L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Dare voce a chi voce non ha.

By Josef Nardone December 12, 2025 131

È questo il motivo per cui scrivo, per cui continuo a credere che le parole, quando sono libere, possano ancora cambiare le cose.

In Sicilia — ma anche per tutti noi — ci sono storie che gridano, anche se chi le ha vissute non può più farlo. Storie di giornalisti, cronisti, attivisti che hanno pagato un prezzo altissimo per illuminare ciò che la mafia voleva che rimanesse nascosto. A loro va il mio rispetto, il mio impegno, il mio onore.

Tra questi coraggiosi segnalo in questo video

Alcuni nomi e le loro storie

1)Pippo Fava — Fondatore del giornale I Siciliani. Attraverso le sue inchieste denunciava con coraggio i legami tra mafia, politica e affari. Per questo fu assassinato a Catania, vittima della mafia che temeva la verità che lui portava alla luce.

2)Mauro De Mauro — Cronista del quotidiano L’Ora. Scomparso nel 1970 in circostanze oscure mentre indagava su intrecci pericolosi tra mafia, potere e interessi economici. La sua “lupara bianca” resta un simbolo di quanto la verità possa costare caro.

3)Cosimo Cristina — Giornalista che con la sua penna provava a svelare collusioni e omertà. Ucciso nel 1960 a Termini Imerese: la sua morte, inizialmente archiviata come suicidio, oggi è riconosciuta come omicidio mafioso.

4)Giovanni Spampinato — Giovane cronista di L’Ora, con inchieste scomode sulla mafia e su omicidi impuniti. Fu assassinato nel 1972 per la sua determinazione a dare voce alle verità nascoste….

5)Mario Francese — Giornalista del Giornale di Sicilia, raccontava con coraggio l’ascesa di mafiosi, gli intrecci criminali, la corruzione. Ucciso nel 1979, ha pagato con la vita il suo impegno per il giornalismo d’inchiesta.

6)Mauro Rostagno — Sociologo, giornalista, attivista: con la sua voce denunciava malaffare, corruzione, disservizi, connivenze tra potere e criminalità. Ucciso nel 1988, ha pagato con la vita la sua libertà di parola.

7)Beppe Alfano — Corrispondente de La Sicilia, raccontava con precisione e coraggio i fatti, collegava nomi, retroscena, interessi. Fu assassinato nel 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto per il suo lavoro di inchiesta.

8)Peppino Impastato — Non un cronista tradizionale, ma attivista e voce libera: con la radio, la satira, la denuncia pubblica, seppe smascherare mafia e collusioni. Fu brutalmente ucciso nel 1978 per aver osato parlare.

Queste vite non appartengono al passato. Continuano a parlare — nel silenzio di chi ha paura, nelle testimonianze di chi ricorda, nelle nuove generazioni che cercano giustizia.

Oggi il minimo che possiamo fare è tenere accesa quella luce: raccontare le loro storie, ripetere i loro nomi, difendere la libertà di stampa ogni volta che qualcuno tenta di minarla.

Noi — blogger, attivisti, cittadini — abbiamo un compito semplice ma fondamentale: continuare a dare voce a chi non l’ha più, e a chi non l’ha mai avuta.

Perché il silenzio è il terreno dove la mafia cresce.

La parola libera, invece, è il terreno in cui muore.

Onore a loro.

E responsabilità a noi.

 

Per il video     https://www.facebook.com/share/v/1A4XLdEWN5/

 

 

 

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Last modified on Friday, 12 December 2025 22:06
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