltre il ribasso sul prezzo di base d’asta con percentuale a due cifre, deve essere considerato che la stessa base della prima delle due gare era già ovviamente appetibile rispetto al valore di mercato. Ecco perché i passi successivi della vendita immobiliare hanno portato i ribassi finali a valori che avrebbero dovuto sconsigliare ogni altra azione.
Passando dagli antefatti al caso concreto, un bene di rilevante valore architettonico in particolare per la storia di Portoferraio, è l’immobile in stile liberty che il famoso Arch. Coppedè all’inizio del 1900 aveva progettato, per la Direzione Generale di uno dei primissimi stabilimenti siderurgici italiani.
Si tratta di uno storico edificio lasciato decadere e spogliato dell’intonaco negli anni scorsi in luogo della necessaria manutenzione da parte dal Comune proprietario del bene in questione. L’immobile in virtù della sua stessa struttura e dei vari locali dislocati in quattro piani, si avvale della posizione privilegiata sulla banchina del porto commerciale e del notevole coefficiente di prospetto che lo caratterizza, per assumere un valore di mercato che non rispecchia certo quello offerto dallo stesso Comune.
Altri beni che dovrebbero essere alienati, sono tre appartamenti di un prestigioso palazzo in stile neoclassico con vista sul golfo, ubicato al centro del porto turistico di Portoferraio. Si tratta di appartamenti, questa volta immediatamente agibili per essere utilizzati, e che il Comune intende alienare allo scopo di introitare poche centinaia di migliaia di euro. Francamente non si comprende quale sia il vantaggio della cittadinanza per entrate di questo genere, quando il prezzo di mercato sceso ora a ribasso della base d’ asta, rappresenta più che un atto di reciproca convenienza, un’autentica svendita a prezzi non plausibili.
E ancora, un altro palazzo antistante allo stesso Comune, nel bel centro del centro storico di Portoferraio, con vista sulle due più importanti piazze della città. Anche in questo caso l’immobile in questione ha un valore commerciale che non risponde minimamente alle caratteristiche ricavate dal meccanismo del prezzo stabilito a trattativa privata come nei casi precedenti.
Ma non finisce qui - La questione analoga vale per una ulteriore edificio di un’ex scuola ubicata nella pianura del golfo di Portoferraio il cui valore persino in base d’asta, sembra che già sia stato ridotto senza ragione non tenendo conto di un estimo, che la Pubblica Amministrazione dovrebbe poter mostrare a scanso di equivoci, non solo per quest’immobile ma per tutti quanti gli altri, compreso tutto il secondo piano dell’ex Ospedale della città, inizialmente stimato 800 mila euro.
Tenendo conto ora delle riduzioni successive per le gare andate deserte malgrado la percentuale a ribasso, la trattativa privata prevista per la relativa alienazione, si prospetta quanto mai penalizzante per la P.A. Se poi oltre i ribassi calcolati non si sa come, sul prezzo d’asta, si tiene conto che il periodo più infelice per vendere immobili è proprio questo a causa della contrazione dei prezzi di mercato, allora il presupposto che qualcuna delle Autorità di controllo, come la Corte dei Conti, chieda spiegazioni documentali degli estimi di ribasso, dovrebbe essere abbastanza concreto.
Quando il guadagno non c’ è.. - Se il piano di vendita così organizzato dal Comune avrà esito, il danno arrecato al patrimonio della cittadinanza, sia per la perdita irreversibile di beni rappresentativi della storia di Portoferraio, sia per la inconsistente somma del relativo ricavo, non troverebbe riscontro nello stato di necessità del Comune.
Non si ritiene infatti, che l’Amministrazione di Portoferraio sia allo sbando economico, né che abbia destinato in fase avanzata del proprio mandato, il ricavato a specifici progetti di pubblica utilità meritevoli di una decisione di questo genere, come si dovrebbe fare in tali casi.
Resta da capire quale sia stato il reale motivo del Comune di non aver messo a frutto prima a vantaggio della stessa Amministrazione e quindi della cittadinanza, i beni che adesso intende alienare; così come quale sia la ragione di volere adesso concretizzare, nel momento di mercato meno favorevole per i ricavi, vendite immobiliari di una parte della storia architettonica di questa città.