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Antonella Pagano |
“Quando il linguaggio poetico sa vestire la magìa del palcoscenico e il palcoscenico sa esaltarne la valenza letteraria e simbolica fino a far sognare il pubblico, è allora che accade quel miracolo che solo il teatro, dalla notte dei tempi, sa fare”, Così riferisce Antonella Pagano, autrice dell’Opera sul Normanno d’Altavilla. Il dono questa volta arriva anche per via degli interessi sociologici della drammaturga e poeta Antonella Pagano che collabora con Kinetès -spin hoff dell’Università del Sannio- per la “Poesia dei Territori fisici e dell’anima che da sempre la Pagano alacremente coltiva” e da cui nascono tutte le sue opere. Con lo sguardo sfaccettato generato dalla sociologia che s’è insinuata nella poesia e dalla poesia che s’è incastonata nella sociologia, la Pagano riesce a cogliere i più vari aspetti e il senso pieno delle azioni umane che traspone sulle sacre tavole, nelle incantate piazzette dei preziosi borghi italiani, sulle vette, solle torri come quella dell’orologio di Orsomarso, nei castelli, negli antichi bagli, nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle magioni, case nobili blasonate e case nobili per l’avvicendarsi di vite e storia. Chi è il Normanno d’Altavilla? Un fagiuolo, niente altro che un fagiuolo. Una storia affascinante quanto incredibile, soprattutto perchè vera. Dopo il sisma dell’ ’80, durante i lavori di restauro della Collegiata dell’Assunta, oggi Santuario Diocesano di Altavilla Irpina, l’archeologa Lucia Portoghesi recuperò e restaurò molti dei brandelli dei costumi e degli oggetti provenienti dai resti mortali di centinaia di defunti sepolti proprio lì. Tutto il materiale recuperato consentì di far nascere il “Museo civico della Gente senza Storia, MUGEsS” sul quale già cinque anni orsono la Pagano aveva scritto una prima sceneggiatura. Una collezione di rilevante valore storico e culturale di abiti, scarpe, bottoni, copricapi e altri accessori di fine Ottocento e inizi del Novecento è il patrimonio del Museo. Poi l’oggi.
E qui il colpo di teatro: nel panciotto di uno di quegli uomini sepolti oltre 200anni orsono, un uomo molto alto, perciò detto normanno, sono stati rinvenuti tre fagioli, forse un modo alternativo all’antichissima tradizione delle tre monete sepolte con il soggetto perché potesse pagare il pedaggio al traghetto per l’aldilà. Ebbene, i tre fagioli finirono ben tutelati dal bibliotecario Raffaele Sarti nel Centro di Documentazione della Media Valle del Sabato della Biblioteca Comunale dove rimase fino al luglio del 2018 quando il Sindaco Mario Vanni decise di farli studiare. Successivamente il Prof Roberto Papa del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Politecnica delle Marche non solo li ha studiati, ma ne ha anche estratto il DNA. Ne seguirà la dettagliata scrittura del disciplinare fino alle sperimentazioni di rito e alla reintroduzione in coltivazione. Il GAL Partenio - grazie al progetto “Strategie di Sviluppo Locale Misura 16 Cooperazione” per il recupero e la valorizzazione del fagiolo tipico “Normanno d’Altavilla”- concretizzerà la nuova cultivar da impiantare nel territorio altavellinese. Un vero e proprio copione di produzione e immissione sul mercato, il palcoscenico della vita, dello storico fiabesco fagiolo. Come non poteva interessare una storia così originale, singolare, una storia che si è andata componendo lungo 200 anni e che si fa significante di tutto un territorio e di azioni umane scientifiche e avventurose da trasporre in trama per la pièce? Un fagiolo non più coltivato, ma riscattatosi con la narrazione di pagine che altrimenti non avremmo mai potuto conoscere, che adesso è coltivato e sul mercato si trova la prima raccolta 2024. “La promozione e valorizzazione del fagiolo normanno d’Altavilla è già di per sé un esempio virtuoso di quanto i patrimoni materiali e immateriali possano diventare volano di sviluppo dei territori” lo è di più quando una drammaturga e poeta lo trasforma in volano teatrale, incantevole ed emozionante racconto.
E la Pagano ha narrato ed ha fatto riflettere finanche a come sfugga pressochè a tutti che i primi ricettari culinari risalgano a donne, pressochè illetterate, che andavano a servizio nelle case nobiliari; popolane che ben sapendo di rischiare d’esser cacciate via, era questa la loro angoscia quotidiana, presero ad appuntarsi modi e tempi di cottura delle pietanze sì da poter apportare modifiche di volta in volta e non rischiare di annoiare i signori; la noia, quella noia, ossia l’assenza di varianti, sarebbe stata la causa della perdita del lavoro. Chi avrebbe mai pensato che proprio quei librettini con grafie approssimative e con ancora un più approssimativo italiano, con disegni sostitutivi di parole che ignoravano, sarebbero stati gli antesignani degli storici e famosi ricettari? Acerbe sceneggiature culinarie! E che la pièce della Pagano avrebbe portato i molti ospiti arrivati ne’ La Casa di Ilde a Morcone a farla -in un sol colpo- elegante Teatro-casa-residenza d’artisti e scrittori, con mura Sette/Ottocentesche, arrampicata nell’erta salita verso la piazza centrale della Morcone-capitale della Terra dell’antico popolo sannita; il popolo che prima di cedere e appartenere alla Provincia romana, seppe per ben due volte sconfiggere il potente esercito romano. Lo stesso esercito che umilio’ con le forche caudine! Come poteva l’indagine di questo universo non rientrare fra gli interessi della Pagano e dei tanti convenuti da tutto il circondario, oltre che da Napoli, Salerno, Benevento, Caserta, ma anche Londra e l’Australia, con i Sindaci della stessa Morcone e di Altavilla Irpina, con il Console del Touring Club Campania, l’Università del Sannio, Kinetès, il Gal Partenio? La curiosità di scoprire quale fosse il comportamento dei grandi della letteratura verso il cibo, quali i grandi nomi che hanno portato in Francia l’invenzione del gelato (fu Messer Ruggieri che in Francia appunto andò con Caterina de’ Medici) sbalordendo l’intera nobiltà parigina…e via di seguito; la considerazione più volte confermata che cibo e storia s’intreccino fra loro ed intrecciano la storia delle varie nazioni e Paesi; che le influenze e le contaminazioni arricchiscono enormemente e che delle celeberrime multietniche tavole imbandite di Federico II di Svevia la Pagano ha narrato nell’altra sua Opera teatrale: ”Eva e la minestra del paradiso”? E che in questo caso, la Prof.ssa Rossella Del Prete dell’Università del Sannio, fondatrice di Kinetès, Arte, Cultura, Ricerca e Impresa, abbia realizzato una vera e propria plaquette per pubblicizzare la serata ma anche per continuare a scrivere la storia del MuGesS, Museo della Gente senza Storia di cui è Direttrice Scientifica; ed abbia fatto nascere il Fagiolo porta fortuna di cui è stato fatto dono a tutti i presenti. “Il tempo non è mai tiranno poiché ciò che prende oggi può riportar fiorito a noi dopo qualche anno, così è arrivato il Fagiuol Normanno” -è il motto estratto dalla pièce della Pagano che accompagna il piccolo scrigno nel quale son custoditi tre piccoli “Fagioli Normanni d’Altavilla che mai si sarebbero pensati così tanto nobilitati”. Per la cronaca va detto che tutti gli ospiti son rimasti senza parole e con l’acquolina in bocca subito soddisfatta, atteso che la pluristellata Chef Annamaria Mastrantuono – “straordinaria interprete contemporanea delle storiche tavole imbandite con i prodotti tipici più prelibati e simbolici”- ha pensato un’intera cena in cui tutte le pietanze hanno avuto a base il Fagiolo, ulteriormente nobilitato dalla Pagano che ha composto la Carta del Menù in latino e che in futuro provvederà a trasporre nell’alfabeto Osco; “anche questa notizia è poco nota: che il popolo sannita si fosse dotato oltre che di un esercito efficientissimo, anche di un alfabeto”.
La storica-teatrale-serata è stata degna dell’Opera che la Pagano, in onore del divin poeta, ha intitolato “Convivium” il cui prologo dice:” …ma è Dante, il divin poeta che c’illuminò riguardo al banchetto di sapienza in cui le vivande son le canzoni… letterarie e il pane son fragranti fette di commenti in prosa. Nobili d’animo siano dunque i convitati, e ben selezionati, siano essi donne che uomini tutti affamati, si, di sapere. Laici tutti che parlino il volgare (fino a quel momento usato solo nella poesia amorosa) or -per la prima volta- Dante l’usò per l’opera dottrinaria, il Convivium per l’appunto. Insomma la Pagano ha posto in essere una Pièce-Banchetto-Sapienziale in cui ha rammentato che il divin poeta chiarì il ruolo dell’intellettuale: ammaestrare, ammaestrare e divulgare conoscenza ed esperienze…inducere li uomini a scienza e vertù…sicchè dal Mollis hummus fabae alla pasta cum antiquis granis, alla faba pulventi e fino alla secunda mensa… il Fagiuol Normanno d’Altavilla s’è fatto gustare anche dalle papille, oltre che dalle orecchie, ed ha insegnato pure che la pazienza premia, saranno occorsi 200 anni, la resilienza di tre fagioli e la passione d’una archeologa, la cooperazione illuminata di tanti attori sociali e il tempo gentiluomo che ha fatto il resto, ha restituito un tesoro che farà crescere economia e turismo mentre il Teatro porgerà la fabula creando la magia …che sol le parole ben composte e una voce ben ammaestrata sapranno porgere al mondo quello di cui ha bisogno, l’incanto di fiabe che si fanno realtà, e la Pagano ha proprio questa qualità. La pièce è stata preceduta dalla Prof.ssa Del Prete che ha architettato l’evento, quindi la dettagliata esposizione delle notizie storiche a cura del giornalista Roberto Vetrone, mentre il Sindaco di Morcone, Luigino Ciarlo e il Sindaco di Altavilla Irpina, Mario Vanni con l’annuncio delle azioni positive di sviluppo dell’entroterra sannitico; l’esponente del Touring Lorenzo Piombo ha enunciato la nuova visione dei Territori alla quale il Touring intende informare tutte le proprie azioni. Sicuramente il Teatro della Pagano fa della “Poesia dei Territori” una formula vincente da tutte le prospettive, anche quella di servizio al territorio.