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GLIFOSATO: La Monsanto citata da 2400 vittime del linfoma non Hodgkin.

By Graciela Vizcay Gomez April 30, 2018 8607

 Leggiamo in un articolo pubblicato nel sito PRI di Mineapolis ( USA.), che Lee Johnson, un abitante di Vallejo (California) di 46 anni, nel 2014 manifestò una grave eruzione della pelle, due anni dopo aver iniziato a usare il Roundup nell’ambito del suo lavoro di manutenzione nel comprensorio scolastico di Benicia. “Lesse le scritte sul contenitore”, ha detto il suo avvocato Timothy Litzenburg , "e seguì tutte le istruzioni di sicurezza prescritte dalla Monsanto".


L’eruzione si trasformò in una forma invasiva di linfoma no Hodgkin, un cancro del sistema linfatico. I medici non dettero a Johnson più di sei mesi di vita; aveva moglie e due figli. La sua è una delle 2.400 cause proposte contro la Monsanto dalle vittime del cancro dinnanzi alle corti di tutto il paese; la causa di Johnson sarà la prima a essere discussa in giudizio.


Tutte le vittime chiedono l’accertamento della responsabilità della Monsanto, sostenendo che è stato il glifosato –sostanza attiva compresa nell’elenco dei componenti del popolare erbicida Rondup - a causare il linfoma no Hodgkin.


"Circa la metà dei casi [per quanto riguarda il nostro studio] si riferiscono a soggetti che hanno usato il Roundup in comprensori scolastici o in parchi mentre gli altri riguardano soggetti che ne hanno fatto un uso domestico", dice Litzenburg. Un altro studio legale, che rappresenta 600 ricorrenti, afferma che i suoi clienti sono per il 60 per cento consumatori domestici di glifosato, per il 10 per cento incaricati della manutenzione di parchi e scuole e per il 30 per cento proprietari di orti e agricoltori.


I ricorrenti chiedono nelle corti di giustizia risarcimenti che potrebbero ammontare a migliaia di milioni di dollari, tali da azzerare i 2,8 mila milioni di dollari che la Monsanto spera di ricavare dal Rondup solo in quest’anno. Con più di 276 milioni di libbre di glifosato utilizzati in fattorie, negozi, scuole, parchi e ambienti domestici in tutto il mondo, la posta in gioco è ingente.


Dall’esito delle cause si vedrà se dai tribunali sarà possibile ottenere quello che le autorità regolatrici degli Stati Uniti non assicurano: controllo o responsabilità riguardo all’uso del glifosato, un agente chimico che i competenti organi internazionali in ambito ONU hanno considerato un probabile agente cancerogeno.


All’inizio di questo mese, a San Francisco, il giudice federale Vince Chhabria ha iniziato un processo volto a stabilire se gli scienziati che conducono queste ricerche stiano utilizzando metodi affidabili per giungere alle loro conclusioni, nonché a verificare la possibilità di chiamarli a testimoniare nei prossimi giudizi federali.


Le 2.000 cause pendenti dinnanzi alle corti degli stati non sono soggette alla decisione pregiudiziale di Chhabria e la prima causa, quella di Johnson, avrà inizio nel mese di giugno.


Per decidere riguardo all’attendibilità degli scienziati e della pratica scientifica, Chhabria ascolterà i 10 avvocati esperti nella materia presentati dai ricorrenti e dalla Monsanto in udienze probatorie. A Daubert la chiamano “Settimana della scienza”; le udienze saranno una sorta di corso intensivo riguardo al modo in cui gli esperti di livello mondiale procedono a una valutazione del rischio di cancro.

A Daubert il giudice ha impiegato un’intera udienza per stabilire se debbano o meno essere presentate alla giuria prove non in corso di validità”, ha dichiarato il Dr. Steven N. Goodman, un osservatore esterno titolare della cattedra di epidemiologia, sanità, ricerca e politica nella Facoltà di Medicina di Stanford. Il Dr.Goodman è stato anche docente in corsi di pratica forense a Daubert.


Le udienze di Daubert consentono a entrambe le parti di presentare evidenze scientifiche e, nella maggior parte dei casi, gli avvocati presentano dati scientifici e ricerche a sostegno delle loro tesi. Gli scienziati che hanno testimoniato in aula sotto giuramento erano esperti in tossicologia, sperimentazioni su animali, biostatistica de epidemiologia, tutte discipline coinvolte nella valutazione del rischio di cancro.


Le udienze hanno visto per la prima volta scienziati della Monsanto a confronto in tribunale con tre dei migliori scienziati che hanno lavorato per l’ IARC (International Agency for Research on Cancer), l’Agenzia ONU che nel 2015 ha individuato il glifosato quale probabile agente cancerogeno. E’ stata anche la prima volta che tre scienziati dell’ONU hanno illustrato nel dettaglio i dati e le analisi a sostegno di tale decisione.


Testimoniando a favore dei ricorrenti, il Dr. Charles William Jameson, un esperto in tossicologia animale dell’Istituto Nazionale del Cancro ormai in pensione, ha spiegato come gli scienziati lavorano in gruppo per considerare la totalità delle evidenze pubblicate in studi revisionati inter pares. In primo luogo gli studi sugli animali. Se gli esperimenti sui roditori mostrano evidenza di carcinogenesi, gli scienziati passano alla sperimentazione sulla popolazione umana per verificare se gli essere umani nella realtà - a livelli di esposizione reali – ne risultano ugualmente soggetti.

Jameson ha dichiarato alla corte che l’IARC ha potuto disporre di quella che lui stesso ha definito una “quantità straordinariamente alta di risultati di studi su animali” riguardanti il glifosato e che tali studi hanno dimostrato costantemente che il glifosato provoca il cancro.

Dopo aver elencato una dozzina di studi che dimostrano la replicazione di differenti tipi di cancro in topi e ratti, Jameson ha concluso: “E’ mia opinione che l’esposizione al glifosato non solo può causare linfomi no Hodgkin [negli umani], ma lo sta effettivamente già facendo con l’esposizione ai livelli attuali”. Oltre agli esperti presentati come testi dai ricorrenti, il Dr. Chadi Nabhan, oncologo e direttore sanitario del Cardinal Health di Chicago, ha sottolineato la tradizionale prudenza dell’IARC nella sua storia di individuazione degli agenti cancerogeni.

In primo luogo, dice Nabhan, l’IARC è restio a procedere a delle verifiche. “Per ottenere l’interesse dell’IARC devi dimostrare che c’è una sufficiente esposizione umana e che disponi di dati sufficienti sugli animali”. Riferisce che nei 53 anni di storia dell’IARC, l’Agenzia ha analizzato 1.003 componenti e ha riscontrato che solo il 20 per cento di questi sono cancerogeni o probabili cancerogeni.

Credo fermamente nelle conclusioni dell’IARC, e questo fa realmente una gran differenza per noi medici”, ha detto Nabhan, aggiungendo che raccomanda ai suoi pazienti di non usare Roundup e glifosato. “Questi sono fattori di rischio modificabili”, ha dichiarato.

La Monsanto ha reagito con forza alla falla aperta dall’IARC, investendo milioni di dollari in una vasta campagna volta a discreditare questi scienziati nonché la stessa IARC, qualificando la sua metodologia come “scienza spazzatura”.

Gli esperti della Monsanto, specializzati in biostatistica, medicina veterinaria e cancro della prostata, hanno contestato la validità dei dati e degli studi presentati dai ricorrenti e hanno presentato le loro controdeduzioni sui dati stessi nonché ricerche di segno opposto.


L’esperto in studi animali Dr. Thomas Rosol, professore di medicina veterinaria presso l’Università dell’Ohio, ha contestato il concetto scientifico largamente accettato di plausibilità biologica, secondo cui una sostanza che si scopre essere cancerogena sui topi dovrebbe esserlo anche sugli esseri umani, citando ad esempio un nuovo farmaco che induce il cancro nei topi ma non negli umani.

La Dott.ssa Lorelei Mucci, professore associato ad Harvard la cui ricerca è centrata sul cancro della prostata, si è basata in larga misura su un documento del 2017 che ha riportato i risultati di uno studio a largo raggio su 90.000 consumatori di pesticidi commerciali, agricoltori e coniugi di contadini dello Iowa e Carolina del Nord, non rilevando alcuna relazione tra l’esposizione al glifosato e il cancro. Gli esperti in epidemiologia dei ricorrenti, in risposta, hanno evidenziato gli errori contenuti in questo studio, riportando per contro numerosi studi che hanno dimostrato una correlazione tra il glifosato e un accresciuto rischio di contrarre un linfoma no Hodgkin.


Questa sorta di tira e molla, in cui ogni parte in causa presenta dati a supporto della propria tesi, è comune nelle udienze di Daubert, osserva il Dr. Goodman dell’Università di Stanford. ”E’ molto difficile per un giudice capire nel contesto avverso quali critiche siano legittime e quali no”, ha detto, “e poi capita spesso che le discordanze o le incertezze minori vengano accentuate per falsare i risultati”.


Aggiunge che, sebbene gli scienziati siano in condizione di “distinguere chiaramente tra le differenze scientifiche ragionevoli e quelle irragionevoli”, i giudici spesso non lo sono. Però, avverte, il compito del giudice in queste udienze non è decidere il caso in sé, bensì assicurare che la giuria ascolti degli esperti che soddisfino determinati standard professionali.


Quello che è successo dopo.


Alla fine della Settimana della Scienza, Chhabria ha condiviso quello che aveva appreso, sia nella sua prima udienza a Daubert che nel corso accelerato per la valutazione del rischio di cancro. Una settimana dopo, Chhabria ha invitato due degli esperti dei ricorrenti a ripresentarsi per un nuovo interrogatorio. Sebbene ritenesse scientificamente provato che il glifosato causa il cancro negli animali, le conclusioni epidemiologiche non gli apparivano altrettanto chiare.

“L’aspetto per me più importante è che l’epidemiologia è una scienza pigra e altamente soggettiva”, ha detto Chhabria, aggiungendo di aver trovato che le prove dello studio sulla salute della popolazione prodotte dagli istanti erano “abbastanza scarse”.


Ha detto Chhabria: “Mi è difficile capire come un epidemiologo possa concludere… che il glifosato sta effettivamente causando un linfoma no Hodgkin negli esseri umani… Però mi chiedo ugualmente se qualcuno potrebbe legittimamente concludere che il glifosato non sta causando un linfoma no Hodgkin negli essere umani”.

Quali che fossero le sue convinzioni di giudice, Chhabria ha dichiarato che esulavano dalla sua competenza nell’udienza di Daubert. “Il mio compito è decidere se le opinioni espresse dagli esperti dei ricorrenti rientrino nell’ambito della ragionevolezza”, ha detto Chhabria. “E i tribunali ci dicono che perfino un’opinione debole può essere ammissibile poiché… questo esperto sarà sottoposto a interrogatorio. E la giuria potrà ascoltare tutte le argomentazioni e decidere chi ha torto e chi ha ragione”.


L’epidemiologia, ha spiegato, “è lo strumento di cui disponiamo per individuare segnali a livello di popolazione. E quando un segnale risulta essere qualcosa come un linfoma no Hodgkin, esiste una ragione di interesse pubblico per cui dobbiamo cercare i fattori scatenanti o cause di questo tipo di epidemiologia”. Ricardo Salvador, scienziato senior e direttore del Programma alimentare e ambientale dell’Unione degli Scienziati Preoccupati (UCS), ha detto che è difficile per un non scienziato valutare la validità degli studi epidemiologici. “Credo che l’epidemiologia soddisfi standard che non può soddisfare in quanto scienza di osservazione”, ha detto un appartenente a Civil Eats. “La precisione delle misurazioni non potrà mai essere quella degli studi controllati e delle analisi di laboratorio”.


Secondo Goodman della Stanford, le udienze di Daubert richiedono che un giudice sia disposto a fare “molta lettura e molto lavoro fuori dell’aula di tribunale”. Dato che gran parte di quello che si dice in tribunale è anche parte delle argomentazioni, “gli avvocati possono sempre fare in modo che le piccole divergenze sembrino grandi, e le grandi sembrino invece piccole”.


Per esempio, alla fine della discussione orale gli avvocati della Monsanto hanno riepilogato il dibattimento contestando che gli esperti dei ricorrenti non avevano utilizzato in alcuno dei calcoli l’aggiustamento in base all’“odds ratio” [rapporto incrociato?]. Gli avvocati dei ricorrenti hanno replicato a loro volta citando i punti precisi in cui i propri esperti avevano utilizzato la metodologia corretta.

Questa tattica difensiva, secondo Goodman, è una delle più usate nelle udienze di Daubert. “Se un giudice non sta ancorato a qualcosa di esterno a quanto ascolta nell’aula di tribunale”, ha detto, “sarà per lui molto difficile accorgersi che cercano di gettargli sabbia negli occhi”. “E in effetti è molto, molto difficile”.


Intanto Michael Baum, difensore di alcuni ricorrenti, ha detto che i documenti della Monsanto – e-mail e note interne recepite dalla Monsanto come parte integrante del processo nel tentativo di discreditare l’IARC e la dottrina dominante - erano già stati usati in altre parti del mondo.


E’ come nel Mago di Oz”, ha dichiarato Baum, “quando cala il sipario e mandiamo tutte queste prove agli organi decisionali della UE, ai legislatori e alle autorità regolatrici, questi cominciano ad accorgersi che sono stati ingannati. E cominciano ad adottare decisioni diverse.”


Nella UE si è votato nel 2017 per limitare il rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato per un periodo di cinque anni e molti paesi europei hanno annunciato piani per ridurre tale periodo a tre anni. Baum ha aggiunto che paesi come la Francia, l’Italia e l’Austria hanno dichiarato di non sperare di vietare l’uso del glifosato entro tre o cinque anni, ma di essere pronti a procedere non appena ci sarà un’alternativa praticabile.


Salvador avverte che le cose funzionano in modo diverso negli Stati Uniti. In Europa vige il principio di precauzione, per cui l’interesse pubblico, il benessere pubblico e la salute sono prioritari. “Negli Stati Uniti, sono prioritari gli interessi dell’industria e il suo diritto a conseguire profitti, punto di vista molto conveniente per coloro che traggono vantaggio economico dalla dispersione di prodotti chimici nell’ambiente”.

La settimana scorsa Chhabria ha programmato due udienze di monitoraggio il 4 e il 6 aprile per un interrogatorio più approfondito di due degli esperti di parte ricorrente riguardo alle conclusioni epidemiologiche. Si spera che a maggio decida riguardo alle prove scientifiche ammissibili e agli esperti escutibili. Intanto, le cause contro la Monsanto nei tribunali degli stati avranno inizio a giugno.



Zero Biocidas

Traduzione di Maria Grazia Cappugi

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Last modified on Sunday, 29 April 2018 21:31
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