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Strage di Verona, tra le parole di Ilaria Salis e il silenzioso sacrificio dei carabinieri: una riflessione sulla dignità e il rispetto

By Massimo Blandini October 17, 2025 84

 

La tragedia di Castel d’Azzano, alle porte di Verona, in cui tre carabinieri hanno perso la vita durante un intervento, ha scosso profondamente il Paese. Non solo per la brutalità dell’evento, ma per ciò che esso rappresenta: il sacrificio estremo di uomini dello Stato, servitori silenziosi che ogni giorno mettono la loro vita al servizio della collettività. Eppure, come troppo spesso accade, anche il dolore si è trasformato in terreno di scontro politico e mediatico. Le parole di Ilaria Salis, europarlamentare eletta con Alleanza Verdi e Sinistra, hanno sollevato un’ondata di indignazione e incredulità. In un primo momento, nessuna menzione diretta ai tre militari caduti, nessun gesto di empatia verso le famiglie distrutte dal lutto. Solo dopo le polemiche, e in un clima di crescente pressione pubblica, la Salis ha espresso il suo cordoglio, affiancandolo però a una critica ai “soliti giornali” e alle “forze politiche di destra” accusate di aver alimentato una campagna d’odio. Parole che, più che sanare una ferita, l’hanno riaperta. È difficile non leggere in questo atteggiamento una profonda distanza tra chi esercita una funzione pubblica e la realtà concreta del Paese. In un momento in cui sarebbe bastato il silenzio rispettoso, o una semplice frase di umanità, si è scelto invece di politicizzare il dolore, di spostare l’attenzione dal lutto collettivo a un presunto complotto mediatico. È il riflesso di una politica che, troppo spesso, non conosce più la misura e né la pietà, e quella capacità tutta umana di riconoscere e onorare la sofferenza altrui. E mentre nel mondo virtuale si moltiplicavano i commenti, è emersa sui social la lettera di un carabiniere, Gregorio Cortese. Le sue parole, semplici e sincere, hanno colpito migliaia di persone perché prive di retorica, ma cariche di verità. In esse non c’era rabbia, ma dignità e non accuse, ma la richiesta di rispetto per un lavoro fatto di sacrificio e silenzio.

Cortese ha parlato con il cuore di chi ha conosciuto la fatica, il rischio e la solitudine di chi indossa una divisa. Le sue riflessioni hanno ricordato a molti che dietro l’Arma dei Carabinieri non ci sono solo simboli e uniformi, ma uomini e donne che affrontano pericoli reali, che perdono amici, che rinunciano molto spesso, a tutto, senza clamore. In un Paese dove l’indignazione è a giorni alterni e la memoria è corta, il valore delle parole di questo carabiniere merita di essere ascoltato con attenzione. Esse rappresentano lo spirito di un’intera istituzione che, nonostante tutto, continua ad essere un pilastro di stabilità e di fiducia per milioni di italiani. Di fronte alla morte dei tre militari, l’unica reazione possibile dovrebbe essere il silenzio, la gratitudine e l’impegno a non dimenticare. Ci si chiede allora come sia possibile che una rappresentante delle istituzioni, eletta per servire i cittadini europei, abbia potuto mostrare tanta leggerezza nel trattare un tema tanto delicato per l’amore della propria Patria.

È il segno di una deriva culturale che sostituisce il rispetto con la provocazione, l’empatia con la strategia comunicativa e la compassione con il calcolo politico. Le parole di Salis, più che una svista, sembrano rivelare una visione ideologica e distante, peraltro incapace di riconoscere la complessità umana che sta dietro a una divisa. L’Italia non ha bisogno di politici che si trincerano dietro etichette o slogan, ma di persone capaci di guardare negli occhi il dolore e di chiamarlo per nome. I carabinieri morti a Verona non rappresentano un colore politico, ma un esempio di dedizione e coraggio che appartiene a tutti. Oggi, più che mai, è doveroso rendere onore all’Arma dei Carabinieri, che continua a rappresentare uno dei pochi presidi di umanità e disciplina in un Paese che spesso dimentica i suoi servitori. I tre militari caduti a Castel d’Azzano non sono soltanto vittime di un destino crudele, ma sono simboli di una fedeltà allo Stato che non conosce compromessi per un impegno che merita rispetto e memoria. Forse la politica dovrebbe imparare da loro il significato più autentico della parola “servizio”.

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Last modified on Friday, 17 October 2025 18:58
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