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Roma, 21 dicembre 2025 - Nella specificità del mondo iniziatico, ricchissimo di richiami siembolici, esoterici e speculazioni filosofiche, il Solstizio d’Inverno, riveste da sempre grande significato: non solo sotto il profilo astronomico e quindi scientifico, ma soprattutto per i suoi rilessi diretti – antichissimi, profondi e sedimentati nelle tradizioni popolari – in tutte le culture.
Questo giorno e la ritualità prettamente ‘solare’ che da sempre ne deriva, è per noi un vero e proprio cardine che separa il buio, le tenebre, dalla luce: un punto di svolta, quindi, che sancisce il ritorno a una luce sempre più intensa e che bene illumina il nostro percorso.
Un legame con la luce che per noi è molto profondo, toccando il trascendente e collegandolo alla Luce emanata da Dio (e certamente non di un inesistente ‘dio dei massoni’ quasi che ciò fosse una forma di religione separata e a sé stante).
Una Luce che, anche ricollegandoci all’epoca dei faraoni, riconduce all’iniziato come ‘Figlio della Luce’ (anche se chi scrive percepisce ancor più forte il senso di essere ‘Figlio di Luce’, in quanto reca già in sé il lampo divino della creazione. Recentissimi studi hanno rilevato che nel momento in cui l’ovulo e lo spermatozoo si uniscono si sprigionano intensi lampi di luce). Proprio per tutto quanto precede questo momento solstiziale, rappresenta la speranza, la rinascita e quindi un forte impulso per un profondo rinnovamento. Tutti elementi che sollecitano profonde riflessioni specie circa la nostra relazione con i cicli della vita.
Data per indiscutibile la realtà delle ritualità che hanno da sempre contraddistinto le cadenze dei Solstizi e degli Equinozi, forse non tutti ricordano che - a occidente -, i cerimoniali vennero stabiliti dall’Imperatore Eliogabalo: questi, siriano d’origine, portò fra gli dei di Roma il culto del dio beduino Emesa, Deus Sol Elagabalus. Seguendo le legende originarie, il rito equinoziale andava celebrato nello spazio della prima ora dal manifestarsi del fenomeno astrale, fu allora fissato nel 25 dicembre giorno natalizio di tutti gli dei solari e pagani orientali, mentre lo stesso evento veniva solennizzato dai teologi egiziani proprio al 2 dicembre e successivamente al 25 Pachon ossia al 20 maggio.
La data, proprio per i suoi riflessi archetipali, indusse successivamente il cristianesimo ad assumerla come data di riferimento per celebrare la nascita del Cristo, mentre a oriente divenne prevalente la c.d. ‘festa delle luci’ ovverosia l’Epifania (inclusiva del manifestarsi, della nascita spirituale di Gesù). La festosità per la solennità si consolidò a Roma sotto Papa Giulio I°, sovrapponendola a quella del pagano ma molto sentito Sol Invictus: così, cristianizzando tradizioni popolari ben radicate nella popolazione. La Massoneria nel tempo celebrava il Solstizio d’Inverno il 27 dicembre, festa di San Giovanni Evangelista (nell’antica Persia si celebrava quello stesso giorno la nascita di Mitra, mentre nell’antico Egitto quella di Horus). A Roma il giorno del Solstizio invernale era indicato come “natalis solis invicti”, in una transizione che inglobava tradizioni e sensibilità pregresse e varie ma fino ad allora tali da comportare un ventaglio di date diverse.
Seguendo precedenti speculazioni dapprima del nostro Sovrano Saverio Fera (pastore protestante) fatte proprie da Ernesto Villa, successivamente condivise e concretizzate da altri Sovrani e Gran Maestri della storica ‘Comunione di Piazza del Gesù’ tra i quali Tito Ceccherini e Francesco Bellantonio (ciò, ritenendo che non fosse corretto mettere sullo stesso piano ricorrenze con intrinseche energie diverse) si proseguì stabilire che il Solstizio d’Inverno andava festeggiato lo stesso giorno del suo manifestarsi astronomico, che la ricorrenza del Santo Protettore dell’Ordine San Giovanni Evangelista venisse solennizzata il 27 dicembre, e che il 25 dicembre rappresentasse la gioiosa celebrazione della nascita del Cristo, mentre quella del successivo 6 gennaio si celebrava la manifestazione della divinità di Gesù ai Tre Maghi in visita a Betlemme (è opportuno, per chi lo desideri, approfondire il cammino dei Magi: recante in sé contenuti di estremo rilievo e di sofisticata interpretazione).
Tutto questo è oggi la ricorrenza del Solstizio d’Inverno.
Ma permettetemi di aggiungere a tutte queste indicazioni e sensibilità, che proprio riguardo ai contenuti di speranza, rinascita e quindi rinnovamento riposti simbolicamente in questa data, sentiamo la prepotente esigenza di manifestare la nostra comune percezione di un vivissimo senso di disagio e incompletezza, tale da offuscare ogni positività.
La Massoneria, in generale, ha fallito il proprio compito istituzionale di sapersi contestualizzare ai cambiamenti e ai progressi della società: compito assolto precedentemente in modo eccellente ‘precorrendo’ i tempi così da ‘anticipare’ lo sviluppo di tematiche e predisponendosi al come poter affrontare al meglio le relative possibili problematiche. Un’attività di grande utilità per la società in particolare e soprattutto di sostegno per gli interessi del popolo. Un fallimento dovuto al prevalere della più deteriore ‘profanità’ con tutte le sue storture e aberrazioni, al punto da creare un’aura di oblio sulla missione originaria all’insegna di Ideali, Valori e Antiche Tradizioni.
Fortunatamente, a resistere per merito di pochi, è la connotazione profondamente culturale dell’Arte: tale da rappresentare un presidio validissimo per poggiare nuove fondamenta là dove a prevalere sono le macerie: morali e materiali.
Questo ci porta oggi a soffrire con quelle popolazioni dove la guerra infuria crudelmente, dove la sopraffazione religiosa imperversa in modo bestiale, dove le libertà – specie di libera espressione - vengono ignorate o ancor peggio sopraffatte, dove la bramosia dei profitti legati alla costruzione e commercio di armi e munizioni sempre più mortali fa emergere imponenti livelli di interessi anomali e amorali: tali da far desiderare a taluno la guerra piuttosto che non la pace, la morte piuttosto che non la vita.
Ma soprattutto chiediamo con forza che non si ignorino i lutti, lo scempio dei corpi, l’urlo dei feriti e delle famiglie impotenti, il pianto dei bambini, la fame, la povertà e la distruzione che inevitabilmente ogni guerra comporta.
Chiediamo che i vampiri della guerra cessino di dissetarsi del sangue delle loro vittime.
Chiediamo che venga rispettato l’Uomo, l’Essere Umano, la sua Vita, la sua Dignità.
La vita è sacra e come tale va protetta, anche con la sana alleanza con chi persegua identiche finalità attraverso ogni iniziativa possibile.
Auspichiamo che nell’inarrestabile segno della rinascita, un imponente raggio di Luce scenda presto a illuminare persino gli animi più aridi: noi iniziati porremo a disposizione il nostro intelletto, la nostra cultura, le nostre migliori e più sane Energie perché ciò possa verificarsi.
Così contribuendo insieme agli altri "UOMINI DI BUONA VOLONTA', SANI E DI BUONI COSTUMI" a sostenere l'azione di chi percepisca similari positivi intendimenti.