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Stiamo vivendo uno dei periodi storici più difficili dopo la storia del 900. Il Medio oriente è in fiamme, dopo l’escalation tra Hamas, Israele ed ora l’Iran e la guerra Russia-Ucraina vicino a noi, in Europa, ormai da due anni.
Questi eventi hanno messo a nudo, le fragilità di una Ue a 27, che non marcia unita in un indirizzo comune.
Il cambiamento è necessario, non solo perché lo dice un uomo come Mario Draghi da alcuni giorni, ma perché lo capiamo noi, cittadini dell’Europa.
Nel recente passato abbiamo subito un terremoto di crisi importanti in Europa: attacchi islamisti, crisi bancaria, la Brexit, il cambiamento climatico, la pandemia e la guerra in Europa. Mai come adesso l’Europa è stata esposta a gravi crisi e si è trovata a dover reagire più rapidamente di quanto fosse abituata a fare.
Ha scoperto- sì- la solidarietà nell’unione, durante la pandemia. Ma appena la vita è ritornata al ritmo normale, ecco che scoppia la guerra russa contro l’Ucraina. Una guerra che si doveva anticipare, nel senso che la Ue avrebbe già dovuto intervenire quando la Crimea fu annessa alla Russia nel 2014.
Ma la Ue è troppo lenta nelle sue decisioni e poco capace di andare oltre gli interessi nazionali dei 27. Ed è rimasta a guardare.
Lo si è visto poi anche nella politica migratoria. Le persone dal continente africano continueranno ad arrivare lo stesso in Europa, in modo o in un altro, e l’invecchiamento della società europea ha un estremo bisogno di questa immigrazione per ragioni economiche. Ma invece che trovare accordi, fin qui, duraturi, si sono scaricate le responsabilità l’un sull’altro. Paese d’approdo contro paese di destinazione finale.
A livello generale, poi, l’Europa non è certo un potere economico, politico e militare come la Cina e gli Stati Uniti.
La Cina prosegue la sua via strategica per diventare il leader mondiale con le sue industrie e infrastrutture. E parla da sola, così come gli Usa. L’Europa potrebbe e dovrebbe parlare con un’unica voce, grazie al mercato comune, alla popolazione di 450 milioni di persone, alla moneta comune, alla libertà della democrazia che è in tutti i paesi dell’Unione.
Ma servono riforme profonde delle istituzioni europee, con un rafforzamento del parlamento europeo, decisioni a maggioranza nel Consiglio europeo e una riduzione dei commissari.
Serve anche più sostegno da parte delle popolazioni, che devono avere fiducia nell’Europa, così come ha dimostrato il fondo salva Stati “NextgenerationEu” che è stato accolto favorevolmente da tutti.
Ma il sostegno della popolazione all’Europa non è scontato. C’è un certo scetticismo nei confronti dei compromessi, spesso a ribasso, che si fanno in Europa.
Ma mai come ora, i nostri valori di pace, di umanità, di democrazia hanno bisogno di essere difesi. Abbiamo bisogno di un’Europa in cui tutti noi e i più giovani possano riconoscersi, all’altezza dei nostri valori, della nostra storia.