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I nostri adolescenti che studiano e leggono, oggi, che cittadini saranno? Meglio o peggio di noi?

By Lisa Biasci January 11, 2024 563

Partiamo da questa domanda: i nostri figli che studiano e leggono, oggi, lo fanno come facevamo noi “boomer”? 

Direi proprio di no, la rivoluzione digitale è stata defragrante nella nostra società: sono cambiati i metodi di insegnamento, i professori, ed anche gli studenti. Metodi e modelli di studio. Tutto d’accapo.

La scuola stessa si è fatta asilo di tale novità. Francesco Provinciali, docente ed educatore, elenca così i cambiamenti cui ha aperto le porte: «Facilitazione dei corsi di studio e di programma, declassamento di storia e geografia, graduale abbandono dell’uso del corsivo e della scrittura manuale, enfasi sui test al posto del testo scritto, lenta espunzione della poesia, della musica e della storia dell’arte, linguaggi corti e sincopati, sigle e acronimi che prendono il posto della scrittura fluente e narrativa, oblio della memoria come metodo di allenamento della mente, scomparsa dei dettati, sostituiti da cartelloni, diagrammi con frecce di richiamo e collegamento a schema aperto». 

La rivoluzione digitale ha fatto nascere metodi che incentivano la soggettività dell’interpretazione, favoriscono la sua precarietà e rendono più arduo metabolizzarla: un successo per chi pensa che «uno vale uno», e che le convinzioni non sono altro che opinioni. 

I social sono una prova evidente di questa trasformazione del dibattito pubblico in  faziosità e incomunicabilità. Poche parole, spesso insulti, poco contenuto intellettuale. 

Difronte a questo quadro, i nostri ragazzi quando leggono un testo scritto come si pongono? Questo nuovo divario salta fuori con evidenza. Non è neanche più solo una questione di disuguaglianze sociali che pure contano, soprattutto al Sud, dove la dispersione scolastica ce n’è tanta. 

Sono studenti diversi da noi e futuri laureati che avranno caratteristiche diverse da noi perché leggono, studiano diversamente da come facevamo noi. E per “diversamente” intendiamo con l’uso delle tecnologie digitali. In ossequio allo spirito del tempo. 

Questi ragazzi che non sanno scrivere e comprendere un testo, nel senso che oggi si deve dare a questi verbi, saranno migliori o peggiori cittadini?  

Non è una domanda retorica. Magari il futuro sarà migliore. Ce lo auguriamo. 

Ma se invece pensiamo che no, non saranno più liberi e indipendenti, ma anzi più esposti al condizionamento dobbiamo intervenire sulla scuola. 

A partire da quella media, giunta forse al capolinea della sua storia iniziata sessant’anni fa. Perché se è vero che due ragazzi su cinque escono dalle medie con competenze da quinta elementare, a che servono quei tre anni?

 

 

 

 

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Last modified on Thursday, 11 January 2024 17:11
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