L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Renè Magritte |
Sarà stato profetico Renè Magritte quando, nel 1928, dipinse “Gli amanti”, opera oggi esposta al MoMa e famosa per aver descritto l’impossibilità dell’amore e la delusione dell’attesa.
Un bacio velato, filtrato da un telo, un sudario, forse, lo stesso che da tanto, troppo tempo ormai, scandisce il ritmo monotono delle nostre giornate e connota d’angoscia il nostro sonno.
Già perché CoVid 19, come ci siamo abituati prontamente a chiamarlo, non solo ha inaugurato una nuova fase dell’estetica e dell’etica mondiale, ma, “grazie” ad una campagna mediatica senza precedenti nella storia dell’informazione, si è immediatamente impossessato della nostra psiche mettendoci di fronte alla paura più atavica, quella della morte e di chi… portatore di morte può essere.
Lungi dal volere sminuire un fenomeno che comunque ha già prodotto danni irreparabili a breve termine e dal valutare quanto sia stata adeguata e tempestiva la risposta delle Istituzioni all’emergenza, quello che ci preme evidenziare, in questa sede, è quanto deleteria possa essere stata e quanto ancor più potrebbe diventarlo, questa “imposizione” di reclusione domestica e distanziamento sociale alla quale ci siamo umilmente genuflessi per via della logorroica locuzione “RESTATE A CASA” nella quale sembra si sia condensato l’unico antidoto al momento ancora disponibile al virus.
Sappiamo tutti, da tempo immemore, che l’uomo è “animale sociale” e che, quindi, non è tale se privato della relazione. Ma, in questo clima di marasma generale, si è arrivati pure a negarne l’importanza, pena poi quel senso di vuoto, smarrimento e inadeguatezza che tutti abbiamo sperimentato in questi mesi infausti per la nostra storia e quella del mondo.
Già perché le nostre coscienze sopite, solo apparentemente, sono come quegli amanti che Magritte, con geniale intuizione, (come solo un artista può fare) ha ritratto bendati, incappucciati ma con una voluttà di vivere e di esistere che traspare, prepotente, anche se appena accennata, dal colore acceso del vestito di lei e dall’eleganza di quello di lui.
Un modo fermo (caso, violenza umana, decreto divino, intrico dell’evoluzione, quel che sia!) e un tempo sospeso che paradossalmente è contratto e dilatato nello stesso momento perché… aspetti ma con l’inerzia che ti è imposta e con lo sgomento di uno scenario inimmaginato e inimmaginabile che non è dato conoscere.
E’ questo il tempo della crisi (parimenti a terrorismo politico e ultima Guerra) e del sospeso, è il tempo in cui la morte, infinitamente declinata, ci ha accompagnato dal mattino alla sera, per via della deriva apocalittica e catastrofica che i media (peraltro sempre molto accorti nel preservarci e salvaguardarci da “verità pericolose”) stavolta hanno imboccato confinandoci in quella caverna, di platonica memoria, dalla quale nessuno, se mai lo farà, ne uscirà illeso.
Le criticità esistenziali della nostra società stanno esplodendo in maniera dirompente, portate alla ribalta da uno sconvolgimento sociale che non ha dato neanche il ragionevole preavviso che ci si poteva aspettare. E perfino quella tecnica, più anestetica che salvifica, che connota la nostra identità di occidentali, si è rivelata profondamente inadeguata a colmare la “distanza” dall’Altro.
Prigionieri delle nostre catene fisiche e mentali, siamo ancora in grado di discernere se sia più a rischio la salute o la libertà?
Secoli di battaglie fisiche e verbali per conquiste delle quali ad un tratto sembriamo poter fare a meno.
E verso quale direzione evolverà questa già drammatica paura dell’altro?
Tutti potenziali nemici!
L’uomo eticizzato improvvisamente si è riscoperto una monade senza finestre sul mondo, chiuso nella sua solitudine, a contatto perenne e forzato con un’introspezione che ha rivelato il fondo, quel fondo enigmatico e buio che una certa frenesia quotidiana abilmente offuscava.
L’Io nascosto sotto quel drappo è nessuno se non ottiene il riconoscimento dell’altro e se, a sua volta, non riconosce l’altro.
Che sia una strategia fortemente voluta e apparentemente casuale?
E chi potrebbe negarlo con certezza!
Nel tempo in cui nessuno può certo arrogarsi il diritto della verità sarà almeno lecito porsi delle domande?
Che i poteri forti si siano sempre serviti della lotta fra gli ultimi per meglio imporre le loro volontà non è certo cosa nuova.
Del resto nell’era mediatica ci stiamo dimostrando tutti alquanto fragili e plasmabili, gestibili e governabili come quel “gregge” perfetto che più che andare verso l’immunizzazione sta andando incontro alla sua rovina, pena pagare il prezzo della sua Eresia in un mondo pseudoscientifico dove l’unico vero Dogma si sta rivelando la Scienza e il Clero giornalistico.