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Quando il Teatro si fa Civile e narra i Territori.

By Antonella Pagano July 24, 2024 267

 

Con un’autentica pièce e un testo poetico: “Panalfabetare” mi sono recata nel cuore del Sannio, a Morcone. L’Alfabeto di pane che ho ideato molti anni orsono continua a ispirarmi pagine e a suggerirmi territori in cui e di cui narrare. Quest’ultimo Panalfabetare, capitolo di tutta la grande magia che è la Poesia dei Territori fisici e dell’anima che da sempre alacremente coltivo- è dedicato alla storia e alla vitalità che l’Antico Mulino Florio ha avuto nel tempo e che continua ad averne rinnovando ancora oggi il farsi esperienza produttiva del territorio fin dal 1700 quando fu edificato. La direzione artistica e scientifica di RaRo ha pensato e voluto la parola poetica per tratteggiarne la storia passando per una prospettiva creativa e fiabesca insieme, la storia di tutto il contesto, vita, sementi, acqua, meccanica e idraulica. Il Mulino Florio è stato appositamente aperto dall’Associazione Il Presepe nel presepe; associazione  che in dicembre allestisce l’immenso presepe vivente sull’estesa radura prospicente il bosco, poco più in là da dove sorge il delizioso mulino. Dunque è proprio dentro il mulino che s’è espanso il suono dell’armonica a bocca e dei campalli che fanno sintesi di tutto il pastorale, il magico e il sacro che percorre le contrade italiane.

Il rito della molitura ovvero il Rito della Mugnaia, così ho sciorinato poesia, storia, letteratura, fatti sociali insieme ad una spolveratina sapiente di sociologia, giusto quanto e come fanno le mamme in cucina con il sale. E il Rito si è fatto pièce naturale nella sua totale verità, non v’è stata finzione e la scenografia è stata realmente il mulino con l’acqua che riempiva la fota, la grande vasca dentro la quale girava la grande ruota a trasmettere energia alle grandi pietre che molivano i grani antichi. Forse era tempo che ci fosse una mugnaia dopo secoli di mugniai? E’ stata la trovata drammaturgica per un copione riversato in uno scenario oltremodo sorprendente. Morcone, capitale del Territorio sannitico, area interna del beneventano sta ospitando, dal 5 luglio a tutto il 4 agosto, la 1^ Edizione di RaRo, Festival del Lavoro Creativo & Culturale.

L’anima di tutto quanto è la Prof.ssa Rossella Del Prete, Responsabile scientifico e Direttore artistico che sostiene vibratamente che: “La creatività ha ampiamente dimostrato di essere fondamentale per la qualità sociale e lo sviluppo economico dei territori. Design e cultura materiale, moda, architettura; tecnologie e software dell’informazione e della comunicazione (ICT), branding, pubblicità, teatro, cinema radio, televisione ed editoria e poi l’industria del gusto, l’arte contemporanea, il patrimonio culturale, la musica e lo spettacolo dal vivo sono alcune delle declinazioni della creatività e dei lavori ad essa connessi; le imprese creative -ha continuato la Prof.ssa Del Prete - generano circa il 6% delle ricchezza prodotta (oltre 90 miliardi) e valorizzano una filiera produttiva di oltre 250 miliardi di euro. La cultura, per l’Italia tutta, è un formidabile attivatore di economia come riporta anche quest’anno il Rapporto annuale di Fondazione Symbola e UnionCamere ‘Io sono Cultura’, che continua ad attestare il valore crescente del Sistema Produttivo Culturale e Creativo (SPCC) che nel 2021 corrispondeva a 88,6 miliardi di euro corrispondenti al 5,6% del valore aggiunto italiano e un valore accresciuto di + 1,8% nel 2022. Il Settore Culturale e Creativo, dunque, offre lavoro a quasi un milione e mezzo di persone, cioè quasi il 6% dell’occupazione totale. Si tratta di una filiera oggi molto complessa in cui operano soggetti privati, pubblici e del terzo settore (275.318 imprese e 37.668 organizzazioni no-profit)”.

Avendo vissuto molti decenni a Matera è indubbio che nutra un’autentica venerazione per la farina e il pane, indubbio che la  lunga storia dei mugnai -terminata con il declino dei mulini in quel lontano gennaio del 1869 quando una legge iniqua, brutta e cattiva penalizzo’ proprio i piccoli mulini di montagna- che non potesse interessarmi, anzi mi intrigasse fino al punto di scrivere una pièce. Di lì a pensare il personaggio della mugnaia che si fa rivoluzionaria e rivendica la dignità e l’importanza di quei lavori nobili che hanno significato molto nella storia della nostra nazione e dei nostri paesi, il passo è stato non proprio breve ma di certo sentito fino nelle viscere. Sapere, per esempio, che i mugnai riuscirono, almeno nelle grandi città, a fondersi e comporre le corporazioni benchè poi non siano riusciti ad assumere un ruolo importante nella generale organizzazione sociale, è altra sostanza storica e sociale che di diritto è entrata nella pièce.

Alla materializzazione delle metafore, cosa che amo fare da sempre, vi ha provveduto la Chef internazionale Anna Maria Mastrantuono che ha realizzato le lettere dell’Alfabeto di pane ricamando la pasta di pane, intrecciandola e decorandola con rose e farfalle, sempre buone e di pane pure quelle. Pagine di seta e lettere di pane hanno composto una pièce delicata e commovente che ha accarezzato finanche le pietre di cui è fatto l’Antico Mulino Florio nella fitta boscaglia di Morcone, le parole e le lettere di pane, i versi, le filastrocche e le delicate laiche ‘litanie’ hanno incisivamente stigmatizzato la sacralità dei chicchi di grano che -sotto il lavorio delle pietre molitorie e di sorella acqua- han fatto la sacralità di quella polvere bianca che diventa pane per la famiglia e meraviglia di nutrimento, oltre che di nutrizione. La sacra magia del Teatro s’è fusa alla sacra magia della Farina e del Pane dentro un sacro Bosco. Un sacro Mulino tutto in pietra, con la sua forma fiabesca, la ruota con pale orizzontali, che è rarità e peculiarità insieme, e i grani antichi e le belle parole danno ancora oggi un Pane Buono! Non ha forse il pianeta bisogno urgente di buone parole, buone come il pane? Non può il Teatro rigenerarsi narrandosi in luoghi che sono autentici, veri teatri naturali?

 

 

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Last modified on Wednesday, 24 July 2024 11:48
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